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 2009  dicembre 10 Giovedì calendario

Mattoni e acqua tagliata Il metodo anti-morosi ZINGONIA (Bergamo) – Inquili­no: «Non potete chiedermi tutti quei soldi: non ce li ho! E poi non voglio pagare anche per i clandestini»

Mattoni e acqua tagliata Il metodo anti-morosi ZINGONIA (Bergamo) – Inquili­no: «Non potete chiedermi tutti quei soldi: non ce li ho! E poi non voglio pagare anche per i clandestini». Sinda­co: «Parli tu, che hai affittato il tuo ap­partamento a tre viados...». Inquilino: «Ma quelli erano gli unici a darmi i sol­di puntualmente!». Dialogo riprodot­to fedelmente alla sillaba e che dice a quale distanza siderale si trovino la leg­ge e Zingonia, il villaggio sorto come quartiere modello negli anni ”60 e oggi ridotto a banlieu e popolata quasi total­mente da immigrati, il 30% dei quali senza permesso. A Zingonia è scoppiata una «guerra dell’acqua», sfociata ora in drastici provvedimenti: stanca di aspettare il saldo di bollette non pagate che dal 2005 a oggi hanno toccato la cifra di 397mila euro, la Bas, l’azienda pubbli­ca che gestisce gran parte degli acque­dotti a Bergamo e dintorni, una setti­mana fa ha sospeso l’erogazione del­l’acqua nelle sei «torri» che compongo­no il quartiere di Zingonia. In più Enea Bagini, sindaco di Ciserano (del cui ter­ritorio fa parte Zingonia), ha emesso un’ordinanza in base alla quale tutti gli appartamenti ufficialmente sfitti (ma che sono terreno di caccia dei clandestini) verranno svuotati e mura­ti. Grazie a una complessa trattativa i rubinetti hanno ripreso a funzionare in cinque delle sei torri, ma si tratta di una tregua di una decina di giorni. I muratori incaricati dal comune sono entrati in azione invece ieri mattina e la loro opera durerà ancora per un po’: dei 210 alloggi di Zingonia si prevede­va di doverne sigillare 59; dopo un nuovo controllo la cifra è salita a 80. Questo è un ghetto paragonabile a Scampia, al Corviale (il «serpentone» sorto negli anni ”70 alla periferia di Ro­ma), a quelle sacche di emarginazione dove la legge è sfrattata da tempo. Per ottenere ascolto su una questione mi­nima come il pagamento delle bollette dell’acqua il sindaco si è dovuto pre­sentare a Zingonia indossando la fa­scia tricolore: «E’ stato l’unico sistema per far capire il senso dell’autorità – spiega Bagini, eletto in una giunta di area di centrosinistra – e anche la de­cisione di murare gli alloggi ha un si­gnificato essenziale: riportare la legali­tà a Zingonia». Ieri mattina non sono mancati i bat­tibecchi davanti ai palazzoni ma alla fi­ne la battaglia contro la morosità qual­che risultato l’ha ottenuto: trovatisi con le tubature all’asciutto i «capi ca­sa » (ogni torre ne ha nominato uno) hanno fatto il giro delle famiglie raci­molando una piccola parte del debito. Janane Lahoussine, responsabile del condominio Athena 2, ha raggranella­to 2.500 euro, ma il suo palazzo ne de­ve alla Bas oltre 60mila. «La buona vo­lontà ce la mettiamo – dice Janane’ ma nessuno qui vuole mettere i soldi anche per inquilini che se ne sono an­dati da anni. Qui molti non hanno la­voro e quando bussiamo per chiedere il pagamento del dovuto nemmeno ci aprono » . La presenza di clandestini ha indub­biamente il suo peso nell’accrescere la morosità; aggiungeteci che a Zingonia esiste un solo contatore per palazzo co­sì che è impossibile calcolare il consu­mo di ogni singola famiglia. In più la rete, priva di manutenzione da anni, ha perdite enormi che contribuiscono a far raggiungere al debito l’astrono­mica cifra di 397mila euro. Una so­glia che famiglie di operai senega­lesi, manovali marocchini o colf ecuadoriane non raggiungeran­no mai. «E poi, ditemi se in Italia è possibile privare dell’acqua centinaia di famiglie con bambi­ni » si lamenta Mohamed Lima­ne, inquilino senegalese. Nonostante ciò per il sindaco Bagini questa è una battaglia senza ritorno: «Dare la colpa agli inquilini degli anni passati è una scusa; molte di queste famiglie non hanno pagato nemmeno le bollette del 2009. So­spendere l’erogazione dell’acqua, chiudere gli alloggi dei clandestini so­no un segnale preciso. Ora abbiamo dieci giorni davanti: se le famiglie pre­senteranno un piano di rientro del lo­ro debito credibile, bene; altrimenti l’acqua potabile verrà tolta di nuovo. Il comune non interverrà a saldare i debiti altrui; altrimenti cosa dico a tut­ti gli altri cittadini che pagano regolar­mente?».