Angelo Aquaro, La Repubblica 20/8/2009, 20 agosto 2009
NIENTE LAVORO ESTIVO PER I GIOVANI USA L’HANNO PRESO I LORO PADRI DISOCCUPATI
NEW YORK - Carmen Kiefer, 45 anni, la racconta con la rassegnazione di chi, ora, non può che provare a sorriderci sopra. Però allora ha pianto. «Non potevo scegliere momento peggiore per inseguire il sogno della mia vita». Aprire un ristorante a Portage, nel suo Wisconsin, un anno fa. «Proprio il giorno che apriamo accendo la tv e lì da Ophra Winfrey c´è questo guru della finanza, Suzu Orman, che dice che con questa recessione farebbero bene a non andare al ristorante almeno per un mese». Tutto da rifare. Quest´estate, se cercate Carmen chiedete di lei al desk del Wagon Trail, megaresort sul Lago Michigan, chiedete di lei oppure del marito Dan che l´ha seguita fin lì, è con lui si scambia i turni per tutta l´estate, in autunno finirà, questo è un lavoro stagionale come tanti. Ascoltate la sua storia, ascoltatela dire (l´ha fatto col Chicago Tribune) che tutto sommato «noi siamo stati fortunati, e ora stiamo cercando di trasformare un fatto negativo in un´opportunità».
Giustissimo e americanissimo. Peccato che per un´opportunità data a Carmen ci siano centinaia di migliaia di occasioni negate. Il "summer job", il lavoro stagionale, finora rappresentava il primo incontro con il mondo del lavoro di centinaia di migliaia di giovani che approfittavano delle vacanze. Non solo. Studenti e immigrati provenienti da Russia, Germania, Ucraina, hanno trovato negli ultimi anni nel summer job una porticina d´ingresso nel sogno americano. La recessione ha stravolto tutto anche qui. Come per l´obbligo morale del buy american, del comprare americano per sostenere l´industria, così il Dipartimento di Stato s´è mosso per invitare imprenditori e aziende di riconoscere le dure condizioni dei lavoratori americani: prima loro. Wagon Trail, il resort che ha accolto Carmen, prima impiegava il 40% di lavoratori stranieri: oggi sono solo il 15%. La domanda degli americani per lavori di breve durata è triplicata, perfino quella per quei lavori che gli americani non vogliono fare perché umili, pesanti e sottopagati.
Il rischio è che a rimetterci siano i più giovani. «L´impossibilità di inseguire un summer job condiziona anche la loro abilità di trovarlo in futuro» dice Andrew Sum, dell´università di Boston. «Gli adolescenti che lavorano durante l´estate quando accedono al mondo del lavoro vero guadagnano una media del 16% in più degli altri: hanno già esperienza». Per l´esperienza c´è sempre tempo, è il lavoro che manca. Tant´è che perfino Newsweek si chiede: «E´ la fine del lavoro estivo?».