il venerdì, 23 ottobre 2015
Se le banche americane non vogliono gestire i soldi che vengono dalla marijuana. Su 7.600 istituti di credito soltanto 220 lo fanno. Eppure si tratta di fiumi di denari
Le banche americane non ne vogliono sapere di gestire i soldi generati dalla vendita della marijuana. Secondo il Tesoro, su 7.600 istituti di credito soltanto 220 lo fanno. È chiaro che il sistema bancario americano teme ripercussioni legali connesse a questo tipo di attività. Sebbene 23 Stati abbiano legalizzato l’uso della marijuana dietro prescrizione medica e cinque, Alaska, Colorado, Oregon, Washington e Washington D.C., ammettano che venga venduta per uso ricreativo, a livello federale la vendita e il consumo non solo sono vietati ma sono considerati un reato.
È una contraddizione giudiziaria che sta creando grossi problemi monetari in America, specialmente se si prende in considerazione il volume di profitti che l’industria della marijuana legalizzata genera: circa tre miliardi di dollari l’anno. Che fare con tutto questo contante? Dove custodirlo e come?
Secondo CannaNative, un’associazione creata per risolvere proprio questi problemi, nel breve periodo i casinò ubicati nelle riserve indiane possono supplire all’assenza di banche. Nel lungo periodo, c’è bisogno di un sistema bancario alternativo a quello attuale, per esempio nelle riserve. Attualmente non ci sono banche «indiane», ma non esiste una legge che ne vieti la costituzione.
Ad alimentare le nuove banche potrebbero essere proprio i profitti della marijuana e quelli del gioco d’azzardo, che per ora finiscono nel sistema bancario statunitense. Chissà, forse sotto la minaccia di perdere il fiume di denaro generato dal gioco d’azzardo, le banche americane potrebbero decidersi a mostrare maggiore interesse nei confronti dell’industria della marijuana.