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 2015  ottobre 23 Venerdì calendario

La culona inchiavabile ha stretto la mano a Berlusconi. Storia di un’espressione che non risulta agli atti

MADRID. «Angela, credimi, io quella frase non l’ho mai pronunciata. E infatti non è mai comparsa in tutte le intercettazioni pubblicate. È stata messa in giro per logorare il nostro rapporto». Silvio Berlusconi per la prima volta siede al fianco della Cancelliera Merkel, le tiene un braccio, seduto in un salottino riservato al quarto piano del Palacio Municipal de Congresos, a margine del pranzo dei leader e dei capi di governo popolari. Lei fa solo un gesto e taglia corto: «Acqua passata, roba vecchia» (Carmelo Lopapa).
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Nel linguaggio segreto dei corpi la foto della stretta di mano fra Merkel e Berlusconi dice che lei, in evidente torsione del busto, ha una certa fretta di evitare i flash e comunque concede all’ex Cavaliere il minimo sindacale della cordialità. Ma il sorriso sembra vero. Mentre lui trasmette calore perfino di spalle – e si capisce il perché. Ora, non è per ridurre, o peggio degradare, gli incontri internazionali a uno stucchevole sequel con ricadute da trivio; né pare sufficiente questa specie di riconciliazione per imbastire o forse confermare teorie sulla centralità della carne o peggio di pezzi di carne nei rapporti bilaterali fra i leader in questo scorcio di secolo. E tuttavia, senza farla troppo lunga, la novità di quella stretta di mano sta precisamente nel fatto che cinque anni orsono l’allora presidente del consiglio dell’Italia avrebbe – o non avrebbe – definito la cancelliera tedesca: «Culona inchiavabile». L’incertezza raddoppiata dai verbi al condizionale si spiega a sua volta con la circostanza che tale inqualificabile espressione non risulta in effetti essere stata mai pronunciata da Berlusconi. O almeno, non è rimasta agli atti. Cominciò in verità a circolare come voce intercettata nel mese di settembre del 2011, nel pieno del disastro del berlusconismo e anche di quello economico e morale – eh, sì – dell’Italia. Parecchi spunti di quel genere la rendevano plausibile, o comunque tale da poter fermentare in quel pentolone di miti e credenze che si definisce come immaginario. Ma certo in ottobre il Financial Times scrisse che proprio per quella frase l’Italia aveva sfiorata una crisi diplomatica e che il governo tedesco stava per richiamare l’ambasciatore per consultazioni. Di qui a concludere che si trattava della «fantasia dei giornalisti», come ieri ha detto Silvione, sembra però eccessivo. Se non altro perché, non molto tempo dopo, il fantasioso quotidiano berlusconiano, insomma il Giornale, ritenne di celebrare in prima pagina la sconfitta della nazionale di calcio della Germania da parte degli azzurri con il titolone: «Ciao ciao culona». Ulteriori volgarità introdusse su Facebook l’onorevole D’Alessandro, oggi para-renziano (poi pietosamente si giustificò spiegando che si riferiva a sua sorella, che non sarà stata contenta). Sta di fatto che Merkel, in ogni caso, se la legò al dito. Offesa, forse anche delusa. All’inizio, per la verità, quell’italiano esuberante non gli dispiaceva. Era strano, certo. A sorpresa nel 2008, a Tokio, gli aveva regalato un salame con fiocco tricolore, lei non aveva da ricambiare il dono e lo baciò. A Trieste, stesso anno, nascostosi dietro una colonna gli aveva fatto lo scherzetto del cucù: «Ooooh, Silvio!» aveva reagito lei, divertita. In Russia uscì pure un cartoon. Meno divertita, Merkel, per la precisione prima incredula e poi decisamente seccata quando in Germania lui l’aveva fatta aspettare all’aperto mentre passeggiava a una cinquantina di metri, preso in un’interminabile telefonata (si disse con Erdogan, ma vai a sapere). Vale la pena di ripetere che le relazioni internazionali trascendono le paturnie dei protagonisti. E tuttavia dopo il presunto oltraggio, in quei due tre mesi che precedettero la caduta del berlusconismo la cancelliera non si fece mancare niente contro il governo italiano. Chiuse dunque i rapporti con Palazzo Chigi, niente più telefonate né foto; disse peste e corna a Obama; per qualsiasi dossier – e dio solo lo sa se ce n’erano! – prese a rivolgersi direttamente a Napolitano. In questo clima di gelida e intransigente avversione, sulle reti televisive di tutto il mondo andò in scena a Bruxelles l’euro siparietto- sorrisetto di Merkel e Sarkozy, che pure lui detestava Berlusconi. Si è poi saputo che poco prima, nella riunione, il premier italiano si era assopito, donde la beffarda reazione franco-tedesca. Ma poi tutto, come pare, si dimentica- o forse così deve apparire.