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 2017  luglio 03 Lunedì calendario

«Le bugie ci salvano dalla vita quotidiana». Intervista a Adam Gopnik

La verità giace da qualche parte, fra le bugie e il vero, sospesa fra gli inganni. L’artista, lo scrittore, è colui che coglie i sospesi, i sussurri e le contraddizioni e ne fa opera d’arte, del resto «tutti mentiamo, lo sappiamo, e cerchiamo di non farci fregare dalle bugie altrui». Firmato Adam Gopnik, celebre scrittore statunitense ricordiamo Una casa a New York (2010), In principio era la tavola (2012) e il più recente L’invenzione dell’inverno (2016, tutti editi da Guanda) – nonché firma storica del The New Yorker dal 1986 – che sabato scorso è stato l’assoluto protagonista dalla celebre piazzetta Tragara sull’isola di Capri, al Festival della letteratura internazionale Le conversazioni ideato da Antonio Monda e Davide Azzolini, nell’ambito del ciclo degli incontri le Bugie/Lies. Stupendo il pubblico presente, Gopnik non ha letto la sua lectio magistralis, dialogando con Monda e i lettori («parlare in pubblico è come lanciarsi nel vuoto con un paracadute») e successivamente ha risposto alle nostre domande.
Mr. Gopnik, come scrittore, dove si trova il confine fra bugie e verità?
«Naturalmente dipende da che tipo di realtà si desidera raccontare, dal tipo di punto di vista che si sceglie per farlo. In un romanzo si punta sulla verosimiglianza e ciascuno trova la sua via per rispecchiare la vita vera. Ma ogni autore prova la tentazione di farsi prendere la mano e il rigore letterario ci impone di stilizzare. Ciò significa concedersi un passe-partout per un mondo tangente e per farlo bisogna assolutamente mentire». 
La stuzzica la possibilità di discettare riguardo l’arte della menzogna?
«Senza dubbio. Perché si tratta di un terreno incerto quanto affascinante. La letteratura e l’arte mentono, debbono farlo, ci conducono ad una realtà più profonda che trascende i fatti. O almeno questo è ciò che racconto ai miei familiari quando capiscono che si troveranno a leggere qualcosa che li riguarda». 
Ma quanto è lecito rubare dalla privacy domestica?
«Amo scrivere nella forma del saggio o del memoir, in cui non è necessario mentire o celare i nomi, anzi, ogni piccolo elemento conferisce valore. Tuttavia, nel caso dei miei figli tendo a proteggere la loro intimità e le loro vicende; invece su mia moglie pesa una condanna, lei non ha alcuna via di scampo poiché è la mia fonte di ispirazione, la musa assoluta per la costruzione della vita intima e privata dei miei personaggi. Spero l’abbia accettato, alla fine».
In ogni suo libro i familiari vanno a caccia di tracce e ricordi familiari?
«Beh, adesso meno. Ma nostra figlia, che legge i miei testi, pochi giorni fa mia ha detto che a suo avviso, la figura della madre nei miei racconti non è quella della propria madre biologica ma d’una tizia che le somiglia molto e che vive solo in pagina. Credo che per lei sia confortante questo scollamento fra finzione e realtà».
Tutti mentiamo?
«Chiaramente. Nella pratica quotidiana cosa significa non essere sinceri al 100%? Tendiamo a creare uno spazio bianco attorno alle piccole menzogne che ci salvano la vita ogni giorno». 
Siamo d’accordo sul fatto che tutti mentono? 
«Non solo, le bugie sono decisamente necessarie per sopravvivere in ambito sociale, come quando andiamo a cena da qualcuno e lodiamo la cena o la felicità che mostriamo quando nostra suocera passa a trovarci a casa. Ammettiamolo candidamente, se non fossimo capaci di mentire saremmo tutti soli e senza nemmeno un amico».
Mentire è sempre permesso?
«Non dico questo, anzi. Assolviamo noi stessi e le piccole bugie ma siamo duri e inflessibili verso i politici e chi detiene il potere. È accaduto per lo scandalo fra Bill Clinton e Monica Lewinsky ma è lo stesso sdegno che esploso con le fake news e la manipolazione della realtà da parte di Donald Trump (che l’autore ha soprannominato The Liar in Chief, ndr). Quando Trump è stato eletto, quella notte, ho camminato a lungo per le strade di New York con mia figlia Olivia, per rassicurarla».
Sono passati sei mesi dall’elezione di Trump.
«È una situazione tremenda, come temevamo, ma penso che poteva anche andare peggio».