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 2015  marzo 25 Mercoledì calendario

Atene, liquidità per un mese. Entro il 20 aprile la Grecia rischia di restare a secco. L’Europa potrebbe sbloccare 1,2 miliardi. La Bce chiede alle banche elleniche di non aumentare l’esposizione sui T-bills

La Bce, su richiesta del suo braccio di supervisione bancaria, ha chiesto alle banche greche di non aumentare la loro esposizione nei confronti dei bond sovrani greci a breve, in particolare ai T-bill, cioè le obbligazioni a 26 settimane (sei mesi) che hanno il limite di 15 miliardi di euro di emissione annua, secondo indiscrezioni raccolte dall’Ft. Le banche greche ne posseggono oggi 11 miliardi su 15 miliardi complessivi, i rimanenti sono in mano a investitori esteri. La Bce ha mandato a febbraio delle lettere alle banche greche chiedendo di non aumentare l’esposizione su questi bond considerati pericolosi ma un operatore ellenico non ha rispettato le richieste di Francoforte che ora è intervenuto con un divieto. La mossa rende ancora più complessa la situazione del governo Tsipras che perde ulteriori margini di finanziamento dopo che la Bce ha bloccato la deroga (waiver) che consentiva di portare come collaterali i bond sovrani greci nonostante non fossero di un rating sufficiente. Le banche greche devono ricorre alla linea di emergenza (Ela) per un massimo di 70 miliardi di euro, ma a un tasso superiore.
Una situazione che aggrava la situazione di scarsa liquidità. Il governo greco – secondo fonti ben informate – resterà finanziariamente a secco entro il 20 aprile senza un nuovo intervento dei suoi creditori e in primo luogo di Bruxelles. «Anche se con difficoltà – rivelano le fonti – la Grecia potrà continuare a farcela fino al 20 aprile, usando i prestiti a breve delle aziende pubbliche».
Secondo le stesse fonti, nel caso in cui dovesse arrivare il via libera dei ministri delle Finanze europei alla lista di riforme presentate da Atene, la Grecia potrebbe ricevere 1,9 miliardi di euro di profitti realizzati dalla Bce sui bond greci. Inoltre il governo conta di poter utilizzare gli 1,2 miliardi di euro che restano a disposizione del fondo per la ricapitalizzazione delle banche elleniche.
Dopo la maratona di lunedì tra Alexis Tsipras e Angela Merkel a Berlino – 5 ore di faccia a faccia terminato a mezzanotte – che ha abbassato il tono degli scontri verbali tra i due Paesi, resta però il nodo delle riforme che Atene ha promesso ai creditori alla fine del mini-summit di tre ore svoltosi venerdì scorso a Bruxelles a margine del Consiglio europeo.
Il negoziato sugli aiuti alla Grecia ha «ripreso a scorrere», ha assicurato il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, il quale avverte però che molti dettagli dell’accordo finale vanno precisati. «Posso dire di essere cautamente soddisfatto» ha detto l’olandese. Dijsselbloem ha invitato la Grecia a fornire in fretta ulteriori dettagli sulla lista di riforme che dovrà essere vagliata dall’Eurogruppo, in modo che «possiamo mostrare il semaforo verde». «Non appena avremo un accordo – ha detto – potremo fornire gli aiuti di emergenza nei prossimi mesi».
Come se non bastasse è giunta la notizia che l’ex ministro delle Finanze Giorgos Papaconstantinou è stato condannato da un tribunale di Atene a un anno con la condizionale per aver manomesso la lista Lagarde, come viene chiamata la lista Falciani in Grecia, cioè l’elenco di 2mila contribuenti ellenici che avevano un conto presso la banca HSBC di Ginevra. Il ministro è stato condannato per aver cancellato il nome di tre parenti dalla lista ma la Corte ha anche detto che il particolare non ha creato un grave danno all’erario. L’ex ministro del governo Papandreou si è sempre proclamato innocente.