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 2009  dicembre 10 Giovedì calendario

Giorgio T. Voglio essere interrogato sui segreti di Brenda «Io a Brenda volevo bene e voglio essere interrogato da chi indaga sulla sua morte perché voglio contribuire alle indagini

Giorgio T. Voglio essere interrogato sui segreti di Brenda «Io a Brenda volevo bene e voglio essere interrogato da chi indaga sulla sua morte perché voglio contribuire alle indagini. Non mi spiego perché non siano ancora venuti a cercarmi». Chi parla è Giorgio T., l’ex fidanzato di Brenda, che con lei ha convissuto nel 2006 e nel 2007. Lo dice lunedì 30 novembre, e sono giorni ormai che il suo lungo memoriale su Novella fa scalpore. In quelle 17 pagine di ricordi, rivelazioni, retroscena, c’erano infatti elementi nuovi su quanto, a suo dire, accadeva tra via Due Ponti e via Gradoli, a Roma, ben prima dell’affaire Marrazzo e della morte di Brenda. Tra gli elementi, c’era anche quello relativo a una telefonata fatta da Brenda a Giorgio poco prima di morire, tra le 3 e le 3 e mezzo della notte tra il 19 e 20 novembre. «Mi aspettavo che, una volta appreso che sono stato tra gli ultimi a sentire Brenda viva, gli inquirenti mi chiamassero», dice Giorgio. E invece? «Non mi ha cercato nessuno. Eppure, penso, se stanno indagando sui tabulati dei telefoni di Brenda, devono aver trovato la telefonata che m’ha fatto quella notte. Tutti sanno i numeri di Brenda, anche se lei non ha più il cellulare, è facile risalire ai tabulati, mica c’è bisogno dell’apparecchio. Del resto, è successa la stessa cosa con il telefono di Marrazzo». In che senso, scusi? «Le ho raccontato che la mia attuale fidanzata ha avuto un incontro con Piero Marrazzo, nel giugno scorso, ricorda? Ecco. Quel giorno lo trascorsero in parte a casa mia e in parte a casa di Marrazzo. Tra i vari spostamenti, ci sono state delle telefonate tra i due, sia da lui a lei che da lei a lui, alcune di svariati minuti». Lei che c’entra con queste chiamate? «Il numero che usa la mia fidanzata è intestato a me. E mi chiedo: se sei un inquirente e stai controllando i tabulati telefonici di Marrazzo per venire a capo di questa storia, trovi un numero intestato a uno che ha tre precedenti per droga e uno per rissa, non lo convochi per chiedergli spiegazioni?». Forse non le hanno ritenute rilevanti, visto che erano dello stesso giorno. «Ci sono stati anche degli sms, che la mia fidanzata ha mandato a Marrazzo nelle settimane successive. Sperava di convincerlo a tornare, era un buon cliente. E aveva dimenticato l’adattatore del caricabatterie, lei voleva restituirglielo». Quanti sms gli ha inviato? «Non so, due, tre. Poi ha smesso». Lei come si spiega che gli inquirenti non l’abbiano cercata? «Magari non hanno ritenuto opportuno sentirmi, e aspettano un secondo momento. Ma per come la penso io ’sto secondo momento è già passato». Se la chiamassero, racconterebbe qualcosa in più? «In che senso qualcosa in più?». Farebbe i nomi degli altri clienti famosi che Brenda le disse di avere? «Io ve l’ho detto anche l’altra volta: le spie non le sopporto. La spia non l’ho mai fatta. Però potrei dare qualche indicazione, accennare, buttare l’amo, dare qualche spunto per fargli trovare nuovi elementi. Le persone che sono state interrogate hanno ancora tante cose da dire, basta fare le domande giuste. Per il resto, i nomi credo siano in grado di trovarseli anche da soli. Sennò andavo io a fare il carabiniere, no?». China sostiene che lei e Brenda non siete mai stati insieme e che lei si stia inventando tutto. «Conosco China da 13 anni, so che persona è e mi aspettavo che avrebbe detto questo». Come replica? «Con i fatti. Io sto qui a dire che sono pronto a ripetere tutto davanti agli inquirenti, lei ogni volta che parla con giornali e televisioni dice una cosa diversa, si contraddice. Diceva di essere la fidanzata di Brenda, poi solo un’amica... Dica quel che sa, invece di fare questo teatrino e di buttarla in caciara. Non dico che a lei non dispiaccia per Brenda, dico solo che se le dispiace veramente per la sua amica morta, inizi a dire quel che sa». Ci sono cose che China non dice? «Tutti quelli che hanno parlato hanno omesso delle cose sui retroscena di una realtà che ancora non è venuta fuori». China, come altri, si è chiesta perché lei non vuole comparire col suo cognome. «Perché io non voglio essere trovato dai giornalisti. Ma se gli inquirenti mi cercano, gli rispondo».