la Repubblica, 3 luglio 2017
Chiamatemi Yuri, sono l’elemento 118. Intervista a Yuri Oganessian
Qual è il riconoscimento più ambito per uno scienziato o una scienziata? Facile: il premio Nobel. Vero, ma c’è un riconoscimento perfino più importante. Si chiama tecnicamente “eponimia” ed è il privilegio di dare il nome a oggetti o fenomeni naturali: il corpuscolo del Golgi, l’effetto Doppler, il morbo di Creutzfeldt- Jakob. E se il Nobel è il passaporto per la celebrità, l’eponimia è il passaporto per l’immortalità, con cui si entra nei libri di testo delle generazioni future. A maggior ragione se si entra addirittura con il proprio nome sulla tavola periodica, punto di riferimento per migliaia di studiosi e milioni di studenti.
Su centodiciotto elementi attualmente conosciuti, solo sedici scienziati hanno avuto l’onore di associare il proprio nome a un elemento. Tra questi Marie Curie, Albert Einstein, e lo stesso creatore del celebre premio, Alfred Nobel. Ma solo due scienziati hanno avuto questo onore in vita. Dal chimico americano Glenn Seaborg (scomparso nel 1999) prende nome il seaborgio, l’elemento numero 106. Dall’ottantaquattrenne fisico russo Yuri Oganessian, tuttora in attività, prende il nome l’elemento numero 118, l’ultimo scoperto fin qui, noto come oganessio (simbolo: Og).
Oganessian oggi dirige il Laboratorio Flerov al Jinr (Joint Institute for Nuclear Research) di Dubna, in Russia. Sono stati i suoi colleghi russi e americani – uniti da una collaborazione che è continuata anche durante la Guerra fredda e i periodi di maggiore tensione politica – a proporre di “dedicargli” l’elemento 118 come riconoscimento per il suo contributo alla scoperta di nuovi elementi negli scorsi decenni.
Che tipo di elemento è l’oganessio?
«È un elemento “superpesante” radioattivo che va a completare il settimo periodo della tavola periodica. Dobbiamo ancora comprendere le sue proprietà, per esempio se appartenga ai “gas nobili” oppure no. Non è facile studiarlo, perché si tratta di un elemento altamente instabile, che “dura” meno di un millisecondo; per questo riusciamo a osservarlo solo in laboratorio».
Perché è così importante scoprire questi nuovi elementi?
«La scienza dei nuovi elementi è una delle aree chiave della nostra conoscenza del mondo materiale. Un modo di validare le conoscenze accumulate nel campo della fisica nucleare è controllare le previsioni della teoria sull’esistenza di elementi superpesanti ipotetici. Fortunatamente si è dimostrato che questa previsione era corretta. Questi elementi ci consentono anche di comprendere meglio fenomeni di astrofisica, come le stelle di neutroni, in cui nuclei superpesanti, che normalmente decadono molto rapidamente, sono mantenuti stabili dall’enorme pressione».
Quali sono gli elementi che lei ha scoperto e contribuito a scoprire?
«Ah, la mia biografia è piuttosto noiosa: ho dedicato quasi tutta la vita a sintetizzare nuovi elementi e a studiare le loro proprietà. Nel 1957, quando sono entrato in questo laboratorio, l’obiettivo principale era la sintesi dell’elemento 102, poi denominato nobelium in onore di Alfred Nobel. In seguito con nuovi acceleratori furono sintetizzati e studiati gli elementi 104 e 105. Un nuovo metodo di “fusione fredda” dei nuclei rese possibile ottenere gli elementi 106 e 108. In tempi più recenti, siamo stati coinvolti nella sintesi di elementi superpesanti con numeri atomici dal 112 al 118».
Tra queste scoperte e tra questi elementi quali ritiene più significativi?
«Naturalmente siamo interessati ai nuovi elementi in sé più che al loro numero o al loro nome: sono una fonte di nuova conoscenza, di nuova fisica. Come pilastri, questi elementi misurano la nostra conoscenza sulla strada della vita. Mi ricordo bene la sintesi dell’elemento 104: in quell’esperimento si è scoperto che la fissione spontanea dei nuclei è in effetti un processo più ricco e complesso di quello che pensavamo prima. Restano indimenticabili anche gli esperimenti del Duemila, quando osservammo la formazione dell’elemento 114 e poco dopo dell’elemento 116. Diventò chiaro che questi e i risultati successivi sarebbero stati potenzialmente una prova della cosiddetta “isola della stabilità”: ovvero dell’esistenza di elementi chimici superpesanti ma al tempo stesso più stabili».
La tavola periodica di Mendeleev è stata un’intuizione straordinaria. Continuerà a essere un punto di riferimento, o con le vostre nuove scoperte dovrà essere ripensata?
«La tavola periodica fu davvero un’intuizione brillante all’epoca in cui fu proposta. Ma oggi può essere calcolata sulla base di una teoria rigorosa – l’elettrodinamica quantistica – in ogni dettaglio. Questi calcoli dovranno essere corretti man mano che ci spostiamo verso i nuovi elementi. Mi pare che la tavola degli elementi debba andare incontro a una serie di cambiamenti».
Come si sceglie il nome di un nuovo elemento?
«Una volta che gli esperti delle due unioni internazionali, i fisici della Iupap (International Union of Pure and Applied Physics) e i chimici della Iupac (International Union of Pure and Applied Chemistry) hanno verificato i risultati, agli autori della scoperta è riconosciuto il diritto di proporre un nome. Questo, tuttavia, non significa che il nome sia automaticamente accettato, perché per esempio bisogna verificare che il simbolo non causi problemi di pronuncia o di scrittura rispetto ad altri simboli e nomi. A volte per questo motivo si chiede agli autori di correggere il nome proposto».
Pensa che si dovrebbe consentire anche al grande pubblico di proporre nomi, come è avvenuto talvolta in astronomia?
«Penso che il grande pubblico abbia altre cose per la testa, e che sia meglio affidarsi alla competenza professionale. Non so esattamente come funzionino le cose in astronomia. Mi viene spontaneo notare che anche solo considerando la nostra galassia il numero delle stelle è venti volte più grande di quello delle persone sulla Terra. Ma posso immaginare il caos che succederebbe con l’intera tassonomia degli elementi, se si dovesse affidarla ai dilettanti».
Al momento in ogni caso anche gli esperti possono proporre solo nomi ispirati a figure mitologiche, luoghi, minerali, proprietà dell’elemento, scienziati. Nessuna speranza, quindi, per bizzarre proposte di denominare uno dei prossimi elementi scoperti godzillium (in omaggio al celebre mostro immaginario protagonista di numerosi film) o lemmio (in ricordo di Lemmy, leader del gruppo rock Motörhead scomparso nel 2015), per il quale sono state raccolte sul web oltre centocinquantamila firme.Parola di Yuri Oganessian, anzi dell’elemento 118.