varie, 23 ottobre 2015
DUELLI
«Lo aspetto con ansia, sarebbe bello che vi fosse un vero duello fra me e Hamilton, perché negli ultimi due anni lui ha avuto un mezzo superiore. Non sono così sicuro, però, che Lewis sarebbe davvero felice» (Sebastian Vettel).
FAIR PLAY «Abbiamo visto qual è il vero volto di Marc, che a Phillip Island non ha giocato con noi, ma con me. È importante che lui sappia che io lo so. Sono abbastanza preoccupato, perché già giocarsela con Lorenzo è un conto, ma se c’è anche Marquez, che non ha usato il fair play che un professionista dovrebbe avere, diventa ancor più difficile» (Valentino Rossi).
IDOLI «Ho sempre detto che lui è il mio dolo, che ho imparato molto da lui: questa volta, però, non lo capisco. Evidentemente, anche lui, anche se si chiama Valentino Rossi, sente la pressione di giocarsi un titolo all’ultima gara: ma lo sta facendo con un altro pilota, io non c’entro nulla» (Marc Marquez).
STRESS «Credevo avrei ricominciato ad allenare fin da inizio campionato. Mi spiace non avere una panchina, ma per carattere non sono uno che guarda troppo indietro. Lo stress non mi fa paura, voglia di rimettermi in gioco ne ho tanta, ma c’è bisogno di un progetto, ho bisogno di lavorare come si deve. Non voglio più soffrire come l’anno scorso» (Roberto Donadoni).
MUSCOLI «Ho fatto una stagione e mezza, quasi due, con il dolore al tendine rotuleo del ginocchio destro. Poi ho mollato i farmaci, ho ricominciato ad allenarmi fisicamente come quando avevo vent’anni, con carichi via via sempre più importanti. E devo dire che allenarsi e veder crescere i muscoli a 35 anni è stata una bella motivazione, mentalmente voli» (Max Blardone, pronto per una nuova Coppa del mondo di sci.)
FRATELLI «Fabio pretende tantissimo da se stesso, ma pure dagli altri. Un giorno eravamo a casa e lui mi ha telefonato dalla… stanza a fianco per chiedermi di abbassare le persiane perché era già a letto…» (Matteo, il fratello minore di Fabio Aru).
FIGLI «C’è stata la possibilità che rimanessi in Italia, però sono stato lontano dai miei figli due anni, anche nella stagione precedente a New York, e ho sentito il bisogno di tornare a Los Angeles per stare con loro. L’Italia è stata una grande esperienza. Si gioca una buona pallacanestro, intelligente. Si muove molto la palla, tutti sanno fare canestro, è diverso dall’America ma è un buon basket» (Metta World Peace).