Tommaso Farina, Libero 20/8/2009, 20 agosto 2009
DROGATI DI MIELE
Il dolce perfetto
Un bel cucchiaino di miele addolcisce la crisi. Si può scherzare finché si vuole, ma un fondo di verità c’è: se tutti i prodotti italiani nell’ultimo periodo avessero visto un’impennata di consumi come quella del miele, si potrebbe dubitare persino della cattiva congiuntura internazionale: se prima nel nostro Paese mangiavamo 400 grammi di nettare delle api a testa, nel 2009 ne abbiamo divorati addirittura 600. Un consumo maggiorato del 150%.
I motivi? Essenzialmente uno: il miele è buono e fa stare in pace. Qualcuno ritiene che le cause di questo boom mielistico siano anche altre. Hubert Ciacci, apicoltore di Montalcino (Siena), ritiene che ci ci sia anche un interesse ambientale nei confronti delle api, che negli ultimi anni hanno avuto vita difficile a causa dell’inquinamento: «Tutti gli apicoltori a contatto con i consumatori asseriscono che alla curiosità e all’interesse per la sopravvivenza delle api si accompagna un acquisto di solidarietà per la loro vita».
Però difficilmente i consumatori si strafogherebbero di miele per sole ragioni ”apianitarie”, se il prodotto non fosse estremamente gradevole. Oltretutto, l’Italia rispetto ad altri Paesi può vantare ambienti e fioriture assai più numerose: abbiamo i pascoli alpini e le infiorescenze della macchia mediterranea, per non dire dei castagni e delle acacie (soprattutto robinie) delle zone collinari. Un patrimonio che è lì, che aspetta solo di essere sfruttato dalle api. A renderci la vita facile, in Italia c’è un vero esercito: circa 50.000 apicoltori, di cui 7.500 produttori apistici che dal miele traggono il loro sostentamento economico. Questi produttori sorvegliano qualcosa come 1.100.000 arnie, che sono abitate da circa 55 miliardi di api. Solo in Italia, abbiamo un numero di api pari a circa 9 volte e mezza la popolazione umana mondiale. Nonostante diserbanti e tossine, ne restano in numero più che sufficiente a inondare di giallo miele tutte le nostre città.
Per giunta, il miele fa pure bene. Le nonne di una volta, che in caso di raffreddore somministravano il latte caldo col miele, non avevano tutti i torti: nella dorata melassa c’è un enzima di nome glucoso-ossidasi, che si attiva quando il miele viene diluito in particolari soluzioni, ed esercita funzioni antibatteriche. Molti trattamenti farmaceutici di oggi, non a caso, proprio sul miele fanno affidamento. In ogni caso, anche se siete sani lo apprezzerete moltissimo. Il miele è una dolce e avvincente fonte energetica, composto com’è di glucosio e fruttosio. Il bello è che è un energizzante progressivo: il glucosio brucia presto, mentre il fruttosio viene utilizzato gradualmente in un tempo più lungo dalle nostre cellule. Quindi è adatto per gli sforzi prolungati. Oltretutto, il rapporto tra questi due zuccheri conferisce al miele l’attitudine più o meno pronunciata a cristallizzare. Un miele molto ricco di fruttosio, come ad esempio quello d’acacia, tenderà a restar liquido per più tempo. Viceversa, il miele di rododendro, più ricco in glucosio, tenderà a formare prima i cristalli. In ogni caso, non dovete fare l’errore di preferire un miele liquido a uno cristallizzato: quest’ultimo, a parità di qualità ”sorgente”, non è affatto inferiore o degradato. In ogni caso, cristallizzato o no, conviene comprare il miele italiano. Quello argentino è forse più economico, ma noi piccoli consumatori. non disdegniamo il prodotto dei nostri alveari.