
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Bollettino di ieri dall’Afghanistan. Kandahar. Due funzionati saltati per aria mentre si stavano recando al seggio. La loro auto è passata su una mina. Kabul. Assalto di cinque talebani, stavolta in funzione di rapinatori, alla Pashtani Bank. Si sono chiusi dentro e hanno fatto sapere di indossare cinture cariche d’esplosivo. La polizia è intervenuta lo stesso: sei morti, tre talebani e tre agenti. Kabul. Una bomba nascosta in un carretto è esplosa al mercato che sta sulla strada tra la Grande Moschea e lo stadio. Due morti. Ghazni. Elicotteri Nato impegnati nell’inseguimento di talebani hanno sparato per errore su un posto di blocco della polizia afghana e hanno ucciso 4 agenti. O forse sei, dato che ci sono 2 dispersi. I feriti sono tre. L’Isaf ha aperto un’inchiesta. Kabul. Il presidente Karzai ha chiesto il silenzio stampa sugli attentati e gli scontri provocati dai talebani. Spera che, tacendo i giornali, la popolazione abbia meno paura di andare a votare. Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahed ha fatto sapere che in città ci sono decine di shahid (martiri) pronti a farsi esplodere.
• Oggi si vota, no? Dovrebbe finire la carneficina, no?
Non è assolutamente detto. probabile che il risultato sia, per qualche ragione, contestabile. Il perdente, o i perdenti, potrebbero chiedere la ripetizione del voto. Il vincitore potrebbe rifiutarla. Karzai, presidente in carica fino alla proclamazione ufficiale dell’eletto, potrebbe decidere di far ripetere le elezioni, ma fra due anni. Se non ci saranno contestazioni sul risultato, ma nessuno avrà raggiunto il 50% +1 dei voti, si farà il ballottaggio a fine ottobre. I talebani ne approfitteranno per mettere a ferro e fuoco il Paese.
• Come funziona questo voto?
Bisogna eleggere il presidente della Repubblica e i rappresentanti di 34 consigli provinciali. Per la carica di presidente corrono in 30, fra cui due donne. Per essere eletti, bisogna ottenere il 50% dei voti più uno. Altrimenti i due candidati col maggior numero di voti andranno al ballottaggio. Il favorito è il presidente uscente, Karzai, di etnia pashtun. Il suo avversario più accreditato è l’ex ministro degli esteri Abdullah Abdullah, che è considerato un tagiko anche se di madre pashtun (era tagiko il padre). Si farà notare, e forse giocherà un ruolo in caso di ballottaggio, l’ex ministro delle Finanze Ashraf Ghani, un afghano-americano: stava per prendere la cittadinanza Usa e ha rinunciato per correre da presidente. Agli americani piacerebbe averlo a capo del Paese, ma non gode di tutto questo consenso. Un quarto candidato di qualche risonanza è Bashardost.
• Perché il risultato dovrebbe essere contestabile?
E’ voce di popolo che il voto sarà notevolmente truccato. La Bbc ha raccontato in un servizio che sono in vendita tessere elettorali a dieci dollari l’una. Significa che lo stesso elettore, con più tessere elettorali, può votare più volte. Karzai avrebbe fatto incetta di questi documenti. Esisterebbero anche pacchi di voti pronti, già assegnati a questo o a quello. Poi c’è la questione del voto femminile: il 40% degli iscritti alle liste elettorali è donna. Ma al dunque le donne che vanno effettivamente a votare sono pochissime. Accade questo: che i capifamiglia, i quali non permetterebbero mai alle loro mogli, figlie o sorelle di recarsi a un seggio elettorale in cui quasi sempre gli scrutatori sono solo uomini, si presenteranno con un pacchetto di schede e pretenderanno di votare a nome delle loro donne. Gli scrutatori glielo concederanno. Un altro elemento di contestazione potrebbe nascere dalla bassa affluenza.
• Come si può contestare un voto non riconoscendo l’astensionismo?
Perché l’azione dei talebani potrebbe tener lontani dalle urne molti elettori del Sud, quelli di etnia pashtun che si esprimerebbero preferibilmente per Karzai. Se non ottenesse la vittoria al primo turno e i pashtun votassero poco, Karzai potrebbe contestare il voto e pretendere nuove elezioni.
• Quale percentuale di votanti si deve avere per considerare i talebani battuti?
Almeno il 40%, anche se cinque anni fa andarono a votare 7 afghani su 10. Lo scrittore Ahmed Rashid, un intellettuale pakistano appassionato studioso di questioni afghane, teme un’affluenza inferiore al 30%. In questo caso ci troveremmo di fronte a un disastro politico. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/8/2009]
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