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 2009  agosto 21 Venerdì calendario

L’ULTIMO SIGARO PRIMA DI INVENTARE PETER PAN


Peter Pan, il bambino che non voleva crescere: c’è qualcuno che non lo conosca? Il personaggio ha valicato i confini della letteratura, è diventato - come si dice - un’icona pop, con tanto di fan club e videogiochi e sindrome dedicata: servì a Walt Disney per uno dei suoi temibili film animati (1953), ma è stato usato per altri numerosi adattamenti cinematografici, e via via è entrato nella «cultura» corrente. Per esempio, Michael Jackson chiamò il suo ranch californiano «Neverland», in onore appunto all’isola che non c’è. (Singolare: Jacko fu accusato di molestie a bambini, proprio come il creatore di Peter Pan).
Il libro, un romanzo tratto da una precedente commedia fiabesca - anche ciò è singolare, di solito il percorso è inverso -, diede fama immediata e inattesa, nel 1906, all’autore: fama però relativa, visto che pochi dei conoscitori del personaggio Peter Pan saprebbero dire chi ne fu l’autore, e cos’altro fece nella sua vita.
Già nel 1895 James M. Barrie aveva pubblicato - tra l’altro - un prezioso libriccino, My Lady Nicotine, che dev’essere passato tra l’indifferenza dei lettori, e in tale indifferenza dev’essere rimasto: in Italia è questa la prima traduzione, un gesto di coraggio dell’editore Donzelli, che ha dovuto confrontarsi in più con l’ostilità così politicamente corretta che dilaga contro il fumo e chi lo pratica. Perché al fumo è dedicato il libro. Non quello insipiente delle sigarette, trangugiato e aspirato compulsivamente, ma quello «esalato dalla bocca», raffinato e coinvolgente, possessivo, del sigaro e della pipa. Il sottotitolo (A Study in Smoke) conferiva all’opera un’aura di serietà quasi accademica, in realtà smentita a ogni pagina dall’allure ironica e stravagante della scrittura.
Una trama vera e propria non è presente: l’autore parla della sua passione, e la confronta con le evenienze della vita. Lo fa da una prospettiva all’apparenza contraddittoria, quella di chi ha smesso di fumare, e lo ha fatto per un motivo ben definito: «Avevo rinunciato al più godibile dei piaceri, tale allora mi sembrava, per la sola e unica ragione che la gentildonna disposta a gettarsi tra le mie braccia mi chiese di scegliere tra quello e lei».
( questa la causa, o la giustificazione, per una latente vena antifemminile di Barrie? Chissà. Del resto, dalla sua biografia risulta l’abbandono della moglie, ma insieme l’interesse per un’altra donna e, a quanto pare, per i figli di lei, uno dei quali avrebbe ispirato la figura di Peter Pan).
Una prova narrativa lieve come fumo - et pour cause - che ha in sé fascino e sofisticatezza quali soltanto uno scrittore consumato potrebbe infondervi. Per la rinuncia al fumo, facile ricorrere a un paragone con La coscienza di Zeno, che è di trent’anni successivo e dedica attenzione alla lettura psicanalitica. Più volentieri si vedrebbe questo libro accostato a un altro titolo in lista di attesa da tempo, troppo tempo, per essere tradotto qui: Holy Smoke di Guillermo Cabrera Infante, tutto fumo e letteratura, e cinema, e passione.
Ma sarebbe ingeneroso tacere su un aspetto del libro che affascina e conforta: scoprire in presa diretta il modo in cui si fumava alla fine dell’Ottocento in Inghilterra. Cioè, nel momento magico in cui si perfeziona «the gentle art» di fumare pipe: e da allora non molto è cambiato, se non per alcuni drammatici peggioramenti nella qualità del tabacco. La radica ha preso il sopravvento su altri materiali, ma ancora non si usa possedere molte pipe da alternare, ché magari se ne ha una soltanto e fuma tutto il giorno. Né le si rispetta quasi feticisticamente, anzi si percuotono con violenza per svuotarle...
C’è poi una sorta di dichiarazione d’amore di Barrie per un tabacco, il mitico Arcadia. Doveva essere un must dell’epoca se Sherlock Holmes ne riconosce la cenere sulla giacca da camera di Watson (in The Crooked Man). E se già nel 1915 ne esisteva una versione negli Stati Uniti, la cui pubblicità recita «Made since 1861 from 7 kinds of tobaccos, from 7 different parts of the world - the best of each kind». E se viene prodotto ancora oggi, con tabacchi orientali, Virginia e Latakia.
Un mondo parallelo, quello del fumo «intelligente», noto a pochi ma pieno di sorprese: ad esempio, non è impossibile acquistare oggi una pipa inglese dei primi del Novecento (se c’è una ghiera in argento, i punzoni di Sua Maestà diranno la data in maniera indiscutibile). E se quella pipa sia appartenuta a James Barrie nessuno può affermarlo, ma del resto neppure negarlo.