
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
L’Italia discute di migranti con i partner europei
Scriviamo mentre a Parigi Italia, Francia e Germania discutono, insieme col commissario europeo all’immigrazione Dimitris Avramapoulos, sulla pressione dei migranti a cui s’è trovato a un tratto sottoposto il nostro Paese. Il vertice prepara una settimana ricca di appuntamenti: giovedì i ministri degli Interni si vedono informalmente a Tallin (all’Estonia è toccata la presidenza dell’Unione in questo semestre), venerdì incontro ad Amburgo per il G20. Gli italiani hanno già sconvolto, con la questione dei disperati che arrivano dall’Africa, l’agenda del summit di Berlino che s’è tenuto l’altro giorno. I profughi poi non arrivano solo dall’Africa. Alla stazione Centrale di Milano, venerdì sera, si sono affacciate di nuovo famiglie siriane e irachene, con parecchi bambini. Provenivano dai campi profughi greci e turchi. Sono un centinaio di persone, ma disgraziati così non si vedevano da un anno e mezzo, e il timore è che annuncino una qualche ulteriore invasione via terra. Il Comune e la Fondazione Progetto Arca hanno attivato un hub mobile notturno per dare loro assistenza.
• Forse, mentre quelli discutono a Parigi, bisognerà riassumere la posizione di tutti quanti. Cominciamo dall’Italia.
L’Italia ha prima annunciato, per bocca del suo ministro dell’Interno Minniti, che le navi delle ong cariche di migranti ma che non battono bandiera italiana potrebbero non essere più accolte nei nostri porti. L’idea sottintesa è: invece di sbarcare sempre i migranti da noi, portateli magari da qualche altra parte. Su questa posizione, all’apparenza forte, sono intervenute le seguenti due difficoltà: ci sono regole a cui bisogna attenersi e che rendono complicata la chiusura dei porti sic et simpliciter: forse non basterebbe nemmeno una posizione unitaria dei 27 paesi della Ue per far passare una decisione simile; sul punto si è diviso anche il governo, per esempio il ministro Delrio, di sensibilità squisitamente cattolica, s’è fatto intervistare dal Corriere della Sera e ha detto: «Nessun porto chiuso. Lo dico da responsabile della Guardia costiera e delle operazioni di soccorso ai migranti. Non stiamo rinunciando a quei princìpi di umanità che l’Italia ha messo in campo con Renzi e Gentiloni». Dopo questa frase, ieri parlando ai rappresentanti dei circoli del Pd, Renzi ne ha detta un’altra: i 20 milioni che l’Italia versa ogni anno alla Ue potrebbero restare nelle nostre casse ed essere impiegati per finanziare la soluzione del problema rifugiati. Anche qui si tratta più di parole che di fatti concreti, a meno che Renzi non intenda, con questa presa di posizione, avviare l’uscita dalla Ue alla maniera inglese (si chiamerebbe Italexit).
• E allora? Siamo alle solite? Parliamo, parliamo e combiniamo poco o niente?
I nostri stanno elaborando un piano in tre punti, di cui si comincia a discutere - crediamo - proprio stasera a Parigi. Sono al lavoro i tecnici di Difesa, Interni e Infrastrutture. Si starebbe scrivendo un nuovo regolamento, da affidare alla Guardia costiera. In questo regolamento sarebbero specificate le caratteristiche che renderebbero degne le navi ong di essere accolte nei nostri porti.
• Sa che mi sfugge il significato di questa parolina, “ong”?
È una sigla per “organizzazioni non governative”. In pratica le associazioni di volontari. Queste ong, prima di poter attraccare da noi, dovrebbero ottenere qualcosa come l’iscrizione a un albo e per ottenere questa iscrizione dovrebbero rendere note spese, finanziamenti e dotazioni di cui godono. Il sospetto (più che un sospetto) è che gli stessi mercanti di uomini abbiano costituito parecchie di queste ong, intestandole ad associazioni-schermo, per assicurarsi l’approdo sulle nostre coste. Nel 2014 gli ufficiali della nave tedesca Cap Anamur furono arrestati e processati proprio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, un gesto che non portò a niente perché poi il tribunale di Agrigento assolse tutti. È legalmente difficile condannare qualcuno che si dedica, in ogni caso, ai salvataggi in mare. Ma insomma la questione è sul tavolo.
• E gli altri due punti?
Cambiare il regolamento dei salvataggi in mare, affidandoli alla regìa di una cabina centralizzata della Guardia costiera. Questo punto però richiede un accordo internazionale perché deve essere approvato anche da Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni) e Imo (Organizzazione internazionale del mare). Ammesso che passi, richiederà del tempo. Il terzo punto è la modifica del meccanismo della redistribuzione in Europa dei richiedenti asilo, che si potrebbe raggiungere però solo modificando anche la regola di Dublino, quella per cui è il paese d’arrivo che deve farsi carico del riconoscimento e della concessione dello status di rifugiato oppure delle operazioni di impatrio.
• Gli altri che dicono?
Tutti aperti a parole, tutti chiusi quando si tratta di passare dalle parole ai fatti. Macron ha appena ribadito che bisogna accogliere solo i rifugiati propriamente detti, quelli cioè che scappano da una guerra, e rispedire a casa tutti gli altri, quelli cioè che fuggono dalla miseria. La Merkel ha promesso che ci aiuterà, ma s’è tenuta sul vago: tra poco in Germania si vota e la Kanzlerin corre per il quinto mandato. Ogni volta che si ventila l’idea di aiutare i ladri italiani, l’onesto tedesco si infuria. Prevedo che tutta questa solfa finirà con un po’ di soldi versati all’Italia perché si tenga il problema e non rompa più di tanto. Magari, anche, parecchi soldi.
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