il Giornale, 3 luglio 2017
«Le mie ferie come un bel film». I ricordi di Enrico Vanzina sceneggiatore di «Sapore di mare»
«Ricordo sempre quello che mi diceva un grande sceneggiatore, Leo Benvenuti: “La vita sai in fondo cos’è? Nient’altro che venti estati utili”. E aveva ragione: è in quelle estati tra i 15 e i 35 anni che si indirizza il senso della tua vita, e succedono cose e incontri decisivi, quei grandi amori che poi determineranno il tuo destino».
Parlare di vacanze con Enrico Vanzina, lo sceneggiatore che insieme al fratello regista Carlo ha dato vita ad alcune delle commedie più celebri sulle vacanze italiane nell’ultimo trentennio, ha un sapore intenso. Forse quel gusto un po’ amaro di cose perdute, da lui meravigliosamente celebrato nel film Sapore di mare, concentrato di goliardia e nostalgia. Quelle estati lì, frivole e sognanti sulla costiera toscana, lui le ha vissute davvero da ragazzo. Fino a trovare l’amore della vita. «Era il 1975», racconta, «ed ero con mio padre Steno a girare il film Il padrone e l’operaio. Allora avevo una fidanzata a Milano con la quale avevo già programmato una vacanza. Ma in quei giorni a Porto Ercole conobbi Federica, la donna che sarebbe diventata mia moglie. Appena la vidi, capii: era quella giusta. Il problema semmai era spiegarlo alla mia fidanzata. Incaricai mio padre del compito: lui la chiamò e le disse che, per ragioni di lavoro, sarei dovuto restare tutta l’estate con lui e non avrei più potuto fare la vacanza programmata. Una balla
pazzesca, degna di uno sketch dei nostri film di Natale». Quella stessa estate, ricorda Vanzina, la neo-coppietta fece tappa ad Amalfi. «Andammo in una villa formidabile con una torre saracena, dove in passato era stata ospitata anche Jacqueline Kennedy. Là trovammo Mario Scarpetta, il pronipote di Eduardo, Marco Risi, Arbore e Luciano De Crescenzo. Una compagnia teatrale improvvisata e straordinaria».
La costa tirrenica significa per Vanzina anche il ricordo del suo primo fidanzamento importante, con Paola Malorni: «Fu la mia Selvaggia del film Sapore di mare: di lei mi innamorai perdutamente, e non fu solo una storiella estiva, come quella cantata da Fred Bongusto ne La mia estate con te». Molto diverso il suo primo fidanzamento, da ragazzino, con la figlia di Marcello Mastroianni a Castiglioncello: «Non mi ricordo un primo bacio con lei, perché non ci sfiorammo neppure. Fu un fidanzamento, ma senza baci».
Alle vacanze leggere e marine, il giovane Enrico alternava villeggiature impegnate e montane, come quel viaggio a Cortina d’Ampezzo, insieme a suo padre. «Una volta ci ritrovammo all’Hotel Corona, lo stesso albergo frequentato da pittori come Sironi e Campigli. E ho in mente le passeggiate di me, bambino, con quest’ultimo. Facevo vacanze da intellettuale, non come quelle nella Cortina dei nostri film (sorride, ndr)».
Nelle estati di Vanzina c’è pure spazio per la trasgressione, per viaggi in macchina oltreconfine e oltreoceano. «La vacanza più folle la feci a 21 anni, subito dopo la laurea. Avevo deciso di regalarmi un viaggio alla Kerouac, on the road, da New York a Los Angeles. E di quel libro replicai anche gli eccessi e i casini». Non manca, nei suoi ricordi, neppure la classica vacanza-rimorchio. «A 18 anni andai con alcuni amici in Svezia e Finlandia, a caccia di qualche vichinga, che ovviamente non conquistammo. Sulla via del ritorno, a Saint-Tropez, scoprimmo però la musica soul. E così ci consolammo con Areta Franklin e James Brown dei nostri fallimenti con le donne».