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 2011  aprile 27 Mercoledì calendario

I forcaioli s’impiccano da soli. Per denaro - Quando venne lanciato il Fatto nel settembre del 2009 il fronte di coloro che puntava­no sulla politicizzazione della giustizia per comandare in Ita­lia trovò un’avanguardia

I forcaioli s’impiccano da soli. Per denaro - Quando venne lanciato il Fatto nel settembre del 2009 il fronte di coloro che puntava­no sulla politicizzazione della giustizia per comandare in Ita­lia trovò un’avanguardia. Cer­t­amente la corazzata della ma­gistratura politicizzata resta­va la Repubblica e il partito del­le toghe militanti ha le sue co­lonne in gran parte della «stampa indipendente». Ma con il quotidiano di Marco Tra­vaglio nasceva l’organo dei picchiatori mediatici, quelli che incalzano i tribunali non allineati, che tengono sotto ti­ro la Cassazione, che intimidi­scono il Csm già retto da una personalità di secondo piano come Michele Vietti. È in quel­la fase che i settori più estremi­stici delle procure, gli Antonio Ingroia, le Ilde Boccassini si sottraggono ai richiami di pub­blici ministeri anche «militan­ti » ma preoccupati dagli ecces­si. Probabilmente la svolta estremistica di certi pm come dimostra la figuraccia sul caso Massimo Ciancimino, non riu­scirà proprio per la sua stessa esasperazione in quell’obietti­vo ( rovesciare il corso della po­litica nazionale, come aveva detto Ingroia) che si era prefis­sata. Ma ancor prima degli esiti di una sconfitta politica, si inizia­no a intravedere i segni di una disgregazione anche del fron­te dei media forcaioli. Lo scon­tro tra Luca Telese, Stefano Di­segni, Marco Travaglio nel quotidiano diretto da Antonio Padellaro si aggiunge ai litigi con Michele Santoro, alle pro­teste di Beppe Grillo, alle tira­te di Luigi de Magistris. Men­tre dalla corazzata della Re­pubblica si intravedono i pri­mi siluri contro l’incrociatore il Fatto che le rubava lettori. Il problema di fondo è che dietro ai successi editoriali e di audience dei forcaioli al di là dell’insorgenza di alcuni set­tori della magistratura, non vi sono settori fondamentali del­la società: non tra le imprese, non tra i lavoratori, non tra i ceti medi produttivi e neppu­re tra i giovani. Non vi sono le basi per una vera svolta della politica ma si intercetta solo il malessere di parti della società, innanzitut­to nel pubblico impiego, che temono per la propria condi­zione ma non hanno alcuna vi­sione generale da proporre. Le terribili guerre e le tragiche soluzioni totalitarie del Nove­cento, di destra o di sinistra che fossero, interloquivano con classi sociali,con parti del­­l’ establishment , prospettava­no soluzioni talvolta crudeli (e per noi oggi assolutamente inaccettabili) che apparivano credibili. I nostri forcaioli in to­ga o meno, invece, riescono a convogliare talvolta del malu­more, hanno successo spesso a paralizzare i processi di deci­sione democratici, ma non hanno alcuna prospettiva. E così, alla fine, quel che mo­tiva i protagonisti dei media sono soltanto i «soldi» che si riescono a fare vendendo cen­tinaia di m­igliaia di libri che di­cono le stesse cose, producen­do teletrasmissioni di pura rabbia, vendendo giornaletti grondanti di teppismo. Ma se la motivazione diventa solo il soldo, senza alcuna prospetti­va, è inevitabile che scatti la molla della più spietata con­correnza: il giustizialista più sanguinario non è più un com­pagno di str­ada ma un concor­rente che ti ruba copie, audien­ce . Il pagliaccio travestito da boia non vede in chi le spara grosse come lui, un utile ami­co di una dura lotta bensì quel­lo che ti sottrae pubblicità per il blog, per la trasmissione. C’era chi assistendo al lan­cio di una nuova testata iper­forcaiola nel settembre del 2009, si era preoccupato che fossero nati i nuovi fasci di combattimento destinati a di­struggere lo Stato democrati­co. Invece parrebbe che sia sorto solo una sorta di Circo Togni grandguignolesco per spartirsi un po’ di diritti di au­tore.