
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Ci si chiede, dopo l’ennesimo caso, se esista un posto della pubblica o parapubblica amministrazione esente dalla pratica delle mazzette, se esistano da qualche parte dipendenti pubblici perbene che facciano il loro lavoro e basta, che s’accontentino di quello che hanno, sapendo che hanno comunque molto e che le linee del comportamento virtuoso sono semplici e uniche, e ognuno, dentro di sé, sa come seguirle...
• Dobbiamo questo pistolotto a...?
Dopo il caso Mantovani, di appena pochi giorni fa, c’è un caso Anas. Tutto un sistema - se quanto dice la magistratura è vero - per cui ad ogni appalto corrispondevano bustarelle e raccomandazioni per ditte da coinvolgere col sistema dei subappalti o addirittura delle cessioni di attività (probitissime), con il condimento di scambi di assunzioni tra questo e quell’apparato... Basta, si tratta dell’inchiesta cosiddetta “Dama nera” che vede al centro della trama criminale una donna, calabrese, di nome Antonella Accoglianò, 54 anni. Ci sono video che la mostrano intenta a redarguire uomini suoi che non sono capaci di farsi pagare in tempo. A casa della madre, avvertita a suo tempo con una telefonata in cui la figlia corrotta annunciava il suo «arrivo con le medicine» (e la madre, poveretta, rispondeva: «Ma quali medicine?, io sto benissimo»), sono stati trovati 70 mila euro. La Accoglianò chiamava le mazzette “medicine”, oppure “ciliegie”, oppure “topolini”. Vedendo l’insieme, le carte in mano all’accusa - soprattutto video e intercettazioni - sembrerebbero schiaccianti. Ma sappiano che fino all’ultimo grado di giudizio...
• Diamo un quadro generale dello scandalo, per favore.
L’altro personaggio grosso coinvolto, che possiamo considerare la spalla della Accoglianò, è l’esponente del Pd Luigi Meduri, che fu sottosegretario alle Infrastrutture con Prodi (ministro Di Pietro, che aveva evidentemente perso l’occhio clinico) e poi governatore della Calabria. Stando alle intercettazioni, costui indusse la Accoglianò ad assumere in Anas due ingegneri a cui teneva e in cambio promise pieno appoggio alle elezioni per il fratello della signora il quale però non fu eletto e venne quindi sistemato in una società partecipata della Regione. Se le telefonate non mentono, il Meduri intervenne anche su due imprenditori catanesi che, avendo avuto in sorte i loro bravi appalti, tardavano a pagare la mazzetta d’ordinanza.
• Stanno tutti in galera?
La Accroianò sta in carcere con il capo del servizio incarichi tecnici Oreste De Grossi, il dirigente Sergio Serafino Lagrotteria e i funzionari Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Meduri, con l’avvocato catanzarese Eugenio Battaglia e gli imprenditori Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni, è rinchiuso ai domiciliari. Sono state eseguite cento perquisizioni e sequestrati 200 mila euro. La Commissione nazionale di garanzia del Pd, in base a quanto prevede lo statuto, ha sospeso Meduri dall’albo degli iscritti e degli elettori, e dagli organismi di cui fa parte, con provvedimento immediatamente esecutivo. Renzi ha detto: «Pieno rispetto per gli indagati ma da parte nostra c’è la volontà di fare pulito: chi, in un’azienda pubblica, viene trovato a rubare non solo deve pagare ma deve essere cacciato senza ogni forma di perdono». Il presidente dell’Anas, Gianni Vittorio Armani (del tutto estraneo alla vicenda) ha detto che i dirigenti coinvolti saranno licenziati e che l’Anas si costituirà parte offesa. Sono importanti le parole del procuratore Pignatone.
• Che cosa ha detto?
Ecco la sua descrizione della Accoglianò: «La principale indagata, chiamata la “dama nera”, va in ufficio per lavorare ma il suo lavoro è gestire il flusso continuo della corruzione: c’è la borsa sempre aperta, arriva qualcuno e ci mette una busta. Tratta pure male i collaboratori, che non sono ritenuti all’altezza nell’avere a che fare con gli imprenditori per riscuotere le mazzette». Poi ha aggiunto le considerazioni che ci hanno indotto a quello che lei chiama il “pistolotto”: «La sensazione deprimente che proviene della lettura di queste carte è la quodidianità della corruzione vista come cosa normale». Sa però qual è la sensazione ancora più deprimente?
• Quale?
Che il malcostume riguardi non solo i dirigenti, ma proprio tutti. Legga qui a fianco dei furbi impiegati comunali sanremesi che timbravano in modo che risultasse la loro presenza in ufficio e che poi se ne andavano per i fatti loro. Quasi duecento persone, e se lei glielo va a chiedere le risponderanno di sicuro, purtroppo, che «era normale».
Qui l’articolo di Fiorenza Ssrzanini con il dettaglio delle intercettazioni
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