Ivan Cimmarusti e Valeria Di Corrado, Il Tempo 25/3/2015, 25 marzo 2015
DUE METROPOLITANE, SEI INCHIESTE
Sui binari delle due nuove linee della metropolitana C e B1 si intersecano sei indagini, tre penali e tre contabili, che coinvolgono le procure di Firenze e Roma. Un groviglio di atti amministrativi, documenti sequestrati e conversazioni intercettate. Mentre i carabinieri del Ros nell’inchiesta sul sistema di corruzione nei grandi appalti captavano le telefonate di Ercole Incalza, i pm di Firenze hanno scoperto che la Finanza chiedeva al grande burocrate (per conto della procura contabile del Lazio) documenti sui soldi sbloccati dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti per la metro C. Nel frattempo, l’estate scorsa, la procura di Roma ha aperto un’indagine sulla terza linea che vede iscritte nel registro degli indagati una decina di persone per abuso d’ufficio e truffa ai danni dello Stato, tra cui l’ex capo struttura tecnica del Mit, Incalza e l’attuale assessore alla Mobilità del Campidoglio, Guido Improta. Un «enorme potere occulto esercitato sui palazzi romani», è la definizione che gli investigatori del Ros cuciono addosso a Incalza.
METRO C
Il primo a indagare sulla linea C è stato, nel 2012, il procuratore della Corte dei conti del Lazio, Raffaele De Dominicis. Dagli accertamenti si è arrivati a quantificare in 363.722.828 euro, il presunto danno erariale per la realizzazione della tratta Pantano-Centocelle addebitato ai membri dei cda di Roma Metropolitane Srl (stazione appaltante) e corsozio Metro C (contraente generale) che hanno gestito l’opera dal 2006 al 2010. L’invito a dedurre recapitato ai 21 indagati parla di: «manipolazioni contabili» e «scriteriate sovrapposizioni di costi», uno «scandaloso comportamento dei responsabili», impegnati «nella redazione di costosissime varianti di progetto», giustificate con «cosiddette sorprese geologiche e archeologiche».
La seconda indagine contabile si concentra sul cosiddetto "atto attuativo" del 9 settembre 2013 fra Roma Metropolitane e Consorzio Metro C. Un accordo fortemente voluto dall’assessore Guido Improta, che ha fatto lievitare da 230 a 320 milioni di euro (in poche ore) i maggiori costi riconosciuti ai costruttori per ben 45 varianti al progetto originale. Proprio nell’ambito di queste indagini , la Finanza ha sequestrato una mole di documenti presso la sede di Roma Metropolitane. Lo stesso assessore Improta è stato ascoltato più volte dal pm contabile Paolo Crea che a breve chiuderà questo filone d’inchiesta.
METRO B1
Nuova linea, nuova inchiesta. Sulla diramazione della B ci sono già due indagini, penale e contabile. Il fascicolo aperto dalla Procura di Roma sui lavori di realizzazione della B1 ha come ipotesi di reato la truffa, anche se non ci sono ancora indagati. Tutto è partito da un esposto di un’impresa che aveva ottenuto un subappalto nella costruzione dei quattro chilometri di tracciato sotterraneo che collegano piazza Bologna a Montesacro, che ha denunciato l’appaltatore, un consorzio composto da tre grandi imprese italiane. Il sostituto procuratore Stefano Fava ha affidato la delega agli uomini della Guardia di Finanza. Anche per la B1, come per la C, ci sono stati varianti al progetto iniziale e ritardi nella consegna dell’infrastruttura. La stazione appaltante, in entrambi casi, è Roma Metropolitane srl, società che agisce per conto del Comune. Per accertare se vi sia stato un danno erariale, la Procura della Corte dei conti del Lazio ha aperto un fascicolo assegnato al pm Massimo Perin, che ha affidato le indagini al nucleo di polizia Tributaria della Finanza. Sia i magistrati contabili che quelli penali dovranno tener conto delle pronunce già espresse dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), dalle quali emerge come con una mano Roma Metropolitane ha concesso alle ditte costruttrici un premio di 22 milioni di euro per accelerare i lavori della linea B1 e con l’altra mano ha firmato più di una proroga sulla consegna dell’opera, slittata fino al 19 dicembre 2012. Inoltre, all’importo di 358.723.042 euro pagato al consorzio di costruttori che ha vinto l’appalto, bisogna sommare gli oneri aggiuntivi per 51 milioni e mezzo riconosciuti con due accordi bonari da Roma Metropolitane. Le cose non sono andate meglio con il prolungamento fino a piazzale Jonio: 136 milioni di euro per scavare poco più di un chilometro di tunnel, prezzo proporzionalmente più alto dei 4 chilometri della tratta Bologna-Conca d’Oro. E poi il ritardo sulla fine dei lavori: la consegna della stazione Jonio, prevista per marzo 2013, è slittata al 30 aprile 2015.
