Renato Minore, Il Messaggero 25/3/2015, 25 marzo 2015
Nel libro Si dubita sempre delle cose più belle sono raccolte le lettere della corrispondenza tra Federico De Roberto e Ernesta (ribattezzata Renata, ovvero «rinata» all’amore o Nuccia, da «femminuccia»)
Nel libro Si dubita sempre delle cose più belle sono raccolte le lettere della corrispondenza tra Federico De Roberto e Ernesta (ribattezzata Renata, ovvero «rinata» all’amore o Nuccia, da «femminuccia»). Lei era la ventunenne moglie dell’avvocato Guido Ribera, madre di un bambino di cinque anni e titolare di uno dei più prestigiosi salotti della mondanità intellettuale messinese. Si conobbero il 29 maggio 1897, giorno che De Roberto descrive come la sua «rinascita carnale e spirituale». Da allora nelle missive appunta ogni passaggio della loro relazione: tre incontri in cinque giorni, il passaggio dal voi al tu dopo un mese e mezzo, i luoghi della passione, baci e carezze a distanza eccetera. Il carteggio dura fino al 1916. Nell’ultima lettera, scritta da lei senza ottenere risposta, chiede al «carissimo amico» un prestito di 850 lire che forse la possono aiutare a «strappare» il figlio, ormai soldato, dalla trincea sul fronte dell’Altopiano d’Asiago dove, se non paga, egli rischia di finire «tra i bombardieri».