
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Angela Merkel è la donna più potente del mondo…
• Chi l’ha detto?
La rivista americana Forbes, che ogni anno prepara questa classifica delle cento donne più potenti della Terra. La Merkel arriva prima da quattro anni e ho l’impressione che arriverà prima ancora per parecchio tempo: le due giornaliste che curano l’inchiesta, Mary Ellen Egan e Chana R. Schoenberger, hanno spiegato che la Cancelliera vincerà sicuramente le elezioni del 27 settembre (questo pronostico – ricorderà – l’avevamo fatto perfino noi) e che ha tirato fuori la Germania dai guai finanziari molto prima del previsto. Questo secondo punto, purtroppo, è tutto da dimostrare. Ma non c’è dubbio che la signora Angela guida una delle nazioni più potenti della Terra, che il sistema finanziario tedesco, dopo i guai provocati dalle civetterie delle banche regionali con la finanza proibita americana, è nelle sue mani e che è forte la sua influenza in Europa. Non so se è veramente «la più potente del mondo», ma una delle più potenti, anche in una classifica open che mescolasse uomini e donne, di sicuro sì.
• E le italiane?
Tra le prime cento c’è solo Marina Berlusconi, un pochino più potente dell’anno scorso dato che è salita dal trentaquattresimo al trentatreesimo posto. Nel 2008 c’era anche Giuliana Benetton, la sorella Benetton che ha effettivamente inventato il celebre Golf che ha fatto la fortuna della famiglia. Ma quest’anno è scomparsa. Come mai è scomparsa? Non si sa.
• Un’altra italiana che dovrebbe esserci è Sonia Gandhi.
Ma è italiana? Quando un giornalista italiano la incontra è obbligato a parlarle in inglese se non vuole essere fulminato dal suo sguardo. No, non si può considerare italiana. Comunque c’è. L’anno scorso era ventunesima, quest’anno è tredicesima. Giusto, ha trionfato alle elezioni.
• Come fanno a stabilire chi è più potente di un’altra?
Mi pare un metodo abbastanza così, un po’ troppo giornalistico. Nel caso delle imprenditrici o delle manager, guardano il fatturato. Al secondo posto c’è Sheila Bar, presidente della Federal Deposit Insurance Corporation. Al terzo posto Indra K. Nooyi, americana di origine indiana, amministratore delegato della Pepsi Cola. Avrà già notato che nei primi tre posti, due appartengono al mondo della finanza e una sola a quello della politica. Se guarda ai primi dieci posti, il merito finanziario si prende nove posizioni su dieci. Guardando i cento nomi, la prevalenza del denaro è ulteriormente confermata: 27 donne stanno in classifica perché ai vertici di altrettante multinazionali, appena dieci perché primi ministri o presidenti della Repubblica (come la cilena Bachelet e l’argentina Christina Fernandez). Egan-Schoenberger hanno scelto le politiche e le altre estranee al mondo della finanza basandosi molto sulle citazioni dei giornali. In questo modo sta tra le prime cento anche l’islandese Johanna Sigurdardottir, nuovo premier di quel Paese a cui i giornali di tutto il mondo hanno dedicato realmente molti articoli. Ma – va detto - per due ragioni che hanno poco a che vedere con il potere: curiosità per un primo ministro che si metteva al timone di un Paese in totale bancarotta. E curiosità ancora maggiore per un presidente del Consiglio dichiaratamente omosessuale. Johanna è davvero più potente di Emma Marcegaglia?
• La Marcegaglia non c’è tra le prime cento?
No. Eppure la nostra Confindustria, guidata per la prima volta nella storia da una donna, non è un sindacato che conti poco, in Italia e nel mondo. Ma non è difficile consolarsi: l’anno scorso stavano tra le prime cento quattro cinesi e quest’anno non ce n’è neanche una. Idem per le russe: ce n’erano due e sono sparite. Vanno forte invece Michelle Obama, che ha soppiantato Laura Bush (sparita), Rania di Giordania, che ha guadagnato venti posizioni, la moglie di Bill Gates, Melinda. Hillary Clinton occupa un deludente trentaseiesimo posto, forse perché il marito le fa ancora troppa ombra. Ma Condoleeza Rice, che l’anno scorso era settima, è sparita. In genere, oltre alla prevalenza delle regine di denari, affollano la classifica le americane, salite da 55 a 63, e questo nonostante gli Stati Uniti siano profondamente in crisi e dunque il suo personale di potenti debba per forza trovarsi in una qualche difficoltà. Forbes è però un giornale americano, e forse non avrebbe potuto essere altrimenti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/8/2009]
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