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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

Il petrolio, maledetto oro nero senza valore. Sole-24 Ore, giovedì 20 agosto 2009 Il petrolio è una maledizione

Il petrolio, maledetto oro nero senza valore. Sole-24 Ore, giovedì 20 agosto 2009 Il petrolio è una maledizione. Anche il gas naturale, il rame e i diamanti non fanno bene alla salute di un Paese. Ed ecco dunque una tesi tanto forte quanto paradossale: le nazioni povere ma ricche di risorse naturali di solito sono sottosviluppate non a dispetto delle loro ricchezze minerali e di idrocarburi, ma a causa di esse. In un modo o nell’altro, il petrolio - o l’oro, o lo zinco - rende poveri. un dato di fatto difficile da credere, ed eccezioni come la Norvegia e gli Stati Uniti spesso vengono citate come esempi del fatto che petrolio e prosperità diffusa non sono in contraddizione fra loro. La rarità di queste eccezioni, però, non soltanto conferma la regola, ma dimostra quali sono i requisiti necessari per evitare le conseguenze impoverenti della ricchezza fondata sulle risorse naturali: democrazia, trasparenza e istituzioni efficaci e attente ai cittadini. Sono precondizioni importanti per aspetti più tecnici della ricetta, come la necessità di mantenere la stabilità macroeconomica, di gestire in modo accorto le finanze pubbliche, di investire parte della manna all’estero, di accantonare fondi per i tempi di magra, di diversificare l’economia e di fare in modo che la valuta locale non raggiunga un prezzo troppo alto. Sembra tutto logico, e, con il Brasile, il Ghana e altri Paesi che si apprestano a fare il loro ingresso fra i grandi protagonisti della scena petrolifera, avremo la rara occasione di verificare sul campo queste raccomandazioni. Sfortunatamente, per la maggior parte dei paesi sottosviluppati, le precauzioni suggerite sono utopistiche quanto lo scopo più generale che dovrebbero contribuire a raggiungere. I Paesi che già possono contare su questi punti di forza istituzionali non devono temere la maledizione delle risorse. Per tutti gli altri, come una malattia autoimmune, la maledizione rende impossibile costruire difese contro di essa. La concentrazione del potere, la corruzione e la capacità dei Governi di ignorare i bisogni delle loro popolazioni rendono difficile resistere. Juan Pablo Pérez Alfonzo, ministro del petrolio del Venezuela nei primi anni 60 e co-fondatore dell’Opec, diceva che non di «oro nero» era corretto parlare, ma di «sterco del diavolo». Da allora, l’intuizione di Pérez Alonzo è stata rigorosamente testata - e confermata - da economisti e politologi, che hanno documentato, ad esempio, che dal 1975 a oggi le economie dei Paesi sottosviluppati ricchi di risorse naturali sono cresciute più lentamente di quelle di quei Paesi che non potevano contare sulle esportazioni di minerali e materie prime (...). Un tratto comune delle economie basate sulle risorse naturali è che tendono ad avere tassi di cambio tali da stimolare le importazioni e inibire le esportazioni di quasi qualunque cosa tranne la loro merce principale. Non è che i loro leader non si rendano conto dell’esigenza di diversificare: anzi, tutti i paesi produttori di petrolio hanno investito massicciamente in altri settori. Malauguratamente, pochi di questi investimenti sono andati a buon fine perché il tasso di cambio penalizza la crescita dell’agricoltura, dell’industria manifatturiera, del turismo e di altri settori. Poi c’è il problema della forte volatilità delle merci esportate. Negli ultimi 24 mesi, per esempio, il petrolio è schizzato da meno di 80 a 147 dollari al barile, poi è precipitato fino a 30 ed è tornato a salire fino a 60 a metà di quest’anno. Questi cicli di espansione e depressione producono effetti devastanti. I periodi di espansione portano con sé sovrainvestimenti, sfrenata propensione al rischio e debito eccessivo. I periodi di crollo portano crisi bancarie e drastici tagli al bilancio che vanno a colpire i poveri che dipendono dai programmi pubblici. Inoltre, la crescita alimentata dal petrolio non crea occupazione in proporzioni corrispondenti all’ingente quota dell’attività economica rappresentata dal petrolio. In molti di questi paesi il petrolio e il gas naturale rappresentano più dell’80% delle entrate dello Stato, ma normalmente meno del 10% della forza lavoro lavora nel settore, e questo accresce la disuguaglianza economica. La cosa forse ancora più importante è che il petrolio coltiva la cattiva politica. I governi di questi Paesi, non avendo la necessità di tassare la popolazione per rimpinguare le casse dello Stato, già stracolme per i proventi del petrolio, possono permettersi di non rispondere del loro operato ai contribuenti, che a loro volta hanno legami esili e spesso parassitari con lo Stato. Potendo distribuire risorse finanziarie colossali praticamente a loro piacimento, tali governi inevitabilmente diventano corrotti. Una volta al potere, i governi "petroliferi" sono difficili da far sloggiare, perché fanno largo uso delle risorse pubbliche per comprare o reprimere gli avversari politici. Statisticamente, un paese ricco di petrolio con un governo autoritario ha molte meno probabilità di diventare democratico rispetto a un paese povero di risorse naturali. I governi dei paesi del terzo mondo ricchi di petrolio spendono fra le due e le dieci volte di più per la difesa dei Paesi poveri o a medio reddito, e sono più inclini a scendere in guerra (...). Ciò spiega perché i fondi sovrani, i fondi di stabilizzazione del prezzo del petrolio e altre soluzioni tentate dai Paesi ricchi di risorse naturali per evitare gli effetti della volatilità, delle spese allegre, dell’indebitamento, dei tassi di cambio troppo alti per le esportazioni e di altri effetti perversi raramente funzionano. Vengono saccheggiati prima dell’arrivo delle vacche magre o vengono sperperati in investimenti poco efficaci. Dunque ogni speranza è perduta per i Paesi poveri ricchi di risorse naturali? Non del tutto. Cile e Botswana si segnalano come esempi di successo in continenti dove la maledizione delle risorse naturali ha fatto sfracelli. Scoprire come siano riusciti a sfuggire alla maledizione delle risorse naturali potrebbe salvare milioni di persone dallo sterco del demonio. Ma nessuno l’ha ancora scoperto. Moisès Naim