La Stampa, 25 marzo 2015
Putin guarda verso Nord e Scandinavia e Paesi baltici alzano le difese. Oltre 100 le violazioni degli spazi aerei internazionali dall’inizio della crisi ucraina: «Quando il numero e la frequenza degli incidenti è di questa entità non si può più parlare di caso, ma di schema. A questo punto potrebbe tentare di invadere e impadronirsi di un territorio della Nato»
«Quando il numero e la frequenza degli incidenti è di questa entità non si può più parlare di caso, ma di schema».
L’ultimo «incidente» è di ieri mattina: 4 caccia russi hanno sorvolato il Mar Baltico, nello spazio aereo internazionale, volando con il transponder spento. Lo hanno annunciato fonti militari svedesi: «I velivoli erano due bombardieri Tu-22M e due caccia Su-27».
È il 101esimo «incidente» in un anno, dal 18 marzo 2014, data dell’annessione della Crimea alla Russia. Tutti si sono concentrati in un’area specifica compresa tra i Paesi baltici e la Scandinavia. Di questi, 13 sono stati classificati come «gravi» e «a rischio escalation», 3 ad «altissimo rischio». Solo domenica scorsa un sottomarino russo si sarebbe impigliato in una rete di un peschereccio scozzese nel mare del Nord.
Lo «schema» di Putin
Mosca preme ai confini Nato, ammassa truppe, organizza esercitazioni, simula bombardamenti sulle navi del patto Atlantico (senza autorizzazione, né preavviso), viola costantemente gli spazi aerei e marittimi internazionali: «A questo punto – ha detto il generale Adrian Bradshaw, comandante Nato in Europa – Vladimir Putin potrebbe tentare di invadere e impadronirsi di un territorio della Nato».
La risposta europea
I primi ad alzare la guardia sono stati i Paesi baltici: la Lituania ha reintrodotto la leva obbligatoria, in Estonia sono cresciute le adesioni alle unità paramilitari, mentre i Paesi Scandinavi stanno militarizzando le aree «cuscinetto» più a rischio. La Svezia ha stretto nuove alleanze militari con Danimarca e Finlandia, ha varato un programma di riarmo da 700 miliardi di dollari, e ha inviato truppe (era dai tempi della Guerra Fredda che non succedeva) a presidiare la pittoresca isola di Gotland, nel Mar Baltico, vicino all’enclave russa di Kaliningrad. La Norvegia ha appena messo in piedi «Joint Viking», la più imponente esercitazione militare dai tempi dal 1967: cinquemila unità militari presidiano la regione del Finnmark «per accumulare esperienza di reazione immediata sul territorio – spiega il generale Morten Haga Lunde – in operazioni congiunte tra marina, aviazione ed esercito». I comunicati ufficiali sostengono che l’esercitazione è stata decisa prima della crisi ucraina, ma «l’attuale situazione in Europa – aggiunge Lunde – mostra che la nostra presenza militare è più necessaria che mai». E mentre Oslo riapre anche la base di difesa aerea di Magero, la Russia non sta con le mani in mano e risponde alla Norvegia con una manovra che impegna 45.000 soldati – sottomarini e caccia compresi – in un’esercitazione che coinvolge gran parte del Paese. Anche in questo caso «la più massiccia operazione dalla Guerra Fredda».
Il fronte diplomatico
Secondo il rapporto annuale dell’intelligence svedese, la minaccia più grande contro il Paese viene dalla Russia: «Mosca sta raccogliendo in modo illegale informazioni sulla difesa, la tecnologia militare e i nostri rifugiati politici. I servizi russi hanno tentato di sottrarre materiale militare e di reclutare agenti sul territorio».
Dopo la crisi diplomatica che ha coinvolto la Danimarca – sabato l’ambasciatore russo a Copenhagen ha «avvertito» che le navi danesi diventerebbero obiettivo nucleare russo se il Paese si unisse allo scudo anti missile Nato – ora tocca alla Finlandia tremare: l’ex capo dell’intelligence russa Nikolai Patrushev è convinto che i nazionalisti finlandesi stiano per infiltrarsi nella repubblica di Carelia e che la Finlandia stia diventando sempre più revanscista e anti-russa. Patrushev ha esortato Mosca a «prepararsi a tutelare i propri interessi nazionali». A molti, l’analogia con la Crimea, non è sfuggita.