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 2009  dicembre 10 Giovedì calendario

Una testimonianza e molti retroscena Brenda puntò un coltello alla gola di Marrazzo «Marrazzo mi raccontò di una trans che gli aveva puntato il coltello alla gola, estorcendoli 30 mila euro»

Una testimonianza e molti retroscena Brenda puntò un coltello alla gola di Marrazzo «Marrazzo mi raccontò di una trans che gli aveva puntato il coltello alla gola, estorcendoli 30 mila euro». Savannah, chiamiamola così, è una trans dai bei lineamenti e dai modi gentili. Preferisce non mostrare il suo volto e non essere pubblicata con il suo vero nome. Ha i suoi motivi per non diventare una di quelle trans in cerca di visibilità che in queste settimane parlano su tutti i giornali e le Tv. Lei non vuole i riflettori, vuole solo che dall’inchiesta sulla morte di Brenda venga fuori la verità. A due settimane da quel 20 novembre, quando Wendell Mendes Paes, in arte Brenda, una delle transessuali coinvolte nel caso Marrazzo, è stata trovata cadavere nei suoi 18 metri quadrati di via Due ponti, sono successe tante cose. Gli inquirenti passano al setaccio gli oltre 130 gigabyte di documenti recuperati dal Pc ritrovato sul lavello del suo cucinino, in cerca di video, foto e materiali utili all’indagine sul presunto giro di ricatti ai clienti delle trans della Cassia. La mamma di Brenda, Azenete Rodriguez Mendes, è finalmente riuscita a volare dal Brasile a Roma con sua sorella Edina, per salutare Deu, come lei chiama quel suo figlio divenuto figlia in Italia. Nel giorno in cui Brenda avrebbe compiuto 32 anni, il 28 novembre, Azenete le ha portato una carezza e ha deposto un mazzo di fiori bianchi davanti all’ingresso del tugurio di via Due ponti in cui è morta. Le trans del quartiere, dal canto loro, lamentano un calo vertiginoso degli affari, abbandonate da clienti terrorizzati dall’idea di essere (o essere stati) filmati durante incontri mercenari, ma intimoriti anche dalla quantità di giornalisti e fotografi che stazionano da un mese in zona: «Appena ti si avvicina un cliente, si accende qualche riflettore o si avvicina uno con un microfono. Li fanno scappare», ci dice Savannah. In questi giorni, ogni trasmissione tv ha avuto la sua quota di trans amiche o nemiche di Brenda pronte a far dichiarazioni e lanciare accuse. A Porta a porta, China, amica della trans morta, arrestata il 1° dicembre per violazione del decreto di espulsione, ha anche accusato Natalì di aver ordito con un’altra trans, Joyce, la trappola scattata ai danni dell’ex governatore Piero Marrazzo. E ha raccontato anche di una cifra importante che Marrazzo avrebbe consegnato a Brenda: «Una sera, Brenda mi ha chiesto di raggiungerla a casa. Quando sono arrivata, mi ha mostrato una montagna di soldi. Mi ha detto di contarli, erano 28 mila euro. E mi ha detto che duemila li aveva già spesi». Brenda le avrebbe detto che era stato Piero Marrazzo a darglieli. Difficile credere che 30 mila euro potessero essere il compenso di una prestazione sessuale. «Infatti non lo erano», ci dice ancora Savannah. Come fa a saperlo? «Ho avuto un incontro a pagamento con Piero Marrazzo». Anche lei? «Lui era affezionato a Natalì, ma sporadicamente, se lei era in Brasile per esempio, cercava anche altre, come Brenda, Michelle. Una sera trovò me. Passammo insieme molte ore, durante le quali parlammo anche molto». Di che cosa? «Di tante cose. Poi mi disse anche di un’altra trans, sulla quale mi raccontò una circostanza che mi colpì molto». Sarebbe? «Marrazzo mi disse che era andato a casa di una trans, e che le prime volte lei era stata brava con lui, ma che poi durante il