Marcello Bussi e Roberta Castellarin, MilanoFinanza 25/3/2015, 25 marzo 2015
IL NUOVO RINASCIMENTO DELL’ITALIA
Un nuovo Rinascimento italiano? Non è uno slogan elettorale, bensì il titolo di un report di Credit Suisse. Gli analisti della banca elvetica non danno una risposta chiara, ma indicano che la situazione sta indubbiamente migliorando. D’altronde è l’intero contesto di Eurolandia a dare segni di ripresa sempre più forti, come ha dimostrato ieri l’indice composito Pmi sull’attività economica, salito a marzo a 54,1 punti, ai massimi di quasi quattro anni, dai 53,3 di febbraio e più del 53,6 atteso dagli analisti.
Il miglioramento, ha sottolineato Chris Williamson, capo economista di Markit, la società di ricerche che elabora l’indice, «è una bella notizia per una regione che attende segnali dal Quantitative easing introdotto dalla Bce, nella speranza che dia effettivamente uno stimolo all’economia reale». A Williamson risulterebbe che «il pil di Eurolandia è cresciuto dello 0,3% nel primo trimestre, spinto da un’espansione dello 0,4% in Germania e da segnali di una tanto attesa ripresa in Francia. Nonostante le indagini segnalino appena lo 0,2% di crescita del Paese nel primo trimestre, la seconda maggiore economia dell’Eurozona sta assistendo alla migliore performance mai registrata dal 2011». Markit non ha diffuso i dati relativi all’Italia, ma il report di Credit Suisse, il cui titolo completo è Recovery and Reforms: A new Italian Renaissance?, fa ben sperare. Il 2015 appare infatti «oggettivamente più luminoso». La situazione politica si è stabilizzata, le riforme procedono a ritmo sostenuto e il contesto macroeconomico globale è significativamente migliorato grazie ai bassi tassi d’interesse, alla svalutazione dell’euro e al crollo dei prezzi del petrolio. Inoltre i tassi a zero e il Qe stanno fornendo all’Italia qualche spazio in più per le politiche fiscali nei prossimi anni. In particolare, gli esperti di Credit Suisse si aspettano una crescita del pil per il 2015 dello 0,7%, dopo l’arretramento dello 0,4% del 2014 e la caduta dell’1,9% del 2013. Mentre l’anno prossimo il pil dovrebbe accelerare all’1,6%. Le riforme strutturali attuate creano le condizioni affinché il rapporto debito/pil sia destinato a scendere nei prossimi anni. In particolare, «se il costo medio del funding si attesta attorno all’1% nei prossimi anni, per l’Italia l’onere per interessi non supererà l’1-2% del pil nel 2020, contro il 5% attuale, e questo vuol dire che 3 punti percentuali di pil potranno essere disponibili per ridurre lo stock di debito oppure per attuare manovre espansive, tramite maggiori investimenti pubblici o una riduzione delle tasse». Il report di Credit Suisse ricorda anche che il governo ha approvato misure volte ad aiutare le pmi a finanziarsi e a far ripartire gli investimenti infrastrutturali. I risultati iniziali sono incoraggianti. Nei primi mesi dell’anno i flussi di finanziamento alle pmi grazie alla legge Sabatini sono cresciuti di 2 miliardi di euro e 26 nuove imprese hanno raccolto 1 miliardo con l’emissione di bond. Tra i fattori che fanno ben sperare spicca inoltre l’Expo, che attirerà 20 milioni di visitatori in Italia e potrà contribuire a due decimi di pil per quest’anno. Per quanto riguarda i consumi e il sentiment, i miglioramenti registrati dimostrano che si è arrivati a un’inversione di tendenza, come è evidenziato dai dati sulle vendite di auto, sui mutui e sui consumi al dettaglio. Per gli esperti, comincia a essere visibile un miglioramento sulle misure chiave di competitività. Il report sottolinea in particolare la tenuta delle capacità dell’Italia come Paese esportatore. A partire dal 2000, infatti, il Paese ha perso meno quote di mercato rispetto ai concorrenti, a eccezione di Spagna e Germania. Mentre la competitività di prezzo non sembra essere il problema principale. Ciò significa che il Made in Italy viene premiato per la sua qualità, non per il basso costo. Altri sono i problemi. Gli sforzi «chiave» da fare, secondo Credit Suisse, sono sull’istruzione, la lotta alla corruzione, le nuove tecnologie e «la complessiva sinergia di intenti tra settore pubblico e privato».
Marcello Bussi e Roberta Castellarin, MilanoFinanza 25/3/2015