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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

UN VOTO PER SFIDARE I TALEBANI


Altolà di stampa e Usa alla richiesta del governo di censurare gli attentati - INCOGNITA AFFLUENZA - Si teme che le intimidazioni tengano lontani dalle urne molti elettori. Appello del presidente: «Votate contro i nemici della pace»

KABUL. Dal nostro inviato
Silenzio, oggi si vota. Gli afghani sono chiamati a scegliere il nuovo presidente della repubblica e i consiglieri delle 34 province. Ma dei 17 milioni di elettori quanti voteranno?
Il governo del presidente uscente Hamid Karzai confida che siano in molti, o almeno abbastanza per conferire al voto la legittimità necessaria per accreditarsi agli occhi della comunità internazionale. Le minacce e i ripetuti attacchi dei talebani, decisi a intimidire la popolazione, potrebbero tuttavia sortire gli effetti desiderati.
Chi andrà votare ,comunque, lo farà in fretta e con discrezione. Anche i giornalisti, qui in Afghanistan piuttosto aggressivi, dovranno impiegare la massima cautela. Travolto dalle polemiche e dagli appelli a ripensarci, il governo di Kabul ha rinnovato il suo divieto: oggi la stampa non potrà diffondere notizie su eventuali attentati per non intimidire la popolazione. Un bando fatto seguire da un’esplicita minaccia: i media locali che non rispetteranno il black-out dell’informazione sugli attentati saranno chiusi e i giornalisti arrestati, i reporter stranieri indisciplinati saranno invece espulsi.
«Non era questa la prova di democrazia in Afghanistan? La libertà di stampa non è forse uno dei pilastri dello stato di diritto? Sono decisamente contrario al divieto, eppure devo mantenere l’anonimato altrimenti rischio di non poter svolgere il mio lavoro», ci ha spiegato un giornalista di un’emittente televisiva privata. Dopo l’appello del segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, anche l’amministrazione del presidente americano Barack Obama, che ha sempre riposto grandi speranze nel successo dell’elezione, ha preso alla fine una posizione netta: «Abbiamo espresso la nostra preoccupazione e il nostro dispiacere circa questa linea politica e crediamo che i giornalisti debbano avere la libertà e la possibilità di fornire una copertura totale delle elezioni», ha riferito il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs.
Il governo non ha voluto fare marcia dietro. Si è accorto che i talebani riescono a infiltrarsi agevolmente nelle maglie dello straordinario sistema di sicurezza. avvenuto sabato, quando un kamikaze ha colpito un quartiere del contingente della Nato (Isaf), si è ripetuto martedì, quando sempre un attentatore suicida ha lanciato la sua auto carica di esplosivo contro un convoglio dell’Isaf. Ed è accaduto anche ieri mattina: tre estremisti e tre poliziotti sono morti nello scontro a fuoco seguito a un assalto a una banca nel centro di Kabul, la Pashtani Bank. «Ladri e rapinatori»: per evitare un’altra giornata di panico, in principio il ministero dell’Interno aveva così definito il gruppo che si era asserragliato nella sede della banca. Più tardi la polizia ha ammesso che si trattava di talebani. Difficile negarlo, i media locali avevano diffuso la rivendicazione dei talebani. E soprattutto le nuovi minacce diffuse con un messaggio da uno dei loro portavoce: una ventina di combattenti e kamikaze si trovano a Kabul in attesa dell’ordine di attaccare.
Già nelle prime ore del pomeriggio la capitale dell’Afghanistan, una caotica metropoli di quasi cinque milioni di abitanti, sembrava una città fantasma. I check point sono cresciuti di numero. Occorre farsi perquisire ogni trecento metri. Se negli scorsi giorni i militari erano più distesi, ieri alcuni controllavano attentamente i documenti mentre gli altri tenevano il mitra ad altezza d’uomo.
Le elezioni devono svolgersi regolarmente, a tutti i costi. In vista di questo obiettivo i militari stranieri, 100mila in tutto il paese, e gli 80mila soldati dell’esercito afghano, hanno deciso di sospendere per oggi l’offensiva contro i talebani per concentrarsi sulla protezione dei 7mila seggi e sui pattugliamenti nelle strade, che gli estremisti hanno minacciato di bloccare.
Ancora poco chiara invece la vicenda di una bomba nascosta in un carretto in un mercato di Kabul, sulla strada tra la grande moschea e lo stadio della capitale, che avrebbe ucciso due civili. Confermata invece la morte di due scrutatori diretti a un seggio nel sud dell’Afghanistan, investiti da un ordigno esploso al passaggio della loro vettura nella provincia di Kandahar, roccaforte degli insorti.
«Io spero - ha detto Karzai, parlando nel corso di una breve cerimonia in occasione del giorno dell’indipendenza dell’Afghanistan - che domani i nostri cittadini, a milioni, vadano a votare per la stabilità del paese, per la pace e per il progresso del paese. I nemici faranno del loro meglio (per far fallire il voto, ndr), ma non ci riusciranno».
Come se non bastasse, si intensificano le voci di possibili, e consistenti brogli elettorali. Gli osservatori, internazionali e locali, sono molti: 250mila quelli inviati dalla commissione indipendente per le elezioni in Afghanistan (Iec) e 120 quelli dell’Unione europea. Ma il loro compito si presenta pericoloso e complesso. Uno dei fattori che desta più preoccupazione è la registrazione del voto delle donne. Nei registri elettorali il numero delle elettrici è di gran lunga superiore a quello degli uomini. Le donne non hanno potuto però registrarsi in prima persona. Ad accreditarle ai seggi sono stati i maschi della loro famiglia.