Luca Veronese, Il Sole-24 Ore 10/12/2009;, 10 dicembre 2009
PEPSI TAGLIA IL CONTRATTO CON TIGER WOODS
Uscire allo scoperto, sfidare le televisioni e il pubblico. Oppure restare rintanato in casa, tapparelle abbassate, sperando che passi la bufera. Tiger Woods, forse il più grande golfista di tutti i tempi, di sicuro il più ricco tra gli sportivi di sempre, deve decidere in fretta. La faccia pulita dello sport, il sorriso gentile, il sogno americano che si avvera per lui, figlio di un afro-americano veterano del Vietnam e di una thailandese con sangue cinese e danese. Una carriera da oltre un miliardo di dollari, a soli 33 anni: un record certificato dalla classifica di Forbes lo scorso settembre.
Tutto rischia di essere spazzato via dallo scandalo. Una moglie tradita e infuriata che distrugge l’auto di famiglia picchiando sul parabrezza con la mazza da golf; due figli ancora piccoli; una suocera che non regge alla separazione della figlia, e viene soccorsa dall’ambulanza nella villa del campione in Florida. Almeno dieci amanti che ogni giorno rivelano nuovi dettagli sulle abitudini sessuali del campione.
Nei sondaggi gli americani lo hanno già condannato, per l’ipocrisia più che per la vita privata turbolenta:in pochi giorni i«favorevoli » sono scesi dall’84% al 60%, i «contrari» sono saliti dal9 al 25 per cento. La sua immagine, dall’incidente-scontro di gelosia del 27 novembre scorso, è scomparsa dagli spot di prima serata.
E Woods ieri è stato mollato dal primo sponsor: Gatorade ha deciso di interrompere la produzione di Gatorade Tiger Focus. Mettendo fine a un accordo quinquennale da 100 milioni di dollari, firmato nel 2007: poco convincente la spiegazione della divisione di PepsiCo secondo la quale la decisione era già stata presa da tempo.
Confermano la loro fiducia gli altri grandi marchi che garantiscono a Woods entrate per 110 milioni di dollari all’anno: Nike il primo fin dal 1996; Procter&Gamble con Gillette; Accenture; Tlc vision; Electronic Arts; Netjets di Warren Buffet; Tag Heuer; e At&t. Per ora.
«Gli è rimasta una sola possibilità per fermare l’emorragia. Deve farsi vedere in tv, presto, nel giro di 24 ore. Deve andare come ospite nel salotto di Oprah Win-frey, senza paura», dice Mike Paul, guru della comunicazione americana, fondatore della Mgp&Associates. Al contrario Mark Steinberg gli suggerisce di non fiatare: al manager che lo segue e lo protegge da sempre è bastata la prima uscita di Woods, quella con le scuse alla famiglia. Quasi un suicidio mediatico con le parole contrite di Woods e la promessa del "diamante Kobe" subito cancellate dai bollenti racconti di Rachel, di un paio di Jamie, di Kalika, Cori, Mindy. E di almeno altre quattro ragazze, compresa la pornostar Holly, biondissima star del film "My first sex teacher".
Mentre la moglie, l’ex modella svedese Elin Nordegren, lo lascia, rinunciando a 55 milioni di accordo matrimoniale, i social network si riempiono di ragazze che fanno il tifo per il loro Tiger. Alla fine sarà forse il business stesso a redimerlo, per necessità, come ha spiegato il rivale nel golf, John Daly: «Abbiamo bisogno di lui. Tiger è il maggiore asset del tour, un patrimonio fondamentale per tutto il movimento del golf mondiale. Non possiamo rinunciare a lui».