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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

IL SESSO FORTE

Caster Semenya ha mostrato alla telecamera il muscolo da Popeye, mani in fuori e braccia incrociate sul petto. Poi si è avvolta nella bandiera sudafricana per sparire dalla curiosità morbosa che le cresceva intorno.

La donna-uomo si è fatta vedere solo in gara, 800 metri presi di forza, al comando da subito, tirata in solitaria e arrivo in 1’55"45, miglior tempo dell’anno, personale polverizzato, un oro ai Mondiali e un sospetto in più. Perché certi giri sono da maschio, ha imposto un ritmo che ha strozzato le avversarie e lasciato senza fiato Elisa Cusma, sesta in 1’58"81 e presa da altre perplessità: «Credevo che il podio fosse possibile, ma ho visto ragazze ripescate in batteria che all’improvviso andavano a razzo. Non è normale e ho l’amaro in bocca. Ci riproverò, statene certi. La sudafricana? Non la considero, è un uomo.
Lei, la vincitrice, piatta, squadrata e con il vocione, ha aggiunto una perlina bianca ai capelli per darsi un tocco femminile. Qualunque sia il suo sesso è in una posizione orrenda, sta peggio di un atleta sospettato di doping e sul suo passato gira ogni genere di storia. C’è chi sostiene che sia nata ermafrodita, chi insinua l’idea di un’operazione e si racconta di una quasi rissa all’ingresso di una toilette dove è stata invitata a usare quella dei maschi. Seccata avrebbe risposto provocatoria: «Vuole che glielo tiri fuori?». La Iaaf fa esercizi di equilibrismo per non usare parole offensive: «Sì, è vero abbiamo condotto dei test genetici, ben due, uno in Sud Africa e uno qui, però si tratta di esami complicati e di risultati difficili da analizzare. Ci vogliono settimane».

I primi controlli di questo tipo sono stati inseriti nel 1966 e per quanto si siano evoluti non sono ancora così certi. Non si tratta semplicemente di calcolare i cromosomi, nel caso dei transgender le analisi non servono a molto. Un endocrinologo, un ginecologo e due esperti di genetica stanno lavorando sul caso, solo che i risultati arriveranno dopo i Mondiali «ed escluderla per dei pettegolezzi sarebbe ingiusto, qui non si tratta di barare. Lei non può farci nulla. Siamo dispiaciuti di doverla umiliare, facciamo gli accertamenti e se dovessero risultare irregolarità le verrà tolta la medaglia. Al momento stiamo alle chiacchiere».

Devono essere qualcosa di più perché i gossip circolavano, come ricorda Cusma, anche intorno a Pamela Jelimo: altra diciottenne sbucata all’improvviso con tempi da maschio e mascella pronunciata, ha dominato il 2008, qui è uscita in semifinale e nessuno le ha chiesto di sottoporsi a un test. Stesso destino di Maria Mutola, una vita di frecciate, quattro ori mondiali, uno olimpico, sempre negli 800 metri, e mai una conferma sulle voci di corridoio che l’hanno accompagnata per l’intera carriera. Quando Semenya ha vinto i campionati nazionali, gli scettici hanno ottenuto subito una verifica, segno che si va oltre la diceria. Il 31 luglio ha stabilito il suo personale, 1’56"72, 8 secondi meglio del tempo nella precedente stagione e ieri ha triturato anche quello e ha dato 15 metri alla seconda. I progressi sono rapidi ed evidenti, abbinati a quel fisico ambiguo non passano inosservati.

La federazione sudafricana protesta: «Credete che l’avremmo lasciata competere se non fossimo certi?» e l’organizzazione cerca di proteggerla. Ieri l’hanno persino strappata all’abbraccio della mascotte per portarla subito nel tunnel. E’ l’unica atleta che non ha fatto il giro delle tv. Pierre Weiss, segretario generale della Iaaf, si è presentato al posto suo in conferenza stampa: «E’ troppo giovane per affrontare certe situazioni». Lei è rimasta in silenzio, ha lasciato lo stadio con la posa da culturista, bicipiti tirati e un oro che traballa.