IL GRANDE MANOVRATORE
Ercole Incalza, il grande manovratore delle grandi opere italiane, avrebbe avuto molta influenza anche sui lavori per la costruzione della Metro C. Al punto che sarà lui, con il fedelissimo Stefano Perotti alla direzione lavori di uno di quei cantieri, a sbloccare gli ulteriori 90 milioni di euro, oltre ai 253 già previsti con la delibera Cipe del 2012.
Il "sistema", dunque, potrebbe aver operato anche nella Capitale d’Italia. Un" sistema", per l’appunto, di cui sembra essere al corrente anche lo stesso assessore ai Trasporti di Roma, Guido Improta. Tutto è racchiuso nell’analisi che fanno gli investigatori dei carabinieri del Ros, nel capitolo dedicato ai rapporti tra Perotti e Giulio Burchi, ex alto funzionario di Italferr. Sono due i nodi fondamentali che lasciano intendere il ruolo di Incalza in presunti illeciti compiuti attorno alla Metro C: Perotti, nominato direttore dei lavori dopo l’allontanamento di Federico Bortoli dal ruolo di amministratore delegato di Roma Metropolitane nel 2012; e l’invito di Improta a Giulio Burchi (ex funzionario di Italferr) di rivestire l’incarico di amministratore unico della medesima società controllata dal Comune. Offerta che sarà sostanzialmente revocata per i rapporti "non buoni" tra Burchi e Incalza. Ma andiamo con ordine, partendo proprio dall’ultimo evento. A gennaio 2014 c’è l’offerta che, tuttavia, presto verrà meno. Il motivo, stando agli investigatori, è per gli aspri rapporti tra il manager e Incalza, il quale esercita un "enorme potere occulto nei palazzi romani". Burchi, dunque, non è l’uomo giusto. E difatti, sottolinea negli atti il Ros, «in ordine al paventato incarico romano di amministratore unico della Roma Metropolitane spa, non essendo il Burchi in buoni rapporti con Incalza, non risultano ulteriori sviluppi dopo l’incontro avuto con l’assessore alla mobilità del Comune di Roma, Guido Improta». Nell’estate del 2013 il superburocrate ha avuto un ruolo fondamentale nello sblocco dei nuovi finanziamenti, previsti con il noto atto attuativo che ha consentito di liquidare ulteriori 90 milioni di euro sui finanziamenti già stanziati per 253 milioni alla società incaricata dei lavori, la Metro C scpa. Infine, c’è la nomina di Perotti alla direzione lavori di un cantiere della Metro C, avvenuta dopo che nel 2012 l’Amministrazione comunale ha revocato l’incarico di amministratore delegato di Roma Metropolitane a Federico Bortoli, manager che, oltre a essere contrario alla nomina di Perotti non condivideva l’atto attuativo finito sotto inchiesta. Questo lo racconta lo stesso Burchi, un mese dopo la proposta di Improta, sfogandosi al telefono con Giovanni Gaspari, ex dirigente delle ferrovie. Racconta degli incarichi che riceve Perotti grazi e Incalza, affermando che "recentemente gli ha fatto avere (…) anche un lotto che non volevano dargli a tutti i costi quando c’era ancora Bortoli della Roma Metropolitane". L’ipotesi - tutta da verificare - è che il ruolo assunto da Perotti nel cantiere della Metro C sia stato una imposizione dello stesso Incalza affinché ci fosse lo sblocco dei nuovi finanziamenti.