loro ultimo incontro lo aveva minacciato puntandogli un coltello alla gola e dicendogli: "Adesso mi dai tutto". Lui, mi confessò, le aveva dato i 30 mila euro che aveva con sé. Quella è stata l’ultima volta che Marrazzo è stato con lei, era primavera». Trentamila in contanti? una cifra enorme, com’è possibile che portasse con sé tutti quei soldi? «Posso testimoniare che lo faceva, andava in giro con tanti soldi. Anche quando siamo stati insieme e mi ha retribuito, bene, aveva una gran quantità di contanti, forse anche più di 30 mila euro». Quindi lei gli credette. «Sì. E poco tempo dopo capii che quella trans era Brenda». E come lo capì? «La incontrai e lei si vantava di aver avuto 30 mila euro da Marrazzo, e di averli usati per rifarsi il naso e cambiarsi le protesi del seno. Mi tornò in mente quello che mi aveva raccontato Marrazzo. E tra quelle con cui lui è stato, Brenda era l’unica che, quando beveva, diventavaa capace di una cosa simile. Poi, quello stesso giorno, Brenda, vantandosi, mi fece anche vedere due foto con lui». Com’erano queste foto? «Lei e il governatore erano inquadrati dalla vita in su, non avevano nulla addosso. In una, erano guancia a guancia, abbracciati, sul letto di Brenda, quello in ferro battuto. In un’altra, erano di profilo e vicini, come se si stessero per dare un bacio». Ha visto anche il video che Brenda mostrava alle sue amiche? «No, quando l’ho incontrata lo aveva già scaricato sul suo computer». Crede che i filmini di Brenda potessero servire anche per il mercato del porno amatoriale? «No, li faceva per i ricatti. Ultimamente aveva capito che con quelli faceva più soldi. Ricattava anche le altre trans, quando si drogava o beveva non aveva limiti. A una mia amica ha sfregiato il viso con una bottiglia e lei è scappata a Riminì, per non incontrarla più. Brenda è sempre stata iraconda, ma ultimamente aveva perso la testa». Quando aveva perso la testa? «Da circa un anno, da quando Dimitri, il muratore russo con cui si era fidanzata dopo Giorgio, se n’era andato. Lui era l’unico in grado di calmarla». Oltre a Marrazzo aveva altri clienti famosi? «Almeno due, che io sappia. Ma non saprei dire se fossero politici, imprenditori o altro. Lei lavorava nella zona di Saxa Rubra, di fronte alla Rai, lì passano tutti». Che idea si è fatta della morte Brenda? «Non credo all’incidente né al fatto che possa essere stata una trans a ucciderla, come dice Natalì. Quello è stato un delitto studiato e, per come la vedo io, è collegato all’aggressione con furto di cellulare che Brenda aveva subito l’8 novembre. Del resto, da noi si dice che chi semina raccoglie». Nei salotti televisivi in cui passano al setaccio testimonianze, indizi, accuse e smentite, Vladimir Luxuria è una presenza ormai abituale. Ma diversa dalle altre, e non solo perché, pur non avendo amicizie tra le trans coinvolte nell’inchiesta, conosce bene quell’ambiente. Ma anche perché pondera parola per parola tutto quel che dice. E sembra avere le idee molto chiare su alcune situazioni. Luxuria, lei si è detta più volte convinta che Brenda sia stata uccisa. Che idea si è fatta su questa morte? «Non è giusto né cauto individuare specificatamente l’ambiente da cui può provenire la persona che è sobbalzata dalla sedia quando è venuta a sapere dello scandalo Marrazzo». Ma lei ha parlato di palazzi del potere. «L’ho fatto nel senso più ampio del termine, i palazzi del potere noti sono solo quelli della politica. Per potenti intendo tutti quei personaggi che hanno un’immagine pubblica da difendere e che l’hanno vista improvvisamente minacciata». Ma lei ce li vede, questi personaggi rispettabili, macchiarsi di un