
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Le Borse mondiali sono depresse, nei giorni scorsi hanno preso parecchie sberle e ieri non riuscivano a tirarsi su. Milano, Francoforte e Parigi’ 0,7, Londra -0,3. Wall Street è partita in ribasso, poi è andata sopra zero, ha infine oscillato per tutta la seduta, incerta sul da farsi. un andamento sconsolato, al quale ha cercato di opporsi Barack Obama con un discorso entusiasta, sostenendo che la crisi è alle spalle grazie alla politica del governo, adesso si tratta solo di ricreare posti di lavoro, eccetera.
• Lo dice anche Berlusconi.
Dicono bugie tutti e due. La crisi non è alle spalle, ma solamente (e parzialmente) sospesa. Siamo nella situazione dell’azienda che non avendo i soldi per pagare i dipendenti o i fornitori, se la cava momentaneamente con un prestito. Non ha risolto i suoi problemi, è chiaro: ha solo acquistato del tempo e col tempo la possibilità che le cose si risolvano in qualche modo prima che sia troppo tardi. Nel nostro caso il tempo al mondo in crisi lo hanno concesso i governi, e con grande generosità. Ma la cosa non è senza pericoli. Ieri il Wall Street Journal ha dedicato un articolo ai prossimi, possibili crack. Che riguardano infatti gli Stati.
• La Grecia, Dubai... Vero?
Vedo che ne ha sentito parlare anche lei. Aggiungerei alla lista San Marino, che sarà microscopico, però sta in casa nostra. Ieri Tremonti gli ha concesso una proroga fino al 30 giugno: ci sarà tempo fino a quella data per far rientrare i capitali evasi, cioè, come ormai si dice con neologismo orrendo, per «scudare». A quello che si sa, Delta, la finanziaria controllata dalla Cassa di Risparmio di San Marino, sarebbe rimasta letteralmente senza soldi se non ci fosse stata la proroga dello scudo. La Delta opera in Italia con 25 società che impiegano un migliaio di dipendenti. Di due di queste si sa che perdono 12 milioni e mezzo. Una se la potrebbe comprare l’Eni, l’altra Intesa. Ma né l’Eni né Intesa sembrano troppo vogliosi. Quanto alla Grecia, ieri il loro ministro delle Finanze, Papacostantinou, ha detto che non c’è rischio di fallimento, che non si aspetta nessun salvatore, il Paese ce la farà da solo, eccetera eccetera. Preparano un piano quadriennale che ci faranno conoscere a gennaio. La Grecia fa parte della Ue e quindi sarà salvata in ogni caso dal rischio- default (il modo moderno per dire fallimento) con i nostri soldi. Ieri la Germania, che non ha nessuna voglia di pagare per gli altri (la Merkel, qualche mese fa, ha garantito tutti i depositi bancari tedeschi), ha fatto sapere che «il governo di Atene dovrà prendere misure aggiuntive». C’è infine il caso Dubai, il cui elemento più preoccupante è la mancanza di informazioni. L’emiro non permette a nessuno di guardare nei suoi conti e s’è fatto prestare i soldi praticamente sulla parola. L’entità del buco cresce però ogni giorno. Ieri stavamo a una quarantina di miliardi di dollari su un indebitamento complessivo che supera i cento miliardi.
• Vabbè, capisco che sono brutte storie. Però potrebbe trattarsi di focolai isolati, residui di una malattia che è comunque passata?
Potrebbe essere così. E potrebbe pure non essere così. Il governatore della banca d’Italia, Mario Draghi, s’è lasciato intervistare dal Wall Street Journal e ha detto cose abbastanza tremende. Ha ricordato che la grande liquidità messa in circolazione dagli Stati obbligherà prima o poi ad alzare i tassi d’interesse. Non si può fare adesso, con i dati dell’occupazione così negativi. Ma un giorno accadrà e per i debitori (gli Stati e le banche) sarà un brutto momento. «Se si considera che i debiti bancari sono dell’ordine di trilioni, ai quali bisogna aggiungere il debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un rischio per il debito sovrano». Parliamo per esempio del debito inglese, che potrebbe essere declassato prima del 2013. Una misura che, secondo gli analisti, obbligherebbe il Regno Unito ad abbandonare la sterlina e adottare l’euro. Draghi ha anche sottolineato che «ci sono quattro trilioni di dollari di debito privato di bassa qualità garantito da proprietà edilizia, che è un assett soggetto a perdite di valore, destinati a venire a maturazione nei prossimi cinque anni ». un debito che i soggetti interessati saranno in grado di rimborsare? E per quanto tempo gli istituti di credito potranno taroccare i loro bilanci rinunciando a svalutare quello che c’è da svalutare?
• Che diamine sono i trilioni?
Milioni di miliardi.
• L’Italia?
Alla fine, è quella che sta meglio di tutti. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 10/12/2009]
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