Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  agosto 21 Venerdì calendario

JACK MA, IL SIGNORE DELLA BORSA FA DELLA CINA UN MODELLO GLOBALE (+

scheda)-

L’inventore di Alibaba, il gruppo cresciuto del 600 per cento

MILANO – I suoi genitori erano attori di «ping tan», l’antica arte dei cantastorie cinesi, ma non può essere solo per questo che Jack Ma risulta così convincente. Dal 28 ottobre a Ferragosto le azioni di Alibaba, il sito di vendite in rete che lui stesso ha fondato dieci anni fa, sono cresciute del 600% fino a un valore pari a 8,5 miliardi di euro.

Una progressione di questo tipo alla Borsa di Hong Kong ridimensiona anche l’80% che alcuni listini cinesi avevano guadagnato da novembre fino ai crolli di agosto. Peraltro, sia Alibaba che le Borse della Repubblica popolare restano ancora molto indietro rispetto ai livelli del 2007. Dopo i picchi di allora lo Shanghai Composite Index è ancora giù di oltre il 60% e il gruppo di Jack Ma non ha mai più rivisto i valori del primo giorno di quotazione, nel novembre 2007: in quelle ore di delirio salì quasi del 200%, fino a valere un terzo più di oggi.

Sono due anni che il patrimonio di Jack Ma fluttua vertiginosamente con gli umori di Borsa di uno degli ultimi sistemi «comunisti» del pianeta. Ma ciò che accomuna il gruppo di quest’uomo minuto come uno scoiattolo e il mercato finanziario del suo Paese, è soprattutto la rapidità del viaggio. Entrambi sono passati in pochi anni da province ai margini del mondo a segnali della sua direzione futura.

Jack Ma è un ex maestro d’inglese di Hangzhou che aveva fallito l’ammissione alle migliori università del suo Paese. Vide un computer e una schermata web per la prima volta durante un viaggio di studio negli Stati Uniti nel ”94, all’età di trent’anni. Quando tornò e creò le prime pagine gialle cinesi online, dirà poi, «mi presero per paz­zo ». Nessuno allora aveva accesso a In­ternet e per attrarre pubblicità sul suo sito doveva riunire gli imprenditori da­vanti al suo computer personale. An­che la Borsa di Shanghai iniziava a fun­zionare in quegli anni e quasi nessuno aveva tempo di prenderla sul serio.

Oggi Alibaba.com è il primo gruppo al mondo per traffico online nei servi­zi «business-to-business», dopo aver superato nettamente eBay. Il taglio dei costi seguito alla crisi fa sì che sempre più imprese preferiscano cercare forni­tori e distributori nel mercato elettro­nico creato dal gruppo cinese. Alibaba ha annunciato alleanze in Giappone e in India e ora vuole crescere anche in Messico. «Prima della crisi finanziaria aiutavamo le aziende cinesi a vendere i loro prodotti all’estero – dice l’ex maestro d’inglese ”. Adesso stiamo cercando di aiutare anche le piccole e medie imprese in altre parti del mon­do, vogliamo diventare una piattafor­ma globale». Nelle vendite ai consuma­tori adesso Jack Ma promette di supera­re anche Wal-Mart, numero uno globa­le della grande distribuzione, e in Cina in pochi mesi è già diventato almeno quattro o cinque volte più grande del colosso americano.

Quanto alla Borsa di Shanghai, con quelle di Shenzhen e di Hong Kong al seguito sta producendo per la prima volta in queste settimane uno strano fenomeno parallelo al successo di Ma. Era l’ultima ruota nel ciclo di 24 ore delle Borse globali, spesso al seguito delle chiusure di New York. Quest’esta­te invece a più riprese sono state le piazze europee e anche quelle america­ne ad aprire la loro giornata sulla nota lasciata nella notte dalla Cina. Di pri­mo mattino gli operatori occidentali seguono Tokio, guardano Sindey, ma è chiaro che anche le altre capitali d’Oriente prendono ormai la loro pri­ma direzione da Hong Kong e soprat­tutto da Shanghai. Ieri Milano, Parigi, Francoforte e Londra sono partite al rialzo dopo aver registrato il rimbalzo del 2,1% di Shanghai e i crolli cinesi del 20% nei giorni precedenti avevano aggravato la correzione sia in Europa che a New York.

Tutto questo razionalmente ha poco senso. L’utile di Alibaba è in calo del 30% circa su un anno fa e le sue valuta­zioni di Borsa sono molto superiori a quanto sarebbe logico per un gruppo da meno di cento milioni di euro di ri­cavi. Anche per le Borse cinesi valgono gli stessi paradossi: gran parte della crescita di questi mesi è concentrata sulle azioni negoziabili quasi solo in Ci­na e da cinesi, in un arcaico sistema chiuso come accadeva nei Paesi euro­pei trent’anni fa. Ed è il governo che detta il passo, al ritmo delle direttive alle banche sul credito da concedere agli speculatori.

La leadership di Shanghai, e forse an­che quella di Alibaba, sono forse dun­que la misura di quanto gli antichi cen­tri del capitalismo abbiano perso fidu­cia in se stessi nella crisi. Jack Ma ne è uscito indenne perché, dice, «ho senti­to puzza di bruciato sei mesi prima. Tutti parlavano solo di Borsa e di quan­to ci avevano guadagnato».


Il gruppo
Fondato da Ma Yun, detto «Jack Ma», nel 1999 il gruppo Alibaba è oggi un gigante mondiale dell’e-commerce, specializzato nelle transazioni business to business, nelle vendita online, nei sistemi di pagamento elettronici, nella gestione di software per le imprese e nelle directory.
Complessivamente il gruppo ha oggi oltre 35 milioni di utenti registrati: 6,9 milioni per il mercato internazionale e 28,7 milioni per quello cinese. Il quartier generale si trova ad Hangzhou, dove è stata fondata la società, ma conta ormai 30 uffici di vendite e marketing sia in Cina sia all’estero, da Taiwan a Hong Kongo, dagli Stati Uniti all’Europa.
A fine 2008 Alibaba dava lavoro a circa 12 dipendenti.