omicidio, se di omicidio si è trattato? «Qui parliamo di un ambiente, quello di via Due ponti e dintorni, in cui si uccide anche per cento euro. Magari questi sono un po’ più raffinati. Se è stata contraffatta la droga di Rino Cafasso, perché non potrebbe esser stato contraffatto il Minias di Brenda? Vedremo quando ci saranno tutti i risultati dell’autopsia». Tutto sarebbe stato innescato dalla paura dell’esistenza di altri video? «Non solo. Se per esempio negli incontri tra questi personaggi e le trans ci fosse stata anche la cocaina, il pericolo sarebbe anche quello di essersi sbottonati troppo». In che senso "sbottonati"? «La cocaina non è amica del sesso. Dà eccitazione mentale, non sessuale. Dilata molto i tempi del piacere, sempre che poi lo si raggiunga. E, in quel tempo dilatato, la persona sovraeccitata parla, si confessa e dice cose che immagina di mettere in una cassaforte. In fondo chi mai andrà da una trans brasiliana a chiedere di Tizio o Caio? Poi però scoppia il casino e quella trans se la ritrova in Tv, sui giornali, sa che ci sono cronisti e magistrati che la interrogano e teme che quello che le ha detto possa venire fuori». Cioè non erano necessari dei video per rendere pericolosa la trans Brenda? «Una cosa non esclude l’altra. Chi cerca coca e trans va sempre dalle stesse persone, perché sa che lì trova la droga. E una parola oggi, una domani ... ». Quindi? «Perché non considerare anche l’eventualità che i presunti delitti possano essere maturati nel giro dello spaccio? Potrebbe essere il famoso pesce grosso che non vuole essere individuato. Si scopre che lì circola tanta droga, da dove viene? Rino non può più dirlo, qualche trans, invece, potrebbe ancora portare al pesce grosso e magari spostare l’asse delle indagini fuori Roma, forse più a Sud». C’è qualcosa che non la convince in tutto questo? «Mi sembra che sia stata sottovalutata la portata dell’aggressione subita da Brenda l’8 novembre. Fabiola, amica di Brenda, è stata picchiata pochi giorni fa. Siamo sicuri che i due fatti non siano collegati?». Le colleghe di Brenda l’hanno mai cercata? «No. Il problema è che le trans parlano anche a vanvera, sono plateali, si contraddicono, sono in competizione tra loro. Il mix di cocaina, alcol e ormoni ti manda fuori di testa, non ti controlli». Lei ha esortato chi sa a parlare. Però si riferisce a persone che ritiene inattendibili. Come se ne esce? «Che parlino è comunque utile. Poi è vero che chiacchierano tanto. Per esempio, mi hanno raccontato una storia che sembra ridicola ma che dimostra che molti clienti non cercano solo sesso da queste trans. Gira la storia di un imprenditore, non romano, molto ambito dalle trans perché la sua richiesta era solo quella di pulire casa loro. Quindi, la sera prima, si facevano grandi cene per sporcare più piatti possibile. E mentre l’uomo puliva, parlava, di tutto, del suo lavoro, delle sue cose. Certo, i clienti raccontano i propri segreti più facilmente alle trans, custodi degli aspetti più imbarazzanti della propria personalità. Ma si immagina la disperazione di una persona dall’immagine pubblica irreprensibile all’idea che ci sia in giro un video che lo ritrae nelle vesti di colf, travestito con orecchini e rosetto?». Come andrà a finire? «Non lo so. Ma spero che i nomi coinvolti in questo assurdo criminality show escano solo se hanno rilevanza giudiziaria». La storia raccontata da Vladimir sull’imprenditore con la passione di giocare alla colf trova conferme in zona Cassia. Ed è proprio Savannah a confermarcela: «C’è un industriale molto ricco e molto famoso, che non vive a Roma, ma ha l’abitudine di andare con alcune trans della