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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

DDR, PUNK, GUERRA FREDDA BERLINO RACCONTA IL MURO


Nella capitale tra mostre e luoghi-simbolo

BERLINO – Successe vent’an­ni fa. Iniziò con la fuga – ricorda­ta ieri – di 661 tedeschi orientali attraverso i confini aperti per po­che ore di Austria e Ungheria, poi’ tre mesi dopo – il Muro venne giù.
Berlino festeggerà in autunno, ma già ora si può, tra installazioni e mu­sei, seguire la traccia di quella spetta­colare, inimmaginabile Caduta. Gui­da minima per chi a Berlino ci va (e ci andrà) o chi quell’incredibile ”89 voles­se percorrerlo, senza spostarsi, soltan­to leggendo.
Oberbaumbrücke e la East Side Gallery – Partite da qui. E’ il più bello dei ponti di Berlino. L’Occiden­te un tempo finiva sul ponte sbarrato e dalle torrette i Vopos («poliziotti del popo­lo ») avevano l’ordine di sparare su chi provava a fuggire. Attraversate il ponte, siete qui per i graffiti. Scorrete il film della riunificazione scritto con gli spray sui re­sti del Muro. Il bacio tra Breznev e Honec­ker lo conoscono tutti: ma se cercate, tro­verete di meglio.
Checkpoint Charlie – Vi diranno che è una trappola per turisti. Che l’asses­sore alla Cultura, Thomas Flierl, voleva sbaraccare tutto. Checkpoint Charlie era l’unico punto di passaggio tra Est e Ovest, il confine dove – come dice Eraldo Affi­nati nel bellissimo Berlin – la «città di­ventava muta, sorda e cieca», perché a Est non c’erano cartelloni pubblicitari. an­che un luogo di Graham Greene. Oggi i fi­gli delle vecchie sentinelle vendono le ma­gliette ricordo («State lasciando il settore americano»), ma va bene così. Perché qui il kitsch diventa nostalgico. E Berlino ha molto a che fare con la nostalgia.
Vecchia Ddr – Perché il punk affondò la Ddr. «La società in transizio­ne » (bergangsgesellschaft, Akademie der Künste, fino al 13 ottobre) è uno show sugli anni ”80 della Ddr alternativa, arrabbiata e con le borchie. Alla mostra Ostzeit («Tempo dell’Est», Haus der Kultu­ren der Welt, fino al 13 settembre), ritro­verete invece la Ddr grigia che, come in una canzone di Nina Hagen, non aveva la pellicola a colori.
La Stanza del Silenzio – L’avete vista e rivista, la Porta di Brandeburgo, riempirsi la notte dell’11 novembre ”89 di berlinesi impazziti. Voi lasciate passare i turisti, e entrate nella «Stillraum», la stan­za del silenzio. L’hanno creata nel 1994. L’ingresso è proprio sotto l’arco. Possono entrare tutti a condizione che stiano zitti. La stanza è piccola, pervasa da una lama di luce. Chi prega, chi tace. Ma in nessun altro posto sentirete così forte il peso del­la Storia a Berlino.
Est contro Ovest – Sarà la grande mostra d’autunno «Kunst und Kalter Krieg» (L’arte e la guerra fredda, Deut­sches Historisches Museum, dal 3 otto­bre). Artisti tedeschi dell’Est e dell’Ovest a confronto, Beuys, Kiefer, Richter, Neo Rauch. E’ passata, acclamata, da Los Ange­les a Norimberga. E il verdetto – senten­ziò il New York Times – è sorprendente: accanto gli apologeti della dittatura, l’arte dell’Est ha poco da invidiare all’Ovest.
Il museo della Stasi – Lo conoscete, questo palazzo, dalle Vite degli altri . La stessa facciata marroncina sulla Normannenstrasse con tante finestre che spiano; dentro scrivanie vuote. E micro­spie: erano nelle scatole di sigarette, nelle prese elettriche, dappertutto. Il regno di Erick Mielke, la centrale d’ascolto d’un Pa­ese ricattato con la paranoia. Vi metterà angoscia.
Potsdam – Uscite da Berlino, se avete mezza giornata, e andate al castello Babelsberg, a Potsdam. Qui, sul Glienic­ker Brücke, venivano scambiati i prigio­nieri della guerra fredda. «Mauerblicke ­Die Mauer in Potsdam» (fino al 31 otto­bre), raccoglie le foto di Peter Rohn. Quel­le sono le facce dei berlinesi dell’Est che, dopo 38 anni – come i prigionieri e le spie – passarono «dall’altra parte».