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 2009  dicembre 10 Giovedì calendario

"Il Duce mi amava a morsi e carezze". Amante focoso, animalesco. Che morde e ulula durante gli amplessi

"Il Duce mi amava a morsi e carezze". Amante focoso, animalesco. Che morde e ulula durante gli amplessi. Vanesio al punto da chiedere continuamente conferma alla sua amante circa la sua prestanza fisica. Così ingenuamente bugiardo da contraddirsi sui suoi incontri con le altre e così maschilista da sentirsi offeso, lui che di donne ne ha avute centinaia, per un inesistente tradimento di sua moglie con un dipendente. il Benito Mussolini inedito e privato che viene fuori dai diari di Claretta Petacci, ultima e più importante amante del duce, quella che condivise con lui il destino finale, pubblicati per la prima volta nel volume Mussolini segreto (Rizzoli, 521 pagine, 21 euro) a cura del giornalista Mauro Suttora. Che racconta: «Mi sono imbattuto per caso nella vicenda dei diari. Nel 2003 andai a intervistare Ferdinando Petacci, il nipote di Claretta, a Phoenix, dove vive. Lui mi parlò di queste carte chiuse negli archivi di Stato. Dovevano passare 70 anni prima di poterle leggere. Abbiamo aspettato e poi visionato e trascritto quelle pagine che non sono più coperte da segreto, e cioè quelle che arrivano fino al 1938. Il risultato? Sorprendente». Continua Suttora: «Claretta era una grafomane, annotava tutto, conversazioni e sfoghi, descriveva gli amplessi, trascriveva le telefonate e le conversazioni. Amava Mussolini in modo ossessivo, e ottenne che lui la chiamasse almeno 12 volte al giorno». Dal 1936, anno in cui lei diventa l’amante di Benito, tutto ruota intorno a lui: trascorre le giornate chiusa nell’appartamentino di Palazzo Venezia, aspettando le sue telefonate o il permesso di raggiungerlo in ufficio. Nel frattempo legge, suona il piano e scrive. Il duce era un traditore nato, ma guai a tradire lui. Il solo dubbio che la moglie gli sia stata infedele, per esempio, lo fa imbufalire. Il rivale va al confino Lo racconta alla Petacci il 25 ottobre 1937 e lei ne riporta il discorso diretto: «Mia moglie non può ricordare gli anni dal ’23 al ’27 senza arrossire di vergogna». Colpa di un tizio di cui la Petacci trascrive male il nome: Corrado Valori. In realtà si chiamava Varoli, era amministratore di Villa Carpena a Forlì «Un giorno, un bambino fece il suo nome a tavola e mia moglie diventò rossa in un modo tale che imbarazzò tutti», ricorda Mussolini. «Io sapevo, ma non ci potevo credere. Poi, entrando nel suo boudoir, trovai profumi, cosmetici, tinture... Tutta una raffinatezza che non si era mai sognata. Perché Rachele era una contadina sempliciona e rozza». Per colpa di semplici sospetti il povero Varoli sarà spedito al confino nel 1938. Il tradimento brucia a Mussolini non per gelosia, ma per orgoglio: «Rachele può essere indifferente quanto vuole, ma non farmi becco», confida all’amante. «Perché è indifferente anche quando la prendo, sai, quelle sette otto volte l’anno. Non prova più nulla per me». Sì crede un gigante Il rapporto con Claretta, invece, è carnale più che mai: «Sono preso dalla tua carne, sono ormai schiavo della tua carne. Tremo nel dirlo, ho la febbre del tuo corpicino delizioso che voglio baciare tutto. Tu devi adorare il mio corpo, io sono il tuo gigante». E ancora: «Inginocchiati di fronte al tuo gigante». Cosa che proprio non era, col suo metro e sessantasette di altezza. Forse si riferiva alla "potenza" della sua virilità, quando le diceva: «Vorrei devastarti, farti male. Perchè il mio amore si manifesta con questa violenza? Sono un animale selvaggio... Eppure ti amo con immensa tenerezza». Claretta conferma: «Facciamo l’amore con tanta forza che mi morde una spalla fino a lasciare il segno dei denti. Poi è mortificato, siede sul letto: "Amore, che ti ho fatto? Guarda che segno. Un giorno o l’altro ti porto via una spalla"». Playboy per dovere La morbosità di Claretta salta fuori quando pretende di sapere tutto sulle altre donne. gli fa scenate di gelosia ed esige descrizioni minuziose dei rapporti che ha con le altre. DI Rachele non le importa, ma s’infuria per Romilda Ruspi, un’ex amante con cui lui ricasca, ogni tanto. Claretta lo scopre perchè, quando lo mette alle strette, alla fine lui ammette minimizzando: «Guarda, mi è costata anche fatica, credimi». O come quando confessa di averlo fatto, «per soli 24 minuti» con Alice De Fonseca Pallottelli, altra ex frequentatrice di Palazzo Venezia, «che, capirai, è una donna passata d’età...». La Petacci si fa raccontare persino, come li chiama lei, i "lavori" che gli fanno le amanti. Come Giulia Brambilla Carminati. «Mi si offrono? Che devo fare?», si lamenta lui con Claretta.