
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
C’è una mezza litigata tra le forze che sostengono il governo sulla questione della prescrizione, approvata ieri alla Camera ma con l’astensione del Nuovo Centro Destra, il partito di Alfano, che, essendo al governo, quando si astiene fa notizia.
• Concretamente, di che stiamo parlando?
Tu sei sospettato di aver commesso un reato, indagano su di te, poi ti processano, quanto può durare questo tormento? C’è un momento in cui si può dire: è passato troppo tempo, mettiamoci una pietra sopra? Questa sarebbe la “prescrizione”. Ovvero: «gli effetti giuridici del trascorrere del tempo». Un paese civile non può non avere un termine in cui il reato si considera prescritto, anche se magari il reo che si salva in questo modo è un ceffo pochissimo raccomandabile. Quindi, sull’esistenza di questo istituto nessun dubbio. Il problema è come regolarlo. Fino ad ora, la prescrizione equivaleva, grosso modo, al massimo della pena. Cioè se per il reato di cui eri sospettato il massimo della pena era, poniamo, dieci anni, la prescrizione si faceva scattare al decimo anno dal momento in cui il reato era compiuto. Non sottovaluti l’espressione: «in cui il reato era compiuto» perché quando non si tratta di un delitto o di una rapina, a cui è in genere possibile mettere una data certa, «il momento» è discutibile e le difese giocano una buona parte dei loro sforzi a spostare il «momento del reato» il più lontano possibile nel tempo, in modo da far scattare quanto prima la prescrizione. Hanno fatto scandalo la prescrizione sul caso eternit e, adesso, quella di Moggi. E però l’effetto certo di questo sistema è che i processi si allungano, proprio perché le difese tentano con ogni mezzo di portare il cliente in zona prescrizione e che non se ne parli più, a quel punto non è più neanche questione di innocenza o colpevolezza.
• Bene, e che cosa ha deciso ieri la Camera?
La Camera ha approvato il disegno di legge di riforma della ex Cirielli (la chiamano così, non stia lì a farsi venire il mal di testa) con 274 sì, 26 no e 121 astenuti. La sostanza del provvedimento è questa: i termini della prescrizione sono aumentati della metà rispetto a prima, quindi se prima la prescrizione arrivava al decimo anno adesso arriverà al quindicesimo. Questo allungamento era stato invocato anche dal commissario anticorruzione Raffaele Cantone, che adesso si dice soddisfatto. Ci sono altre tecnicalità, ma lasciamo stare, tanto più che il ddl non è ancora legge, manca l’approvazione del Senato e poi tornerà di sicuro alla Camera.
• Tra i 274 che hanno votato sì non ci sono gli alfaniani, e questo è il problema.
Sì, gli alfaniani, che sono sempre dei mezzi berlusconiani (Forza Italia ha votato contro), hanno criticato il provvedimento. La formula è: badare ai tempi del processo perché non si allunghino. Perché battersi per una prescrizione più breve sic et simpliciter potrebbe dare una cattiva impressione al pubblico. Vuoi vedere – potrebbe pensare il pubblico – che il ministro di polizia Alfano alla fine difende i criminali? Ncd argomenta invece che una prescrizione troppo lunga spinge gli avvocati a cavillare fino all’inverosimile per allungare ancora di più il processo ed è qui la loro critica a una prescrizione esagerata. Implicitamente lo ha ammesso anche il ministro Orlando: «Respingo l’accusa di aumentare in modo irragionevole e senza un disegno di insieme i tempi di prescrizione e quindi di conseguenza i tempi del processo». Orlando ha promesso che la faccenda sarà rivista al Senato e per questo Ncd s’è astenuta invece di votar contro.
• Non c’entrano anche i malumori per il caso Lupi?
Di sicuro. Ncd, diminuita di peso dentro il governo, perché non riavrà le Infrastrutture né un ministero analogo, alza la voce molto più di prima: ha bisogno di far sapere che esiste. Stanno facendo la fronda anche sul disegno di legge anti-corruzione, che sta al Senato. Poi sono spaccati al loro interno, la De Girolamo è tentata da Berlusconi, la Lorenzin vuole passare al Pd…
• Come fanno all’estero su questioni come questa?
Nell’80 per cento dei Paesi la prescrizione si interrompe con l’inizio del processo. Semplice e piuttosto indiscutibile. Questo toglie ai difensori ogni ragione di allungare il brodo. Da noi una riforma così semplice ed efficace non si può fare perché, sul processo lungo, gli avvocati guadagnano e bene e in Parlamento ci sono avvocati in tutti gli schieramenti. Anche Alfano è un avvocato. Ogni volta che si tenta di accorciare sul serio il processo, gli avvocati in Parlamento, a qualunque partito appartengano, fanno sapere che «allora faremo cadere il governo». Una minaccia a cui credono tutti.
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