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 2009  agosto 20 Giovedì calendario

L’ISOLA DEGLI SPRECHI


Un teatro che doveva chiamarsi ”Nuovo” diventato vecchio senza aver mai dato uno spettacolo se non quello osceno dei cinquantasette anni e nove milioni di euro buttati via per il suo scheletro di cemento armato. Mezzo secolo di lavori per un sipario che non si alzerà mai perché il teatro è stato costruito storto. La piscina olimpionica, invece, è corta. Quarantanove metri contro i cinquanta regolamentari per una spesa totale di due milioni e mezzo di euro. Ora la piscina è un’enorme voragine, una vasca grigia che dà linfa alle erbacce. Un’altra incompiuta, l’ennesima opera approvata, progettata, finanziata, pagata, iniziata e mai finita.

Benvenuti a Giarre, ventisei chilometri a nord di Catania, qui il barocco siciliano ha lasciato spazio a un nuovo stile architettonico: l’Incompiuto siculo con colonne di cemento armato che, al posto dei capitelli, hanno archetti di ferro che arrugginiscono e poi marciscono. La passeggiata tra le vie di Giarre è una via crucis di dodici opere lasciate a metà perché le imprese, dopo aver preso i soldi, fallivano. E sparivano. Cantieri mai chiusi per interessi politici, logiche di spartizione, per tangenti o solo per fastidiose beghe burocratiche. C’è il mercato dei fiori - costruito sotto la piazza dei ”Trepunti” e costato 700mila euro - che non ha mai visto una rosa e neanche una margherita. stato smantellato prima ancora di essere inaugurato, hanno portato via perfino le celle frigorifere così ora è rimasto solo il terreno.
polo e automodellismo

C’è lo stadio di polo, uno sport che con la Sicilia c’entra come la granita di limone con l’Alto Adige. Una struttura gigantesca, con spalti da 15mila posti su cui nessuno si è mai seduto perché non c’è mai stato niente da vedere. Quattro milioni di euro più altri due e mezzo spesi per espropriare i terreni circostanti che servivano per le infrastrutture. Ma anche di queste ultime non ci sono tracce. Né una colonna di cemento dimenticata, né una buca aperta per sbaglio. Le vie d’accesso allo stadio sono budelli e i due milioni e mezzo non sono bastati a costruire un solo posto auto. Le finestre che avrebbero dovuto riparare gli spettatori dal sole e dalla pioggia sono buchi nell’aria perché qualcuno ha rotto i vetri, le costosissime piste di tartan sono completamente devastate. E che dire del Centro polifunzionale per anziani? diventato il deposito privato di un cittadino che ha recintato l’area con tanto di cancello. A Giarre si sentiva il bisogno di una pista di automodellismo e così, la solerte Regione, ha speso un milione e mezzo di euro per non realizzarla. Ora sulle piste ci sono cumuli di rifiuti invece che code di Ferrari in miniatura. La prima pietra dell’ospedale fu posata (a dieci anni dall’approvazione del progetto) da Mario Scelba a metà degli anni ”70. Dopo oltre tre decenni e ventotto milioni di euro - voilà - l’ospedale era pronto. Moderno, gigantesco. Peccato che oggi a Giarre non si possa nascere. Né curare i propri bimbi. I tagli alla sanità decisi in Regione si sono abbattuti come una mannaia sul comune etneo. Via il reparto di ostetricia, via l’ambulatorio di pediatria. E anche per le radiografie bisogna andare a Taormina o ad Aci Reale. L’ospedale c’è ma molti spazi sono rimasti vuoti, altri sono già dismessi.
monumenti allo spreco

Un gruppo di giovani artisti, Alterazioni Video, correndo su e giù per l’Italia ha fatto l’inventario delle opere lasciate a metà: ne ha contate 357 in Italia, 168 sono concentrate in Sicilia dove, solo a Giarre, ci sono dodici spettacolari esempi di opere mai finite. Un infelice primato che i creativi di Alterazioni Video vogliono trasformare in una risorsa. In fondo, anche impiegare quasi sessant’anni per non fare un teatro, costruire una piscina corta, uno stadio per uno sport che nessuno pratica, è l’espressione di un’arte.

Il progetto è creare un museo all’aperto, un parco archeologico dello spreco italico. «C’è già un architetto, Marco Navarro, che sta progettando il Parco archeologico delle incompiute, un percorso turistico che permetterà al Comune di trasformare queste opere in un’opportunità», spiega l’assessore del Comune di Riposto Claudia D’Aita che collabora con Alterazioni Video. «Alcune opere non hanno più senso: i tubi impiegati quarant’anni fa per costruire la piscina non si possono più usare. Inserendola nel Parco, quella piscina potrà almeno avere una funzione storica. A ottobre si riunirà un consiglio comunale in cui sarà votato il cambio di destinazione dei terreni, si creerà un’associazione che permetterà la nascita di una Fondazione che dovrebbe gestire il percorso artistico».
il paradosso

Nel paese delle opere lasciate in sospeso e dei troppi cantieri aperti e poi chiusi, l’assessore all’Urbanistica Piero Mangano condivide con il sindaco di centro-destra Concetta Sodano una delega che nessuno gli invidia: quella alle incompiute. Un lavoro che non finisce più, ma lui non si abbatte: «Completeremo alcune opere che non hanno difetti strutturali e che, quindi, possono essere recuperate, come il parcheggio multipiano e la casa di riposo per anziani: qui sposteremo tutti gli uffici comunali sparsi in città». Il sindaco conferma, spiega che il progetto del Parco è interessante ma, sapendo bene come girano le cose dalle sue parti, è cauta e frena prima ancora di cominciare: «Non faremo nulla se non arrivano i soldi di un privato o della Regione. Ci sono varie proposte ma aspettiamo di avere i finanziamenti». Il sindaco vuole evitare che il Parco archeologico delle incompiute si trasformi un’altra incompiuta siciliana.