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 2015  ottobre 23 Venerdì calendario

Il pugile Stefano Costantini s’è arruolato con l’Isis.

Partono per il Paradiso Nero le famiglie della jihad. Si mettono in auto la notte, i bagagli di un pezzo di vita (italiana) appena disfatta, e raggiungono le terre promesse dell’autoproclamato Stato islamico. Lo «Stato perfetto», per dirla con l’iperbole su Skype di “Fatima”, alias Maria Giulia Sergio. Genitori e figli. Un genitore coi figli. Coppie di sposi e fidanzati. Coppie miste. Sono i primi passi di una nuova migrazione silenziosa attirata dal marketing dei capi del Califfato: radicalismo islamico e welfare dei servizi alla persona. Un’offerta rivolta ora non più soltanto al singolo, ma allargata – è il salto di qualità – ai nuclei familiari. Nuclei composti prevalentemente da immigrati di seconda generazione (soprattutto nordafricani e balcanici), cresciuti in Italia ma pronti a partire, mogli e figli al seguito, verso Siria e Iraq. Negli ultimi mesi all’esca della più recente strategia di reclutamento utilizzata dai colonnelli di Al Baghdadi – un alto funzionario di Polizia la chiama così, «promozione modello discount da Stato sociale virtuale» – hanno già abboccato una decina di famiglie, residenti, o comunque con base, in Italia. Il meccanismo di riproduzione di questi casi è finito sotto la lente degli investigatori dell’Antiterrorismo e della nostra Intelligence. Ecco alcune storie oggetto di indagini. K.M ha 30 anni, marocchino, disoccupato. Sua moglie, B.A., è italiana: due anni in più. Hanno tre figli piccoli, 6, 4 e 2 anni. Il più grande va a scuola, la seconda all’asilo. Fino a metà marzo la famiglia vive in un bilocale a piano terra in una frazione di Lecco. Lui sbarca il lunario. Raccontano che l’anno scorso ogni tanto lo si vedeva alla preghiera del venerdì nel “capannone di Chiuso” (dal nome della frazione): un centro di preghiera sulla strada Lecco- Bergamo. Il Centro culturale Assalam, l’associazione culturale islamica radicata da anni a Lecco, 500 soci, l’ha acquistato da un privato. Si ritrova qui adesso la maggior parte dei quasi 2mila musulmani della provincia. Tra i fedeli – ma questa è la faccia buona dell’Islam, quella che rifiuta ogni forma di fanatismo – ci sono anche italiani convertiti. B.A. è una di loro. Di più: sposa un uomo che decide di unirsi all’Is portando con sé moglie e prole. Gli 007 dell’Antiterrorismo K.M. lo tenevano d’occhio da un po’. A metà marzo il tran tran lecchese si interrompe. La famiglia mista parte in auto. Rotta terrestre: Balcani, Turchia. Destinazione finale, Siria. Un lungo “viaggio della speranza”, capolinea i territori controllati dall’Is. Dove vive oggi la famiglia di K.M.? Forse Raqqa, forse Al Bokamal, nella provincia di Deyr az Zor. Mondi segreti a 3390 km da Lecco. «Il Corano invita al rispetto delle culture, non alla violenza». Parola di Hatem Sobh, imam del centro Assalam. L’ultima grande occasione in cui islamici e cattolici hanno pregato insieme nel “capannone di Chiuso” è stata la cerimonia di addio alle tre bambine uccise dalla madre, Edlira Dobrushi, lo scorso 9 marzo nello stesso paese della moschea. Pochi giorni dopo K.M. e famiglia partono per diventare cittadini dell’Is. Dal Lario alla Svizzera passando per l’Abruzzo. Dai pugni ai kalashnikov. L’ultimo post sul profilo fb di Stefano Costantini, pugile professionista da 544 like – è del 18 settembre 2013. C’è la foto di un diploma della Federazione svizzera di boxe. Quattro mesi prima un utente gli ha scritto “Bravo Stefano! Però usa più colpi dritti”. Risposta: “Ok, farò!”. È stato di parola, Stefano: sceso dal ring, si è inabissato. Dalla bandiera italoelvetica a quella nera del Califfato. Con moglie e figlio. Riavvolgiamo il nastro: il nome di Costantini, 19 anni, nato a San Gallo da immigrati abruzzesi, passaporto italiano, compare all’inizio dell’anno nella lista dei foreign fighter italiani (oggi sono 87) presentata dal ministro Alfano. Ma adesso si sa di più. Da atleta single, sotto il segno dell’Is, Costantini mette su famiglia. Dall’Italia si trasferisce in Siria. A convincerlo a fare il «grande passo» – stando agli investigatori – sarebbe stata la moglie, 25enne tedesca di origine turca. La donna, dopo avere partorito, avrebbe insistito con il boxeur facendo pesare lo stesso folle ragionamento propagandato via Skype a genitori e sorella da Maria Giulia Sergio, terrorista in Siria insieme al marito Aldo Kobuzi. «Nello Stato islamico non schiavizziamo le donne, le onoriamo». Settembre 2014. Costantini si imbarca con l’auto al porto di Ancona: poi Grecia, poi Turchia – dove a attenderlo c’è la moglie. E infine Siria. «Usa il tuo sorriso per cambiare il mondo, non lasciare che sia il mondo a cambiare il tuo sorriso». Così scriveva il pugile su Fb il 23 giugno 2013. La guerra santa formato famiglia doveva ancora cominciare. Gli analisti la chiamano “rivincita sull’Occidente”. Che cos’è? «Nella mente di queste famiglie – ragiona una fonte del Viminale – l’Is non è un’entità statuale astratta, ma il luogo ideale dove trovare riparo dalle “contraddizioni” vissute per potersi mantenere in Italia. La proposta dell’Is, con il suo welfare smerciato, diventa un richiamo irresistibile». Si ritorna a Lecco. Valbona ha 30 anni, albanese, casalinga. Nel 2013 si converte alla jihad e rompe con il marito. A dicembre 2014 parte per la Siria portando con sé il figlio di 7 anni (ha anche due femmine, 11 e 12 anni). Afrim, anche lui albanese, fa denuncia ai carabinieri: dice di avere inseguito moglie e figlio per cercare di fermarli. Ma un posto di blocco dell’Is glielo avrebbe impedito. Dov’è oggi Valbona? «In Siria la aspettavano», sono convinti gli investigatori. «Voleva combattere. Forse ci è riuscita, magari si è risposata con un terrorista…». Una nuova vita nel Paradiso Nero.