Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 20 Giovedì calendario

«DIVISA PER I TASSISTI DI MILANO» E IL COMUNE CONVOCA GLI STILISTI


Piano dell’assessore alle Attività produttive: facciano da ciceroni per i turisti

MILANO – Al volante, con eleganza, camicia griffata nella stagione primavera-estate e pullover nei mesi freddi: il tassi­sta dev’essere impeccabile, un modello di stile nel traffico, «lo stile Milano». Niente più canot­te e stampe fantasia, scordate­vele, ma una divisa uguale per tutti, uniformi di taglio sartoria­le per la flotta di 5mila auto bianche. la giunta di Letizia Moratti a dettare la moda all’au­tista. «Chiamerò stili­sti e designer per dise­gnare la nuova imma­gine del tassista mila­nese », annuncia l’as­sessore alle Attività produttive, Giovanni Terzi, convinto che proprio loro, i tassisti, «primo contatto per tu­risti e uomini d’affari, debbano rappresenta­re al meglio l’immagi­ne della città».

Il progetto è pronto, a settembre si apre il confronto con i sinda­cati, poi subito il con­corso di idee e nel 2010 le prime livree: «Non ci sa­rà nessuna imposizione – pre­cisa l’assessore ”; avviamo un dialogo con la categoria per mi­gliorare progressivamente la qualità del servizio fino al­l’Expo 2015». Che significa: ar­madio nuovo, certo, ma anche conoscenza obbligatoria dell’in­glese, dritte ai passeggeri su eventi e mostre, opuscoli turi­stici, carta di credito su tutte le vetture, Internet senza fili.

Taxi driver cambia look . una corsa al bon ton che non s’è mai vista né a Londra, né a Parigi, né a New York. C’è il consiglio comunale di Roma che vieta la ciabatta e vota per vestire il tassinaro con camicia, pantalone e mocassino, «un ab­bigliamento consono alla logi­ca della decenza». E ora Milano rilancia, vuole la divisa, ché la capitale della moda ha «i suoi brand da promuovere, soprat­tutto con gli stranieri». Ha sen­tito, signor Franco? «Io guido il taxi da 52 anni e sono sempre stato in ordine, la livrea non mi serve». Franco Cantoni ha 75 anni e ha guidato il taxi verde e nero, poi verniciato di giallo e ora di bianco. Cambiano i toni, Franco ha sempre la camicia a righe e gli basta: «Non sono un dipendente del sindaco, faccio come dico io!». Il suo, peraltro, è un pensiero diffuso nella ba­se: «Dateci più corsie riservate e toglieteci il traffico, queste so­no le priorità». Terzi annuisce: «Una cosa non esclude l’altra». E infatti, approva l’uniforme il presidente dell’Unione artigia­ni, Salvatore Luca: «Va bene tut­to ciò che migliora il servizio». I taxi di Milano sono 4.885 e 340 le «licenzine» dei collabora­tori al volante dopo la mini-li­beralizzazione. Le tariffe sono state ritoccate un anno fa: 3 eu­ro per sedersi in auto (è il costo di «bandiera», sale a 6,10 euro la sera), 0,98 euro ogni chilome­tro percorso, 85 euro la tariffa fissa da Milano all’aeroporto di Malpensa. Ecco, i costi. «Forse il problema di Milano è questo, più che la giacca: i taxi costano troppo. E le auto sono talvolta insufficienti rispetto alla do­manda », commenta il presiden­te del Touring club italiano, Ro­berto Ruozi: «Insomma, non complichiamoci la vita. Trasfor­mare i tassisti in guide turisti­che, peraltro, mi sembra piutto­sto illusorio. Non è il loro me­stiere ». Ma in Comune sono ot­timisti: «I tassisti sono una ri­sorsa, possono offrire informa­zioni, indicare i negozi aperti, raccontare la ricchezza delle no­stre 60 cascine agricole e il tes­suto artigianale della città, tut­te eccellenze da far emergere».

Parcheggio del centro, ieri pomeriggio, 35 gradi. Un taxi in attesa. di Gianfranco Rossi, 52 anni, occhiali Ray Ban, ber­muda slavati, scarpe da tennis: «Il decoro è fondamentale. La divisa, mah, può essere intro­dotta, ma non ne vedo la neces­sità ». Altro parcheggio, sole a picco, c’è in coda Raffaella Pic­cinni, presidente del sindacato tassiste, ha una reazione vaga­mente femminista: «Non ci fare­mo vestire come Barbie, a se­conda del gioco del momento». Favorevoli e contrari alla di­visa, dunque. Il critico d’arte Philippe Daverio non è contra­rio, è sconvolto: «Io esco pazzo. Milano ha migliaia di pali inuti­li, le buche nell’asfalto, zozzeria ovunque; ha trasformato gli ele­gantissimi vigili in bianco di To­tò in comiche da film lati­no- americani; e ora il Comune fa un concorso per disegnare una divisa ai tassisti? Questa è una città che non sa più dove stanno i problemi veri». E però. «Lo standard di qualità dei taxi può essere migliorato e meglio controllato», interviene Gisella Borioli, fondatrice del Superstu­dio Più del design e tra i promo­tori del Fuorisalone del mobile: «Prendiamo a modello il servi­zio londinese, lì è un piacere prendere in taxi. Auto nuove, coprisedili lindi, riviste per i tu­risti... ». E lo stile Milano, asses­sore Terzi? «Farà scuola».