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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

L’Fbi e il segreto di Marciano - Chissà se durante le quindici riprese contro Ezzard Charles, Rocky Marciano ha mai pensato davvero di perdere quell’incontro

L’Fbi e il segreto di Marciano - Chissà se durante le quindici riprese contro Ezzard Charles, Rocky Marciano ha mai pensato davvero di perdere quell’incontro. Non si potrà mai sapere perché allora lui non disse di essere stato minacciato, non rivelò mai di aver ricevuto lettere sconnesse scritte con l’inchiostro blu su fogli a righe in cui gli si chiedeva: «Lascia perdere quel match o faremo fuori la tua orrenda grassa famiglia. Noi ti odiamo». Firmato duo disperato. Oggi l’Fbi ha liberato quei documenti, secondo il «Freedom of information act» sono scaduti cioè non più protetti dal segreto di stato e raccontano una storia inedita. Il campione dei pesi massimi, l’unico a ritirarsi imbattuto, un pezzo di storia del pugilato, nel 1954 si è trovato davanti la brutalità di qualche scommettitore, qualche capo racket pronto a far girare soldi facili con puntate sull’improbabile e quindi strapagata sconfitta del migliore: «Non importa come, ma non alzare le braccia su quel ring». Non è certo l’unico a cui sia successo nei tosti Anni Cinquanta, quando la malavita gestiva una fetta di boxe senza neanche nascondersi troppo, ma la notizia non è uscita e lui non solo non ha perso ma ha concesso la rivincita a Charles che invece di rifarsi è finito ko. Resta comunque il solo avversario di Marciano capace di trascinare il bombardiere di Brockton (la città in cui è nato, in Massachusetts) fino alla quindicesima ripresa. Rocky chiudeva le sfide in fretta, 43 rivali mandati a tappeto su 49 incontri, tutti vinti e il solo ad arrivare fino all’ultimo gong è stato Charles. Così il dubbio resta, l’ipotesi che anche senza volerlo, Marciano quella sera si fosse lasciato condizionare dalla violenza. Alla fine ha tirato un pugno alla paura ed è diventato una leggenda. Avrebbe difeso il titolo altre tre volte prima del ritiro, nel 1955, l’anno in cui il suo record divenne immortale. Lui invece se ne andò giovane, nel 1969 quando stava per compiere 46 anni. Si era intestardito a rientrare in tempo per il suo party e ha insistito, ha volato su un aereo privato con un pilota inesperto in una notte di temporale. Era fatto così, amava decidere, non lasciava che il maltempo o le minacce gli facessero cambiare progetti. Sempre dritto, non importa come va a finire. Non ha mai parlato delle lettere, le ha dimenticate, archiviate, così come ha fatto l’Fbi che le tira fuori solo ora. Al pugile arrivarono ben quattro buste in tre mesi e il primo a sporgere denuncia fu il padre, Perrino Marchegiano, anche lui destinatario di insulti razzisti e avvertimenti macabri. Il manager del campione, Al Weil, ricevette addirittura minacce telefoniche e ciò che è più strano è che gli agenti arrestarono un sospetto, ottennero una confessione e non aprirono mai un processo. Il colpevole, o meglio l’ultimo della catena malavitosa, l’addetto alla scrittura, era un ragazzetto: John Joseph Hannigan. Un perdigiorno che allora aveva ventitré anni e che la famiglia nell’interrogatorio definisce «ritardato». Forse per questo il caso fu archiviato, John Joseph non fece il nome del mandante e alcuni incartamenti (per metà anneriti e quindi solo parzialmente leggibili) lasciano intendere che lo stesso Marciano fece cadere le accuse contro il teppistello. Peter Marchegiano, il fratello più giovane di Rocky, crede che sia andata proprio così: «Non si lasciava spaventare, sarà stato lui stesso a chiedere che quel poveraccio venisse liberato e non credo che abbia mai preso sul serio le minacce. Intanto era convinto che ogni personaggio famoso dovesse gestire certi fastidi e poi si sentiva così forte da non dover badare a certi figuri». Il faldone è lungo 200 pagine, le parole dei malavitosi sono sempre le stesse scritte al padre e al figlio e decorate con alcuni teschi per essere più esplicite, l’Fbi cerca di fare un profilo del giro malavitoso, incrocia date e incontri ma non ottiene risposte. Il caso si chiude prima di diventare concreto perché a quegli assurdi diktat non segue nulla. Marciano vince l’incontro del 17 giugno 1954 e quello del 17 settembre, la sconfitta non era un’opzione che lui poteva davvero considerare. Restano le immagini di quelle 15 riprese, spesso riproposte da Espn Classic, facilmente reperibili su Youtube e stranamente nuove perché non si può guardarle oggi senza dubitare. Per la prima volta Marciano vince solo ai punti e nell’armadietto tiene un foglio a righe in una busta bianca; «molla o muori». Forse i 15 round servivano per decidere non per battere Charles.