Fabio Pozzo, La stampa 10/12/2009, 10 dicembre 2009
La bufera del debito scuote la Grecia ”Sovranità a rischio”- Non bastava la Grecia. Adesso anche per la Spagna risuona il campanello d’allarme
La bufera del debito scuote la Grecia ”Sovranità a rischio”- Non bastava la Grecia. Adesso anche per la Spagna risuona il campanello d’allarme. Sotto la lente c’è la deriva dei conti pubblici, che ha portato le agenzie di rating a rivedere in negativo il loro giudizio. Ieri è toccato a Madrid. Standard & Poor’s, pur confermando il rating sovrano di «AA+», ha rivisto l’outlook del Paese iberico da stabile a negativo, alla luce del «pronunciato e persistente deterioramento» delle finanze pubbliche e di un «più lungo periodo di crisi economica rispetto a quello previsto». L’effetto è stato immediato: la Borsa di Madrid ha chiuso a -2,27% e i titoli di Stato emessi dalla Spagna sono precipitati. Nel contempo, i «credit default swaps», gli strumenti che assicurano contro il rischio di insolvenza degli emittenti di obbligazioni, sono schizzati in alto: i «Cds» sul debito del Paese hanno toccato i massimi da giugno salendo di 5 punti base a 94 punti e il rendimento sui titoli di Stato a dieci anni è aumentato di 8 punti al 3,81%. Il premier Josè Luis Zapatero si è detto sorpreso del declassamento, che non condivide, e fonti governative si sono affrettate a gettare acqua sul fuoco: «Per la Spagna non c’è motivo di preoccupazione». Di tono diverso la voce di Atene. «La Grecia si trova nel reparto di cure intensive» e la crisi finanziaria ne minaccia «la sovranità, per la prima volta dal 1974», da quando il Paese tornò alla democrazia, ha ammesso ieri il premier Giorgio Papandreou. Che però assicura: «Il governo è pronto a fare tutto il necessario per riacquistare credibilità». E cioè, «porre sotto controllo l’enorme deficit, consolidare le finanze pubbliche e promuovere lo sviluppo». L’allarme Grecia era scattato lunedì, con la decisione di S&P e Moody’s di mettere sotto osservazione con implicazione negative il rating del Paese. Poi è deflagrato con il declassamento da parte di Fitch, che ha portato il rating sovrano da «A-» a «BBB+», con un outlook negativo. Ieri, un’altra scossa elettrica: la stessa agenzia ha messo sotto osservazione con implicazioni negative, cioè a rischio declassamento, tutta la finanza strutturata greca. Anche in questo caso, come avverrà da lì a poco per la Spagna, s’è innestato l’effetto «febbre». La Borsa di Atene martedì ha perso il 6%, ieri ha lasciato sul terreno il 3,96%, con i bancari in particolare sofferenza: Alpha Bank a -7,48%, National Bank of Greece a -6,59%. Sotto pressione anche i «credit default swaps», col quinquennale salito da 208 a 226,8 punti base, mentre il differenziale tra i rendimenti sui titoli decennali e il Bund tedesco ha toccato i massimi degli ultimi nove mesi, 225 punti base, per assestarsi su 250. Contro i 138 punti di un mese fa. L’Europa, naturalmente, guarda con preoccupazione ai due fronti d’allarme, e soprattuto a quello greco. Eurogruppo e Commissione europea dicono di non credere alla possibilità di una bancarotta di Atene, ma fanno gli scongiuri. Il conto alla rovescia, del resto, è partito: col taglio del rating da parte di Fitch, tra 13 mesi i titoli di Stato ellenici non saranno più accettati a garanzia sui prestiti dalla Bce. Un fallito collocamento (l’offerta per il 2010 sarà di 47 miliardi di euro), potrebbe portare ad altri declassamenti. Si teme l’effetto a catena, trascinato dalle esposizioni delle banche di altri Stati, Italia inclusa. Ci si interroga su che cosa può fare ora l’Ue, legata a un trattato che nel limita gli strumenti d’intervento. Il commissario agli Affari economici Joaquin Almunia ha offerto comunque «l’ombrello europeo» al governo di Atene, il quale, però, dice «no grazie» e fa sapere, attraverso il ministro delle Finanze George Papaconstantinou, che «conta sulle proprie forze». «Non c’è rischio di default», assicura il ministro, che rimanda a un piano di risanamento a medio termine che sarà illustrato a breve e presentato a gennaio a Bruxelles. Dove è stato ritoccato il rapporto deficit/pil 2009, al 12,7% rispetto al 5,5% annunciato dal precedente governo. Nel frattempo, le Borse europee incassano i nuovi colpi: ieri il terzo ribasso consecutivo per tutte le piazze (Milano -0,75%). Male l’Asia, Wall Street recupera nel finale e chiude in positivo (Dj +0,50%). L’euro tiene, nonostante tutto, sul dollaro.