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 2015  marzo 25 Mercoledì calendario

Scissioni in Forza Italia. Il deputato fittiano Gianfranco Giovanni Chiarelli ha attaccato in Aula il cerchio magico di Berlusconi. E Brunetta lo ha silurato seduta stante da capogruppo della commissione Giustizia. La decisione ha scatenato la polemica dentro il partito. Raffaele Fitto: «Cosa siamo diventati? Che situazione avvilente. Da partito liberale di massa, siamo diventati il partito dei commissariamenti, delle sostituzioni, delle epurazioni»

La rottura definitiva con Berlusconi – e dunque l’ennesimo scisma in Forza Italia – è solo questione di tempo. E l’incidente verificatosi tra le due fazioni, stavolta nel pieno di una delicata votazione in aula, è stata solo l’ultima miccia. Raffaele Fitto scalda i motori per candidarsi in Puglia contro il partito, riunisce i suoi parlamentari a Roma, la nascita di gruppi autonomi è ormai alle porte. «Ma cosa aspetta a farlo? Guardate: non vedo l’ora che lui e i suoi se ne vadano, sarà il più grande regalo che possano farci», è sbottato Silvio Berlusconi al telefono da Arcore quando Brunetta e gli altri dirigenti gli hanno raccontato nel pomeriggio quanto avvenuto a Montecitorio. Succede che Gianfranco Giovanni Chiarelli, deputato pugliese di Forza Italia (fittiano), viene incaricato di fare la dichiarazione di voto a nome del partito, da capogruppo in commissione Giustizia: si vota la riforma della prescrizione. Lui prende la parola e a sorpresa attacca a testa bassa due fedelissimi del cosiddetto “cerchio magico”, Giovanni Toti e Maria Rosaria Rossi: «Impegnano le loro giornate a fare strategie per epurazioni e per distruggere quanto Berlusconi ha fatto in questi anni. Non ho avuto modo di confrontarmi con loro – rincara Chiarelli annunciando il voto contrario di Fi – perché a loro non interessa nulla del partito. Mi scuso di questa divagazione, il mio intervento lo consegnerò alla Bergamini in modo che chi va in televisione possa dire cose sensate». Da quel momento scoppia la guerriglia interna. Jole Santelli, berlusconiana doc, prende subito le distanze in aula: «Non si scherza sulla giustizia, non la si utilizza per colpire i colleghi». Ma è solo l’inizio. Brunetta informa Arcore e ne riceve l’autorizzazione a silurare seduta stante, con semplice nota, Chiarelli dal ruolo di capogruppo in commissione. Raffaele Fitto si aggira in Transatlantico, è a Montecitorio per tenere a rapporto i suoi. Esprime solidarietà all’amico defenestrato e attacca di nuovo: «Cosa siamo diventati? Che situazione avvilente. Da partito liberale di massa, siamo diventati il partito delle censure, dei commissariamenti, delle sostituzioni, delle epurazioni». E la sua è la reazione più moderata. Al termine della riunione dei fittiani è un fuoco d’artificio. Saverio Romano: «Quante altre castronerie e gaffe politico-istituzionali può commettere il capogruppo di Fi senza pagarne le conseguenze?» Maurizio Bianconi: «Ormai siamo a metà tra l’Isis che taglia le teste e gli ultimi giorni di Salò». Daniele Capezzone: «La censura pagina triste per chi la pratica» (sottinteso Brunetta). Pietro Laffranco: «Così va quando finisce l’impero». Per lo strappo definitivo occorre ancora qualche giorno. Lunedì, a Firenze per una manifestazione politica, Bianconi confidava agli amici che «ci mancano ancora cinque o sei per dar vita al gruppo alla Camera» (dove ne occorrono venti). Al Senato (dieci) invece i numeri ci sarebbero. I big chiamati in causa replicano a muso duro. «Restiamo un partito serio – dice Giovanni Toti – nonostante qualcuno si stia impegnando a fondo per trasformarlo nell’opposto, stiamo con Brunetta». E la Bergamini: «Mai visto nulla del genere e questa storia non depone a favore di chi l’ha montata». Sia Toti che la Bergamini voleranno oggi a Berlino assieme a Tajani per incontrare i vertici Cdu.
Silvio Berlusconi invece rientrerà oggi a Roma anche per cercare di spegnere i vari incendi. Ancora in stand by l’incontro e l’accordo con Salvini e la Lega. Tanto che l’annunciato Ufficio di presidenza potrebbe ora slittare alla prossima settimana. Dal capo del Carroccio a Verona nuova mano tesa: «In Veneto, speriamo Forza Italia ci sia. Le nostre porte sono spalancate, tranne a chi governa con Renzi». Con Berlusconi si vedranno entro fine settimana. Ma l’ex Cavaliere pretende patti chiari: candidature concordate anche in Liguria e Toscana. Sarà dura. Proprio in Liguria, Salvini ha già lanciato Edoardo Rixi, in Forza Italia accarezzano ora l’idea di sostituirlo con Giovanni Toti.