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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

Duemila pestaggi l’anno Se oltraggiano le divise non c’è scampo al caos - L’episodio di Grosseto –due cara­binieri aggrediti e selvaggiamente picchiati da alcuni giovani parteci­panti a un rave party - è soltanto la spia di un fenomeno più grave e in­quietante

Duemila pestaggi l’anno Se oltraggiano le divise non c’è scampo al caos - L’episodio di Grosseto –due cara­binieri aggrediti e selvaggiamente picchiati da alcuni giovani parteci­panti a un rave party - è soltanto la spia di un fenomeno più grave e in­quietante. Secondo i dati contenuti in un attendibile rapporto, ogni gior­no sono 6 i tutori dell’ordine attacca­ti in strada. Nel 2010 le aggressioni sono state 2.079 nell’anno in corso non si è registrata un’inversione di tendenza. È come se un virus incivile avesse attaccato le basi della nostra società. La malattia si manifesta con un ulte­riore calo del principio di autorità, che fa parte degli elementi irrinun­ciabili di ogni convivenza civile e de­mocratica. Una volta – non è poi passato trop­po tempo- si pensava che bastasse la presenza di un uomo in divisa nel zo­­ne pur difficili di una città, per diffon­dere un’atmosfera di rispetto e di si­curezza. Il tempo passa e le situazioni muta­no, oggi è più probabile che due uo­mini in uniforme isolati suscitino la volontà di ribellione e di violenza che serpeggia in tante frange, minori­tarie e tuttavia refrattarie alla legali­tà, presenti in Italia. C’è una contraddizione palese fra i sondaggi che indicano carabinieri e polizia ai primi posti nel gradimento della popolazione e lo stillicidio del­le aggressioni. Sembra che due Italie si confrontino, quella dei cittadini che avvertono con crescente disagio l’invasività della criminalità diffusa e quella di giovani che rifiutano ogni possibilità di civile convivenza. Chi sono gli aggressori? Per la mag­gior parte ubriachi e drogati che con la violenza tentano di sottrarsi ai con­trolli previsti dalla legge. E poi teppi­sti ed estremisti sfusi, extracomunita­ri clandestini che hanno portato in Italia reattività e propensioni pro­prie di società più violente della no­stra. È evidente che l’intensificarsi dei controlli sulle strade previsti dal nuo­v­o codice hanno moltiplicato le occa­sioni e le motivazioni della violenza contro gli uomini in divisa. Gli aspi­rant­i pirati della strada spesso non in­tendono sottoporsi ad analisi e verifi­che. Ma questo non significa che l’Ita­lia debba rinunciare a una normati­va vigente in tutti i Paesi civili. Né può rassegnarsi a forme di ribellione striscianti che la stragrande maggio­ranza dei cittadini condanna e teme. Dove si arriverà? Le forze dell’ordine compiono ogni giorno il loro dovere e pagano un pesante tributo di sangue, soffe­renza, fatica. Ma per le frange dei ni­chilisti di strada tutto questo non conta anzi è visto come un pericolo. Invece conta per noi e per gli altri ita­liani che sognano un Paese normale, come s’usa dire. Il punto vero è che esiste un proble­ma di sicurezza anche per le forze dell’ordine. Bisogna tutelarle e que­s­to risultato si può ottenere sia modi­ficando le norme tattiche di impiego e adeguandole ai tempi mutati, sia con una reazione più ferma di tutte le istituzioni, compreso l’ordine giu­diziario. Dal modo in cui le aggressioni ven­gono sansionate si ha l’impressione che per parte della magistratura que­s­ti episodi costituiscano quasi dei re­ati minori meritevoli di pene lievi e scarcerazioni frequenti e ai tutori del­l’ordine resta l’amaro in bocca, co­me quando pochi giorni dopo l’arre­sto rivedono in circolazione gli stessi uomini che avevano acciuffato. La legalità va difesa tutti i giorni fa­cendo attenzione a quei fenomeni che sono espressione di un disagio allarmante. L’autorità dello Stato, esercitata nei limiti delle leggi va ripristinata e difesa. Sono stati colpiti due carabinieri, ma le bastonate riguardano tutti noi.