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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

PIU’ MECENATI PER SALVARE I MUSEI


Mario Resca, il contestatissimo ”supermanager” dei musei italiani scelto dal ministro Sandro Bondi, si è finalmente insediato. Nei mesi scorsi, quando uscì per la prima volta il suo nome, fu un’esplosione di polemiche. Da sinistra lo massacrarono. Motivo? Veniva dal gruppo McDonald’s Italia. S’intendeva di bilanci e panini, dicevano, come farà a occuparsi di importanti istituzioni culturali? Beh, qualcosa in mente Mario Resca ce l’ha. In parte lo ha spiegato nei giorni scorsi al Sole 24Ore, il quale ha pubblicato un’inchiesta sui musei italiani da cui emergeva un quadro sconfortante. Nel 2008 i privati che hanno gestito bar, librerie, ristoranti e merchandising nei luoghi d’arte hanno perso soldi. E il calo dei visitatori registrato nello stesso anno c’entra poco: «Nel 2007», spiegava il Sole, «con un numero di visitatori pressoché simile al 2006 e più alto degli anni precedenti, i servizi aggiuntivi erano comunque andati in rosso».

Per ripartire, la ricetta sembra essere una sola: serve più mercato. Ovvero più promozione, condizioni più favorevoli per gli utenti, servizi migliori, orari di apertura flessibili. Con queste premesse migliorare si può. Lo dimostra, secondo Resca, l’esempio della Pinacoteca di Brera a Milano, che lo scorso 15 agosto - per festeggiare i suoi duecento anni - ha effettuato un’apertura speciale dalle 8.30 alle 23. A fine giornata gli ingressi sono stati dodicimila. Proprio rispetto a Brera potrebbero esserci a breve delle novità. In vista dell’Expo 2015 e del progetto di realizzare la ”Grande Brera”, al ministero stanno discutendo l’ipotesi di commissariare la Pinacoteca. Non perché operi male (come per esempio Pompei), al contrario, per valorizzarla. E il commissario straordinario potrebbe essere proprio lui, Mario Resca.

«L’ottimo risultato di Brera», dice il manager, «è dovuto alla capacità della soprintendente Sabrina Bandera di comunicare. Ha anticipato l’evento e lo ha creato. I nostri soprintendenti devono cominciare a pensare che attirare più visitatori sia una cosa positiva, un fatto premiante. Mentre fino a ieri si pensava che fosse meglio avere meno visitatori, perché si rischiava di consumare le opere d’arte».

Riguardo alla Pinacoteca, si parla da un po’ di tempo della ”Grande Brera”, in vista dell’Expo 2015. E della possibilità che possa essere commissariata.

«Alla luce dei risultati record ottenuti su Brera c’è molta motivazione. Però qualche problema c’è. Per esempio la questione dell’Accademia, che andrebbe spostata. Vedremo che si può fare in vista del 2015 e dell’Expo».

Un altro commissariamento, quello di Pompei, sembra aver portato qualche risultato.

«Nel fine settimana di Ferragosto, Pompei ha fatto registrare 25mila accessi. Il saldo è ancora negativo rispetto a qualche anno fa, ma segna una decisa ripresa dopo la caduta libera dell’anno scorso, dovuta anche alla crisi dei rifiuti a Napoli».

Lo stato del sito archeologico, tuttavia, continua a essere pessimo: lavori in corso, difficoltà ad accedere ai servizi o anche semplicemente a procurarsi un panino...

«La situazione purtroppo è ancora così. Il ristorante - bar all’interno non è ancora aperto, ce n’è solo uno all’esterno. Per bere dentro restano solo le antiche fontanelle, recentemente riaperte. una situazione disastrosa. A Ferragosto il commissario straordinario Marcello Fiori ha fatto un ottimo lavoro, distribuendo acqua alle persone in coda sotto il sole, facendo aprire quattro casse invece di una per i biglietti. Il commissariamento sta portando risultati positivi».

La situazione per quanto riguarda i servizi agli utenti non è migliore in molti musei.

«Siamo fermi a un sistema di trent’anni fa. Si continua a pensare che basti mettere le opere in fila con didascalie minuscole, spesso solo in italiano, lunghe code, servizi disastrosi. Ha mai visitato i musei stranieri? Si può restare lì un’intera giornata senza uscire. Si possono comprare gadget e libri a tema, ci sono varie possibilità per le famiglie...Il sistema che abbiamo noi ora non è più sufficiente. Per questo in generale i dati sull’affluenza sono quel che sono, con l’eccezione di chi si è impegnato di più. Certo che se a Pompei su quattro casse a Ferragosto ne apre una sola e il soprintendente è in vacanza...Io come uomo d’impresa sono preoccupato per l’Italia».

Come si fa a uscire dal guado?

«Stiamo pensando a due cose. La prima: valorizzare tutti i musei, che non significa mercificare. Dobbiamo fare arrivare più gente in tutti i musei italiani, anche allargando gli orari, utilizzando migliori strategie di comunicazione. La seconda: dobbiamo legare di più i musei al territorio. Ed ecco che le fondazioni e altri strumenti giuridici possono spingere i privati a investire nella cultura, anche con incentivi fiscali. il modello Mecenate. L’esempio è l’Egizio di Torino, divenuto fondazione, ha coinvolto anche le istituzioni locali e ha duplicato in poco tempo il pubblico. Un altro esempio positivo sono i Musei Vaticani, che generano profitti. mai entrato?».

Sono entrato anche agli Uffizi, purtroppo. Dopo lunghe code...

«Lasciamo stare... A Firenze non è l’unico problema. Nei giorni scorsi il sindaco ha denunciato anche la situazione degli affreschi di affreschi di Paolo Uccello nel museo di Santa Maria Novella, danneggiati dai piccioni. Quello delle città, spesso rovinate dai graffiti, e dei monumenti è un nodo che dobbiamo affrontare».

Il prestito delle opere all’estero è un altro modo per generare profitti.

«Studieremo una serie di condizioni e di standard da rispettare. Ma è fondamentale che le opere vadano. Non è vero, come dice qualcuno, che più opere portiamo fuori, meno gente viene in Italia. Semmai è vero il contrario».

In quanto tempo pensa che si vedrà qualche miglioramento nel sistema museale?

«Come tutti sono impaziente di vedere risultati. Ma ci vorrà tempo. Stiamo lavorando a un piano triennale con obiettivi condivisi da tutti i sorprintendenti. Ma i tempi non sono corti. Del resto, dobbiamo affrontare una situazione che si protrae da decenni».