zona. alto, un metro e 75 circa, un bell’uomo, molto curato, tranquillo, educato, sulla cinquantina. Sono circa tre anni che viene, ha smesso appena è scoppiato lo scandalo Marrazzo, credo che abbia avuto paura. Noi lo chiamiamo "lo schiavetto"». Perché "schiavetto"? «Telefona un giorno prima di venire e chiede di trovare la casa sporca e in disordine. Quando arriva, si traveste da donna delle pulizie, con il grembiule e tutto, e inizia a pulire l’appartamento da cima a fondo, fa le lavatrici, stende il bucato. Prepara il pranzo». Cucina bene? «Sì, è bravo. L’ho visto due o tre volte e una ho mangiato un pranzo cucinato da lui, ma la cosa che mi ha stupito di più era un’altra». Peggio di così? «Dopo aver preparato e servito a tavola, mentre noi mangiamo, lui si mette carponi sotto il tavolo, accanto alla padrona di casa, che è la sua padrona, e mangia in un piatto, senza posate, come un cane». Sta scherzando? «No, e non lo costringiamo noi: è lui che lo chiede. Vuole anche che la sua padrona inviti le amiche, gli piace farsi vedere sottomesso». Cosa vi siete detti in quelle occasioni? «Può parlargli solo la sua padrona, che lo tratta molto male, gli dà ordini, lo insulta, ma può farlo solo lei. A lui piace che lei controlli che abbia pulito bene, e se c’è qualcosa fuori posto vuole essere sgridato e costretto a ripetere il lavoro». Ma perché? «Me lo sono chiesta anch’io. Io ho clienti che amano essere malmenati, umiliati, ma a loro serve per raggiungere il piacere, sono masochisti. Lo schiavetto, invece, non fa sesso, non viene per quello, viene solo per pulire. Fa un giorno intero da domestica, poi paga mille, millecinquecento euro, ma fa anche regali, come computer, orologi. Se sei una padrona severa, brava, lui è contento e ti fa anche regali». E la sua padrona è una sola? «Ne ha almeno due in zona, ma so che andava anche con altre. Però non le carica per strada, le cerca su Internet e prende appuntamento». Nelle occasioni in cui lo ha visto, gli sono state scattate foto? «In mia presenza, no». Ed esclude che sia stato fotografato o ripreso in altre occasioni? «No. Sono tante le trans che fanno video e poi dicono ai clienti "o continui a venire da me o lo faccio avere a tua moglie o ad altri"». Quest’uomo è mai stato con Brenda e Michelle? «Lui predilige padrone molto scure di colore, Brenda e Michelle non lo sono». Brenda e Michelle hanno mai partecipato a uno dei pranzi dello schiavetto? «Può darsi, alcune delle padrone erano amiche loro». Quella appena conclusa è stata anche la settimana degli altarini di Natalì, la trans preferita di Marrazzo, a casa della quale avvenne la famosa irruzione del 3 luglio scorso. Secondo il Corriere della Sera, tra il 2004 e il 2005, Natalì avrebbe scontato otto mesi di carcere per sfruttamento della prostituzione. Sarebbe quindi una mama, una di quelle che gestiscono l’arrivo di trans tra Brasile e Italia. A denunciarla, all’epoca fu la trans Marcella, ma Natalì sostiene di essere finita in carcere per via di un’aggressione a dei poliziotti. Comunque stiano le cose, la vicenda ha portato alla luce un altro aspetto dell’organizzazione degli affari in via Gradoli e via Due ponti: il canale attraverso il quale arrivano in Italia transessuali pronti a prostituirsi. «Quando qualcuno vuole venire qui, si mette d’accordo con una trans che ci sta già: si fa anticipare i soldi del biglietto aereo, trovare una sistemazione, un letto o un monolocale, e individuare anche una zona in cui potrà prostituirsi senza rischiare di pestare i calli ad altri», ci spiega una fonte della zona che preferisce restare anonima. Nel momento in cui le due trans, quella che è