Varie, 25 marzo 2015
Corrida per Sette - L’ultimo sondaggio Gallup rivela che l’82% degli spagnoli vorrebbe farla finita per sempre con la corrida
Corrida per Sette - L’ultimo sondaggio Gallup rivela che l’82% degli spagnoli vorrebbe farla finita per sempre con la corrida. Alcuni fanno risalire l’origine delle corride ai tempi della dominazione musulmana in Spagna, mentre altri le fanno nascere in Grecia o a Roma, dove si celebravano giochi di cui erano elemento principale i tori e gli uomini. Durante il Medioevo cavalieri cristiani e musulmani erano soliti distrarsi rincorrendo a cavallo i tori per trafiggerli con la lancia. Nella seconda metà del Quattrocento in Spagna furono costruite le prime plazas de toros. Prima di allora gli spettacoli avvenivano nelle piazze più grandi delle città. Francisco Romero, nato a Ronda (Malaga) nel sec. XVIII, fu probabilmente il primo che compì l’uccisione del toro con la bandierina e lo stocco, strumenti da lui inventati. Suo figlio Juan Romero inventò le squadre (cuadrillas, ognuna delle quali è di solito formata da due picadores a cavallo, tre banderilleros e alcuni incaricati a ritirare il corpo del toro una volta morto). La corrida va in scena alle cinque del pomeriggio (a las cinco de la tarde) nelle plaza de toros di tutta la Spagna (a eccezione delle isole Canarie e della Catalogna, che l’ha abolita nel 2012), della Francia del Sud, del Portogallo, del Messico, del Venezuela, del Perù, della Colombia, dell’Ecuador, della Bolivia, di Panama e Costarica. «Con el permiso de la autoridad y si il tiempio lo permite» sono le parole rituali pronunciate dal presidente all’inizio della corrida. Ogni corrida è divisa in tre parti chiamati tercios, scanditi dal suono della banda e dal clarino. Solitamente in ogni spettacolo taurino vengono uccisi sei tori, due per ogni torero. Quando il toro nell’arena capisce che non può scappare e nota i movimenti del torero, comincia a correre verso di lui: quello è considerato l’inizio della corrida. I picadores, che entrano nell’arena a cavallo, hanno il compito di fiaccare con delle lance l’animale. Le loro armi si chiamano vara de picar, con punte d’acciaio di tre centimetri. Colpiscono il toro tra le spalle, cercando di lesionare i muscoli e impedirgli di tenere la testa alta. Dopo i picadores, entrano i banderilleros, che agitano davanti all’animale le banderillas, lance più corte, dalla punta acuminata. Con svariate evoluzioni, le conficcano sul dorso del toro. Si usano tre paia di banderillas per ogni toro. Quando l’animale è ben fiaccato, entra in scena il torero. Giro d’affari delle corride in Spagna: 300 milioni di euro l’anno. Dalla vendita della carne degli animali morti nelle arene si guadagnano circa 3 milioni di euro l’anno. In un anno vengono uccisi tremila tori. Dei 125 toreri più famosi in 400 anni di storia della corrida, 42 sono morti nell’arena. Non è il colore rosso a istigare il toro, ma l’agitarsi della muleta, oltre alle ferite provocate da picador e banderilleros. Per indossare il suo vestito (traje de luces), il torero necessita dell’aiuto del mozo de espadas (una sorta di maggiordomo): il cappello nero, tondo, allargato sui lati, si chiama montera. Il corbatin è la piccola cravatta nera o rossa. La chaquetilla è la giacca incrostata di paillettes e decorazioni oro e argento, corta e rigida, aperta sul giromanica. La taleguilla sono i pantaloni attillati trattenuti da bretelle. Le calze sono di due tipi: dal ginocchio in giù sono bianche in cotone, mentre quelle che vanno sotto il pantalone sono in seta rosate. Scarpe basse, nere, decorate con un piccolo fiocco. Pantaloni, giacca e gilet sono dello stesso colore e adornati con decorazioni, alamari e paillettes in oro per i matadores, in argento per i subalterni. I colori variano a discrezione del torero: i più comuni sono il rosso granato, il nazareno (porpora), il purísima (un azzurro chiaro), il rosa pallido, il bianco e il tabacco. In Spagna ci sono 42 scuole per diventare toreri. Ai ragazzi si insegna a colpire tra le corna un toro meccanico. Poi: lezioni di storia, di stile della corrida, di psicologia taurina. Impegno: tre ore al giorno dopo la scuola per tre o quattro volte alla settimana. Quando si diventa più bravi, iniziano le esercitazioni con i tori veri. Un torero giovane e sconosciuto deve pagarsi da solo la cuadrilla. Il torero guadagna circa 35mila euro a spettacolo. Tra le evoluzioni del torero: le chicuelinas (gli eleganti passaggi con la cappa che devono il nome al loro inventore, il matador Chicuelo) e le manoletinas (gli svolazzi della muleta dietro la schiena, introdotti da Manolete). Eva Bianchini in arte Florencia, l’italiana che, lasciata Firenze, nel 2001 (a 23 anni) esordì nell’arena di Siviglia per lasciare la carriera già nel 2006: «Diventare matador costa una fortuna. Senza contare che il mondo della corrida è molto chiuso e conservatore». Tra i tori in cattività allevati per la corrida, il branco, in astinenza forzata, elegge sempre un toro gay, dal carattere docile, pronto a soddisfare gli istinti di tutti. L’allevatore don Domenecq: «L’omosessualità del toro non influisce affatto sulla sua combattività». Secondo gli animalisti, prima di entrare nell’arena il toro viene tenuto al buio e percosso sulle reni con sacchi di sabbia per fiaccarne la resistenza. Gli vengono iniettate purghe per indebolirlo, gli viene sparsa trementina sulle zampe per impedirgli di star fermo e vaselina sugli occhi per annebbiargli la vista, gli viene infilata stoppia nelle narici e nella gola per farlo respirare male. Lo scorso anno alla plaza de toros di Las Ventas, a Madrid, una corrida è stata interrotta per mancanza di toreri: in tre sono stati infilzati da due tori. Nel 2014 è morto di vecchiaia il toro Ratón, a 13 anni e mezzo. Era famoso per aver ucciso tre persone e averne ferite almeno un’altra decina. Si esibiva nelle corse per le strade e nei festival estivi della Spagna. Mantello nero a chiazze bianche, oramai soffriva di artrosi. Il suo proprietario, Gregorio de Jesus (che lo affittava a circa 10mila euro), lo ha fatto imbalsamare. «A Parigi non ci sono corride? E cosa si fa allora di domenica?» (il torero Rafael El Gallo). «Immaginate che le tele di un pittore scomparissero con lui e i libri di uno scrittore venissero automaticamente distrutti alla sua morte ed esistessero soltanto nella memoria di coloro che li avevano letti. Questo è quanto avviene nella corrida» (Ernest Hemingway, Morte nel pomeriggio).