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 2015  ottobre 23 Venerdì calendario

Roma, in neanche 3 anni sequestrati dalla Gdf beni per 1,25 miliardi. I colletti bianchi “battono” le mafie per 986 a 266,6 (milioni sequestrati)

Appartamenti e immobili a Miami beach e Rio De Janeiro: non si può certo dire che i romani (nativi o di adozione) si trattino male quando si tratta di investire o evadere dal tran tran di una città avvelenata dalle scorie della criminalità economica. Solo che (anche) quelle proprietà sono oggi nella custodia dello Stato, visto che fanno parte del corposo pacchetto di sequestri (o confische) che il Nucleo di Polizia tributaria del Gruppo di investigazione sulla criminalità organizzata della Gdf di Roma, agli ordini del colonnello Gerardo Mastrodomenico, ha effettuato in neppure 3 anni.
In vista dell’avvicinamento a grandi passi – tra accuse, difese e colpi di coda – del processo sull’indagine Mondo di mezzo della Procura e mentre l’indagine “Dama Nera” testimonia ancora una volta la pervasività della criminalità borghese, la Guardia di finanza ha fatto il consuntivo dal 2013 ad agosto 2015 dei beni sequestrati (o confiscati) proprio ai cosiddetti “colletti bianchi” e al crimine organizzato, che operano “nella” e “dalla” Capitale. Il dato è, sotto certo aspetti, inaspettato: a professionisti, politici, amministratori e imprenditori che hanno accumulato ingenti patrimoni grazie a delitti contro l’economia e la pubblica amministrazione sono stati sottratti, complessivamente 986 milioni (21,2 nel 2013; 656,8 nel 2014 e 307,9 nell’anno in corso), mentre alle mafie sono stati tolti 266,6 milioni (176,9 nel 2013 e 89, 7 nel 2014). Come si diceva un tempo, la cifra totale «vale un Perù»: oltre 1,2 miliardi. Un tesoro che, oltretutto, non tiene conto dell’apporto, significativo, della Dia e dei Ros. Nell’ambito dell’indagine sulla Mafia Capitale il totale dei beni sequestrati dagli uni o dagli altri ammonta infatti, complessivamente, a oltre 360 milioni.
Mai come ora la Procura di Roma richiede il sequestro e la confisca, che la sezione Misure di prevenzione del Tribunale asseconda. Se si scorre l’elenco dei beni sottratti a chi – imprenditori, professionisti, amministratori e politici – a Roma aveva la cabina di regia del proprio impero economico entrato poi nel radar della Giustizia, si trovano non solo appartamenti al sole di Rio o di Miami ma centinaia di conti correnti, rapporti postali e assicurativi, azioni, partecipazioni societarie, patrimoni aziendali, società, cooperative, consorzi, fabbricati, terreni, auto e moto, in mezza Italia e all’estero. In esecuzione dei provvedimenti del Tribunali, sono stati infatti sottoposti a sequestro beni nelle province di Roma, Venezia, Belluno, Milano, Genova, Ancona, Fano, Pesaro, L’Aquila, Bologna, Alessandria, Varese, Perugia, Siena, Grosseto, Livorno, Pisa, Latina, Brindisi, Crotone e Messina e persino in Svizzera nel Regno Unito.
Le ipotesi di reati economici o i delitti alla base di sequestri e confische tanto per i colletti bianchi quanto per la criminalità organizzata coprono un ampio spettro: fallimenti, traffico di rifiuti, frode in pubbliche forniture, truffa, abuso d’ufficio, falso ideologico, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, riciclaggio, impiego di denaro, beni e utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, evasione fiscale, ricettazione, violazione dei diritti d’autore e traffico di stupefacenti, solo per citarne alcuni.
Alle mafie – scavalcate in questa classifica del crimine economico dai colletti bianchi, delle quali sono spesso l’altra faccia della medaglia come le indagini da decenni testimoniano – non si può certo dire che la Gdf abbia riservato un trattamento di favore. Negli oltre 266 milioni sequestrati a Casalesi, camorra, soggetti di etnia rom ed ex della Banda della Magliana, ci sono soprattutto alberghi, ristoranti, aziende, cooperative, agenzie di scommesse e società immobiliari.