Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 25 Mercoledì calendario

ANAS, CIUCCI ABBANDONATO

Pietro Ciucci è sempre più solo alla guida dell’Anas. Si è dimesso anche l’unico consigliere di amministrazione ancora in carica, Sergio Dondolini, che nell’azienda delle strade rappresentava il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. La sua decisione irrevocabile viene presa proprio nel momento più buio della società stradale finita nel vortice dello scandalo degli appalti per le grandi opere, lambita dall’inchiesta dei magistrati fiorentini, con gli uffici perquisiti, oggetto di una commissione di inchiesta parlamentare sostenuta da oltre cento senatori di tutti i partiti.
Un’azienda squassata inoltre dalle critiche per i lavori infiniti come sulla Salerno-Reggio Calabria e la statale 106 Jonica o fatti male come il viadotto della statale Palermo-Agrigento crollato tre mesi fa a nemmeno una settimana di distanza dall’inaugurazione. E con un’immagine rovinata da atteggiamenti autoreferenziali come la decisione del presidente e amministratore Ciucci di andare in pensione come direttore generale e di autoliquidarsi una buonuscita di quasi 2 milioni di euro, frutto di un calcolo in cui è stata presa in considerazione sia la quota di indennità per il mancato preavviso sia la quota per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Come se le due circostanze non si escludessero a vicenda.
Le sue dimissioni Dondolini le ha affidate a una lettera i cui contenuti li ha anticipati anche a esponenti parlamentari, indirizzata al ministro dei Trasporti il cui interim è stato assunto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi dopo l’uscita forzata di Maurizio Lupi. Lettere di dimissioni dello stesso tenore sono state spedite anche al Collegio dei revisori dei conti e allo stesso Ciucci.
Autorevoli fonti interne Anas informano che Dondolini ha inoltre comunicato a Ciucci la sua decisione nel corso di un drammatico faccia a faccia avvenuto lunedì sera nell’ufficio dello stesso presidente e amministratore. Sono settimane, del resto, che Dondolini ha le dimissioni in tasca che aveva sempre rinviato solo perché l’ex ministro Lupi gli aveva impedito di presentarle. Sentito dal Fatto Quotidiano, Ciucci ha prima fatto dire dal suo portavoce di non aver ricevuto alcuna comunicazione modificando in serata la versione sostenendo di aver ricevuto una “comunicazione informale”.
Prima di Dondolini, il 17 gennaio si era dimessa l’altra consigliera Anas, Maria Cannata, nominata dall’azionista pubblico e unico, il ministero dell’Economia di Pier Carlo Padoan. Dopo oltre due mesi Padoan non ha provveduto alla sostituzione, a dimostrazione del gelo calato tra l’azionista e il presidente e amministratore dell’azienda stradale. A questo punto la posizione di Ciucci diventa sempre più complicata. È evidente che non sta più in piedi un consiglio di amministrazione composto all’origine da 3 persone, lo stesso Ciucci, la Cannata e Dondolini, e che strada facendo si è ridotto ad un solo rappresentante: Ciucci. Al di là di ogni aspetto formale e dell’articolo 2385 del Codice civile che regola le procedure della “cessazione degli amministratori”, di fatto il consiglio Anas è come decaduto e con esso il presidente e amministratore.
L’impressione è quindi che la quasi decennale permanenza di Ciucci alla guida dell’Anas sia indirizzata al viale del tramonto. A meno che a sorpresa e contro ogni previsione, Renzi in qualità di ministro ad interim non intenda sostituire il dimissionario Dondolini con un altro rappresentante. Contraddicendo la volontà di procedere alla rottamazione anche nell’ambito delle aziende pubbliche dopo che l’ha attuata all’interno del partito. Facendo così una scelta implicita di campo in difesa del discusso presidente e amministratore Anas tuttora in carica. Mettendosi oltretutto in questo modo in rotta di collisione anche con il suo partito che al Senato per iniziativa di Marco Filippi, sostenuto dal capogruppo Luigi Zanda, filo renziano, sta cercando di avviare un’inchiesta parlamentare che possa fare luce su anni di gestione opaca e discutibile dell’Anas.