ItaliaOggi, 23 ottobre 2015
Il cancro dopo Fukushima. Sono 110 i casi di tumore alla tiroide rilevati su 298mila bambini e adolescenti residenti nella zona
Un recente studio giapponese, pubblicato in Epidemiology, e condotto da un gruppo di ricercatori dell’università di Okayama, mette in discussione le dosi di radioattività ricevute dalla popolazione dopo la catastrofe alla centrale nucleare di Fukushima avvenuta l’11 marzo 2011. Una questione sconcertante, che mette in discussione la veridicità dei dati sul tema in questione che sono stati forniti dall’organizzazione mondiale della sanità (Oms)
I risultati dell’indagine dei ricercatori giapponesi sui 110 casi di cancro alla tiroide rilevati su 298 mila bambini e adolescenti residenti nella prefettura di Fukushima tra il 2011 e il 2014 dividono gli esperti. Molte critiche si concentrano sul piano metodologico. Secondo gli oppositori bisognerebbe guardare la comparsa di nuovi tipi di cancro nel periodo 2015-2016 e 2017-2018 e non limitarsi a quanto rilevato nel periodo fra il 2011 e il 2014 sul solo cancro alla tiroide nei bambini e negli adolescenti fino a 18 anni. Anche perchè, statisticamente, non esistono risultati relativi a analisi realizzate in quell’area nel periodo precedente l’incidente al reattore nucleare di Fukushima.
Da parte loro, i ricercatori assicurano che 40 su 54 operati all’ospedale universitario di Fukushima presentavano metastasi, segno, è la tesi, che non si trattava di tumori allo stadio precoce. E comunque non è un tentativo di allontanare le responsabilità dopo la catastrofe, dal momento che i ricercatori ammettono che il cancro alla tiroide è proliferato, moltiplicando per 30 il numero dei malati. Per sette, secondo gli esperti dell’Irsn, l’istituto giapponese di radioprotezione e di sicurezza nucleare.
Una questione importante perché il governo giapponese ha cominciato a riconoscere le conseguenze sanitarie dell’incidente alla centrale di Fukushima-Daiichi. E ha ammesso che la leucemia di un di un operaio è legata alle radiazioni ionizzanti ricevute mentre lavorava nel sito della centrale fra ottobre 2012 e dicembre 2013. Di solito questo tipo di cancro, secondo l’Irsn, si manifesta da due a dieci anni dopo l’esposizione. E altri tre casi sono stati esaminati, e altri lo saranno, dal ministero giapponese della salute.