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 2015  ottobre 23 Venerdì calendario

PERISCOPIO

In Italia i muri delle scuole cadono per mancanza di manutenzione. In America perché quando sei giovane la mira è quella che è. Gianni Macheda.

Assolto De Magistris. Guai Not. Spinoza. Il Fatto.

Tutti dicono che alle prossime elezioni di Roma vinceranno i grillini. Lasciateli vincere, infine. Soprattutto a Roma. Se va bene, bene. Se va male, ancora meglio. Non se ne parlerà più. La politica sarà costretta alla responsabilità che le compete e perciò la sinistra saprà trovare il modo di passare dalle braccia amiche di Verdini alle braccia non amiche di Grillo. Pietrangelo Buttafuoco. Il Foglio.

Incontro a Milano, ai giardini, Pietro Nenni che mi abbraccia. Sano come un pesce, giovanile, esuberante e perfino, mi sembra, meno cieco del solito. «Presidente», gli dico, «viviamo nel rimpianto di Lei, anche noi, non socialisti». «No, soltanto voi, non socialisti». Ma lo dice senza acredine. Indro Montanelli, I conti con me stesso. Diari 1957-1978. Rizzoli.

Man mano che il denaro diventa sempre più centrale, se ne perde il controllo. I nostri risparmi sono usati a nostra insaputa dalle banche e spesso sprecati nei giochi di un capitalismo da casino per comprare derivati o azioni spazzatura. I soldi sono scollegati dal nostro lavoro, dall’economia reale e anche dal nostro ruolo di cittadini. Curzio Maltese. ilvenerdì.

Provate a fare il conto di quanto costano alle famiglie, alle nuove generazioni, all’economia del Paese le centinaia di migliaia di furti dell’intero programma annuale di matematica, di italiano, di inglese, di storia, di filosofia, o di storia dell’arte, che si perpetrano nelle aule delle nostre scuole. Poi chiedetevi: di questo furto chi soffre di più, i figli delle famiglie colte e ricche, o quelli delle famiglie che non hanno i soldi per le ripetizioni private e magari non si accorgono nemmeno di essere derubate? Infine chiedetevi: si pone meglio al servizio di queste ultime, il governo che si propone di introdurre nella scuola una combinazione di valutazione oggettiva e soggettiva dei risultati dell’insegnamento, responsabilizzando i presidi per i risultati, o i sindacati che vi si oppongono in nome - dicono - della «libertà di insegnamento»? Blog di Pietro Ichino.

Una volta il Maestro Enzo Vitale domandò a un femminella, Friarello, che cosa avesse fatto con un ragazzo da lui irretito e costui: «Avimm’ fatt’ ’tre atti, ’a scena comica, ’o film Luce e Topolino!», ciò vuol dire che nei cinematografi anteguerra si trasmetteva il film (i tre atti), la scena comica (la scenetta), il documentario e il cartone animato. Ossia: abbiamo fatto tutto il fattibile! Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio, 2014.

Un giorno i miei genitori mi mandarono a portare il vino natalizio persino al gerarchetto di educazione fisica. Aprì la porta una pensionata con le vene varicose, avvolta in un soffritto di cipolla. Dietro di lei, si intravedeva una figura esile. Al muro, un ritratto di Mussolini e un lumino. Sulle pareti, una marina con vela, un tramonto, la bambola sul divano, centrini sul buffet, un orologio a cucù. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi, 1995.

Il momento peggiore era il fine cena, dovevamo sorbirci una filippica politica di mio nonno, in due atti. Il primo dedicato alle nefandezze del Duce (chiamato sempre Monssù Ceruti) e del Re (sciaboletta), il secondo a Stalin. Per compiacere la nonna, molto religiosa, diceva che Gesù era l’unico paragonabile a Stalin, ma si capiva che, da grande ruffiano quale era, mentiva. Riccardo Ruggeri. Il Foglio.

Amicizie vere, a Roma, non ce n’erano. Beh, qualche amico l’ho avuto, ma Tognazzi non c’è più, Gassman e Salce pare siano defunti e De Andrè invece è morto sicuramente. Paolo Villaggio (Malcom Pagani). il Fatto.

I Federici discendevano nientemeno che da Matilde di Canossa! La prima volta che la zia mi fece questa rivelazione corsi a riferirla a papà e lui, senza fare una grinza, confermò: «Sì, è vero, dagli stallieri di Matilde di Canossa». Marco Santagata, Papà non era comunista. Guanda, 1996.

Una delle delusioni di chi viene a Vienna per la prima volta e s’è figurato la città attraversata dal suo fiume come Roma dal Tevere e Parigi della Senna, è il Danubio. Non che sia magro d’acque. È già grosso qui, dove si chiama Donau, e ancor più si ingrosserà quando si chiamerà Dunev e poi Duna, il nome con cui si immerge nel Mar nero. Delude l’aspetto perché i Danubi, a Vienna, sono tre. Quello che attraversa la città si chiama Kanal, ed è un braccio di fiume che, nel secolo scorso, fu stretto tra rive di pietre, come dappertutto; non è blu, ma giallo, e scorre con giravolte urbanistiche, fino a congiungersi con Grande Danubio, appena fuori dalla città. Pietro Buscaroli, Paesaggio con rovine. Camunia, 1989.

Le vacanze sono diventate così dure, così crudeli, che le avanguardie già ripiegano, già tornano indietro e si rifugiano nei sopraffini ozi spirituali dell’antica villeggiatura di campagna, o scelgono addirittura le grandi città deserte per meditare in solitudine, come monaci in un chiostro. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.

Le quattro del mattino, e ci sono sempre io, dentro il letto dell’Ikea, dentro l’appartamento, dentro Insaponata, dentro il Veneto, dentro l’Itaglia, fuori di me. Francesco Maino, Cartongesso. Einaudi.

La parte di Guareschi (43 chili) che ritornò in Italia dalla prigionia in Germania, subì traumi ed oltraggi. Tutti gli irriducibili della resistenza bianca furono oltraggiati. Era ormai settembre inoltrato del 1945 quando Guareschi e tutti gli altri di Radio B90, ultimi fra gli ultimi ad uscire dai reticolati, furono gettati su carri bestiame e fatti scendere verso l’Italia. Due anni prima erano stati i nazisti a stiparli in carri identici, ma i nazisti non li stavano liberando, ma deportando. E deportavano uomini che erano ancora nel pieno delle loro forze, non giunti all’apice del loro stremo. Beppe Gualazzini, Guareschi. Editoriale Nuova, 1981.

Mia sorella lavora in una fabbrica vicino a Carpi, producono packaging per derrate alimentari, cioè vaschette e cartoni, se ho capito bene. Walter Siti, Exit strategy. Rizzoli, 2014.

Due dei fratelli Testagrossa vennero arrestati nel 1999. Motivo? Avevano la testa grossa. Però fecero ricorso e vennero mollati. Maurizio Milani, scrittore satirico. Il Foglio.

I fanatici di dogmi, come gli avvoltoi, vivono di carogne. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 23/10/2015