in Italia e quella che deve venirci, si accordano, stabiliscono un prezzo: «Facciamo che tra soldi del biglietto e del monolocale la mama anticipi 5 mila euro. L’accordo può essere che, una volta in Italia, la "figlia", come la chiamano, gliene restituisca 15 mila, dandole una parte di quel che guadagnerà per la strada». Sarebbe un accordo che differisce da quello tra prostituta e "sfruttatore" per un particolare: «Una volta raggiunta la cifra concordata, la figlia non ha più vincoli con la mama. Inizia a mettere da parte, manda soldi a casa, e quando ne ha abbastanza diventa mama anche lei». Insomma, l’ambiente sarebbe pieno di piccole imprenditrici del sesso a pagamento. E se si prova a chiedere chi siano, le interpellate snocciolano molti nomi divenuti familiari dopo il caso Marrazzo. In questi giorni gli inquirenti fanno le ore piccole a scartabellare tra i files recuperati dal Pc di Brenda. Cercano video con clienti che potessero servire per dei ricatti, ma dentro quel computer ci sono anche video, che raccontano chi fosse la transessuale morta il 20 novembre. Sono 73, per lo più musicali, che tracciano un identikit dei gusti di Brenda. Le piaceva sognare sulle note di Stupida e Splendida follia, della vincitrice di Amici Alessandra Amoroso, e di La Forza Mia del vincitore della scorsa edizione Marco Carta. Nella playlist della trans spiccano anche Listen di Beyoncé, i videoclip di Biagio Antonacci, di Laura Pausini, ma anche di riconosciute icone gay come Mina, Loredana Berté, Ivana Spagna. Presente anche Renato Zero, con Cercami e Magari. Brenda seguiva probabilmente anche il Festival di Sanremo: tra i suoi preferiti, Povia, con Luca era gay, e Arisa, con Sincerità. Accanto a ogni videoclip, una frase, un commento, un appunto, quasi sempre in portoghese. Ci sono poi canzoni, soprattutto brasiliane, che alludono ad amori finiti male o troppo presto, proprio come quello tra Brenda e il suo Dimitri. «Non sentirti in colpa se sto soffrendo» recita la straziante nenia Me apexionei pela pessoa errada (Mi sono innamorata della persona sbagliata), cui fanno eco Pra sempre vou te amar (Ti amerò per sempre) e Amigo distante (Amico lontano) della cantante brasiliana Cristina Mel. O come A Història de um homen que nao tinha tempo (La storia di un uomo che non ha tempo), accanto alla quale Brenda scrive, nella sua lingua madre: « un messaggio che mostra come non possiamo aspettarci che le persone più importanti della nostra vita rimangano, perché noi possiamo dimostrare loro quanto sono importanti per noi». Dalla playlíst scopriamo anche che la cantante preferita di Brenda era l’italo-belga Lara Fabian, di cui la trans pubblica anche una cover di Perdere l’amore di Massimo Ranieri, sotto la quale scrive, in portoghese: «Lara è la mia cantante preferita. Mi chiedo come una persona possa riunire talento, bellezza, bontà, intelligenza, e soprattutto tanta forza nella sua voce. Lei è un’incantatrice dell’anima. Laura, grazie grazie grazie per dividere con noi il tuo talento». Stupisce poi la presenza di video religiosi, che tradiscono la provenienza di Brenda, figlia di un pastore anglicano. E’ assim que te amo è una nenia evangelica che suona mentre scorrono immagini di Cristo benedicente e santi, proprio come nel video di Jesus è o camino (Gesù è la strada). La musica era una grande passione di Brenda, che postava anche interi frammenti delle sue canzoni preferite. Nel computer c’era poi la posta alla famiglia. Con i messaggi per la mamma che, lunedì scorso, è venuta in Italia a riprendersi il corpo di quel figlio morto ragazza. Brenda scriveva: «Questa è la donna più bella e brava del mondo».