il Fatto Quotidiano, 25 marzo 2015
Quei 235 cambi di casacca in meno di due anni. Per la precisione sono 185 i parlamentari che hanno lasciato il gruppo politico, ma in alcuni casi hanno collezionato più di un cambio, come Luigi Compagna che è passato tra Gal e Ncd 5 volte in 15 giorni. Ma il record spetta a Dorina Binchi
Per definirli ha rievocato l’antico parallelo con la pastorizia: i “transumanti”. Li chiama così Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto alla Camera, ovvero in quotidiano contatto con il sismografo del pascolo della politica. Per capire di che parliamo, vale la pena cominciare da una storia già nota agli appassionati del genere. È quella di Dorina Bianchi, 49 anni, medico radiologo all’ospedale di Cosenza, negli ultimi tre lustri prestato alla politica. In questi 15 anni, Dorina Bianchi è riuscita nell’impresa di cambiare sei gruppi parlamentari: dalla destra alla sinistra dell’emiciclo, andata e ritorno.
Ripercorriamola velocemente: nel 2001 viene eletta per la Casa delle libertà, nel 2005 passa alla Margherita, alle elezioni del 2006 torna in Parlamento con Rutelli e viene ricandidata nelle file del Pd nel 2008. L’anno dopo, però, confessa la sua “delusione”: tra i democratici “lo spazio per una presenza identitaria dei moderati cattolici si è ridotto al lumicino”. Così, dopo aver creato il panico su testamento biologico, pillola del giorno dopo e altre eticità, torna nell’Udc, che la candida sindaco di Crotone alle amministrative del 2011. Sul palco della città calabrese, però, Berlusconi, accorso per sostenere la sua campagna elettorale, va giù pesante contro Casini. Lei non dice nulla in difesa del segretario del suo partito, salvo poi comunicare alle agenzie una straordinaria notizia: “Ho preso la decisione di aderire al Gruppo del Pdl”. Le elezioni arriveranno da lì a due anni. A Palazzo Grazioli non si sono dimenticati di lei, lei ricambia di lì a poco: sale sul carro dell’Ncd, dove ancora siede, almeno fino a ieri sera quando questo giornale andava in stampa.
Come lei, di transumanti in Parlamento, in questa diciassettesima legislatura, ce ne sono a centinaia. Per la precisione 185 che, come la Bianchi, in alcuni casi hanno collezionato più di un cambio, per un totale di 235 spostamenti da un gruppo all’altro. Li ha contati l’associazione Openpolis, mettendo a paragone questi dati con quelli della legislatura precedente. Allora si toccò quota 261, ma nel corso di cinque anni.
Nell’ultimo biennio, quello che va dalle elezioni del 2013 a oggi, praticamente quel numero lo abbiamo eguagliato e superato nella metà del tempo: dal 2008 al 2013 la media era di 4,5 cambi al mese. Poi è schizzata a 10,2. Molto è dovuto ai 58 parlamentari che hanno abbandonato Berlusconi per seguire Alfano nel governi Letta e Renzi. Poi c’è una discreta pattuglia di Sel che ha lasciato il partito di Vendola per entrare nel Pd: 11 in tutto, il più noto dei quali è Gennaro Migliore. E ancora la fuga (o la cacciata) dai Cinque Stelle: 35 addii, equamente distribuiti tra Camera e Senato. Tra tutti, il caso più sorprendente è quello di Fabiola Anitori che è riuscita a passare con disinvoltura da Beppe Grillo ad Angelino Alfano. Infine la diaspora di Scelta Civica, spappolata in vari gruppi (molti se ne andarono nei Popolari per l’Italia con Mario Mauro) che ormai contano pochi sopravvissuti (lo stesso Mauro oggi è in Gal). Ci sono anche casi bizzarri come quello di Luigi Compagna, inspiegabilmente transumato tra Gal e Ncd per cinque volte in due settimane: il 14 novembre 2013 lascia Gal per il partito di Alfano, se ne va il 19 e il giorno dopo rientra in Gal. Lo riabbandona il 1° dicembre per approdare definitivamente il 2 ancora nel Ncd.
Dicevamo che dal sismografo del gruppo Misto, l’onorevole Pisicchio si è fatto una cultura. E lui – sei legislature alle spalle (due nella Dc, due con Rutelli e due con Di Pietro) – nel suo libro, appena uscito, I dilettanti si è dato anche uno spiegazione: “Il fenomeno della transumanza è scoppiato con la fine dei partiti e l’eliminazione del voto di preferenza, combinato disposto di circostanze che hanno dato il via alla lunga stagione, ancora in atto, dei partiti ‘personali’ e dell’attenuazione, fino all’annullamento totale, delle garanzie di democrazia interna. In parole povere: se il leader, che è anche quello che decide la selezione delle candidature (quindi, con le liste bloccate, anche la nomina dei parlamentari), fa strame della democrazia di partito, che strumenti ha l’opposizione interna per contrastarlo e far valere le sue ragioni?”.
Fino al ’94 il numero dei componenti del gruppo Misto era arrivato al massimo a quota 24. Nel 2001 erano diventati 94. Oggi, alla Camera, siamo a 37. “Ma – conclude Pisicchio – la legislatura non è ancora finita. Si può fare di meglio.”