la Repubblica, 25 marzo 2015
Otto minuti di paura prima di morire. Cronaca del disastro aereo dell’A320 della Germanwings che si è schiantato sulle Alpi francesi con 150 persone a bordo. Tutti morti. Le ipotesi sono tante: dal dirottamento al guasto del sistema di pressurizzazione. Di certo per ora si sa solo che nessun mayday è stato lanciato, che lunedì un portello del carrello era mal funzionante e che la scatola nera è stata ritrovata
«L’aereo è passato sopra alla mia testa, era vicino. Ho alzato lo sguardo. Non capita mai di vedere un aereo grande così basso nelle nostre valli». Sébastien ricorda di aver avvistato un velivolo «bianco con la coda arancione» a bassa altitudine, mille metri, forse anche meno. «Sembrava planare, ma ho capito che non sarebbe andato lontano. Aveva davanti una montagna», racconta l’abitante di Le Vernet, paesino di 150 abitanti nell’Alta Provenza. Nella sua apparentemente lenta, ma fatale discesa l’Airbus 320 di Germanwings si è trovato di fronte al Mont de l’Estrop. Una montagna di quasi tremila metri. L’A320 si è schiantato esattamente a metà della parete rocciosa delle Alpi.
Ora intorno all’Estrop c’è una polvere di detriti bianchi. Un fazzoletto di due ettari su cui è calata un’improvvisa nevicata di lutto e tragedia, laddove la neve si era sciolta già da qualche settimana. Dell’A320 non è rimasto niente. Uno scenario di desolazione che ha fatto dire a François Hollande, appena un’ora dopo il disastro aereo, che non c’erano speranze di trovare superstiti tra le 150 persone a bordo: 144 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio. Una tragedia nel cuore dell’Europa. Tra le vittime ci sono 67 tedeschi, 45 spagnoli, due australiani, un belga, una danese e un numero ancora imprecisato di turchi. I soccorritori hanno raggiunto subito in elicottero la zona impervia, che non ha collegamenti stradali. Ma si sono dovuti arrendere. «Lo schianto è stato violentissimo. I detriti non sono più grandi di un metro», racconta il capo dei pompieri, Frédéric Petitjean, uno dei primi ad arrivare sul posto. Il deputato Christophe Castaner, ha sorvolato la zona insieme al ministro dell’Interno, Bernard Cazeneuve. «È orribile, orribile – ripete – abbiamo visto solo rottami di carlinga e pezzi di corpi. Un’immagine spaventosa in questo paesaggio selvaggio e incontaminato».
Il volo 4U 9525 di Germanwings, la compagnia low cost di Lufthansa, è decollato alle 10 dall’aeroporto di Barcellona con arrivo previsto a Düsseldorf alle 11.55. Qualche ora prima, aveva fatto il tragitto inverso: era partito alle 7.01 dalla città tedesca ed era atterrato nella capitale catalana poco prima delle nove. Dopo il decollo, l’aereo ha sorvolato il mare prendendo quota e arrivando ai regolari 30mila piedi di quota alle 10.17, poi 38mila alle 10.27, al largo di Tolone, nel sud della Francia. La velocità era regolare: 470 nodi (870 km l’ora). Improvvisamente i controllori di volo francesi perdono il contatto radio con l’equipaggio. Alle 10.47, dopo otto minuti di incomprensibile silenzio, la Direction générale de l’aviation civile, DGAC, lancia un “mayday” anche perché nel frattempo l’A320 scende inspiegabilmente da 38 mila piedi a soli 6mila piedi. Alle 10.53 i sistemi radar perdono le tracce del volo 4U 9525. Scatta l’allerta antiterrorismo. Un caccia militare si dirige nella zona, insieme a un elicottero della gendarmerie. Trovano solo una pioggia di detriti a terra.
Cos’è successo tra le 10.30, quando s’interrompono le comunicazioni con l’A320, e l’impatto fatale sul Mont Estrop? Perché l’equipaggio non ha lanciato un mayday? Se c’è stato un guasto o una perdita di pressurizzazione perché i piloti non hanno cercato aiuto, avendo vicino diversi aeroporti in cui avrebbero potuto tentare un atterraggio d’emergenza? Il pilota del volo aveva 10 anni di esperienza e 6mila ore di volo alle spalle. L’aereo della Germanwings era vecchio di 24 anni, ma era stato completamente revisionato due anni fa. Proprio lunedì era stato diverse ore fermo a Düsseldorf per un problema al portello anteriore del carrello: un guasto che non sembra poter provocare un incidente di queste proporzioni.
I dati di volo sono incomprensibili agli esperti francesi che li hanno analizzati: la discesa è costante ma controllata, come se l’aereo procedesse con pilota automatico. Non c’è stato neppure cambio di rotta: un dettaglio che avrebbe confermato un guasto importante a bordo. In caso di perdita di pressurizzazione, la procedura prevede di comunicare subito a terra. Invece, silenzio per otto, interminabili minuti, fin quando l’aereo si infrange contro la parete della montagna. «In questa fase – ha detto Heike Birlenbach, vice presidente di Lufthansa – consideriamo che si sia trattato di un incidente. Qualsiasi altra ipotesi è pura speculazione». Non c’è stato uno stallo brutale, in cui l’aereo precipita velocemente, com’è accaduto con l’AF447 tra Rio e Parigi nel 2009.
«Dai primi elementi, sembra non si tratti di un attentato terroristico», hanno dichiarato alla Casa Bianca. Ma il governo francese si mostra più prudente. «Nessuna ipotesi è da scartare», ha detto Manuel Valls. «Non possiamo privilegiare nessuna tesi», ha confermato anche Brice Robin, procuratore di Marsiglia, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Gli esperti francesi, che escludono un attentato con esplosione, non sono altrettanto categorici nell’escludere una «presenza illecita» a bordo che spiegherebbe non soltanto l’assenza di contatti da parte dei piloti, ma anche il mancato ricorso al codice d’emergenza (7077) che in casi disperati si invia a terra tramite trasponder.
Una delle scatole nere è stata ritrovata nel pomeriggio. Dovrebbe contenere le registrazioni delle conversazioni dei piloti nel cockpit e sarà analizzata già oggi. «L’assenza di mayday lascia spazio a qualsiasi ipotesi», ribadisce Patrick Magisson, pilota e membro del Bureau d’enquetes et d’analyse (Bea), l’organo incaricato delle indagini sulle sciagure nei cieli. Magisson elenca i tanti scenari: una panne dei due motori o del rifornimento di carburante, un’esplosione dei circuiti elettronici. Ma evoca anche l’ipotesi di un fallito dirottamento o di un evento “violento” a bordo. L’inchiesta potrebbe essere lunga. «Dobbiamo esplorare ogni interrogativo per fare il nostro dovere di verità». Oltre all’esame delle scatole nere, delle varie testimonianze sul posto e dei controllori di volo, comincerà anche l’analisi dei detriti per rintracciare eventuali indizi. «Non possiamo rispondere subito a tutte le domande – conclude Magisson – anche se mi rendo conto che il tempo delle indagini è umanamente insopportabile per i familiari delle vittime». Il Mont Estrop custodisce ancora molti misteri.