Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  luglio 03 Lunedì calendario

La coppia di turisti fa causa al festival. Applausi con i cartelli per non fare rumore

Ogni volta che il dibattito scalda il cuore degli spettatori, loro esplodono in un entusiasmo silenziosissimo. Agitano centinaia di fogli con su scritto «Applausi», tutt’al più a qualcuno scappa una risatina di compiacimento. È stata alquanto surreale la prima serata del festival «Parole ubikate in mare» ad Albissola, Ponente ligure. Ma almeno così la quiete della piccola e bella piazza della Concordia e dei suoi residenti è salva. Soprattutto di quella coppia di vacanzieri milanesi proprietaria dell’appartamento all’ultimo piano proprio sopra il palco, di fronte alla chiesa cinquecentesca. Gli spettacoli estivi turbavano le loro serate, hanno fatto di tutto per farlo capire finché non hanno denunciato il Comune.
«Un perito del Tribunale sembra che fosse a casa loro l’anno scorso, quando avevamo ospite Federico Rampini – racconta Renata Barberis, anima del festival giunto all’ottava edizione e presentatrice di tutti gli incontri —. Durante gli applausi sarebbe stato superato il limite consentito di decibel. La causa è ancora in corso, così noi quest’anno abbiamo deciso di evitare altri problemi». Esclusa l’ipotesi di invitare personaggi che non meritassero alcuna approvazione, il «battimano scritto» è stata la trovata per rendere fragoroso il silenzio imposto.
Il sindaco di Albissola Gianluca Nasuti, che è anche avvocato, in questi anni ha provato a mediare. «Comprendo le ragioni di chi vuole godere della tranquillità del posto, dall’altro lato però nella piazza sono stati organizzati incontri culturali oppure spettacoli di teatro sempre molto apprezzati. Mica la disco beach...».
Ai coniugi lombardi, non più giovanissimi, il primo cittadino ha proposto di ridurre a un paio di sere a settimana, da fine giugno a fine agosto, gli eventi potenzialmente chiassosi, eliminando quelli musicali e lasciando solo il teatro per i bambini e appunto le conversazioni con gli autori. Pensava che fosse un’offerta di buon senso, ma loro sono stati irremovibili.
Così ieri sera, al primo appuntamento del festival organizzato dalla liberia Ubik di Savona (quest’anno dedicato alla figura di don Lorenzo Milani), ad accogliere il filosofo Diego Fusaro e il giornalista Gianluigi Paragone c’erano anche trecento cartelli a disposizione degli spettatori.
Dallo scorso anno, da quando è iniziata la causa, le finestre dei coniugi amanti della pace sembra che sia rimaste sempre chiuse. Prima però si erano fatti conoscere abbastanza. «Ho vissuto tutto l’escalation – dice ancora Renata Barberis —. Hanno iniziato tenendo la televisione a volume altissimo, con le luci spente, solo per darci fastidio. La signora a volte si è affacciata dicendo cose poco piacevoli. Non nei nostri confronti, ma durante uno spettacolo di teatro, hanno buttato anche dell’acqua. Tanto che quando è venuto da noi Paolo Hendel ci ha scherzato su, pregandoli di risparmiarlo perché era vecchio».
Stefano Milano, uno degli organizzatori della rassegna, è anche salito a casa loro provando a ragionare. Respinto senza appello. «La legge gli dà ragione – osserva – perché misura il differenziale tra il momento di massima quiete e il disturbo acustico. Certo è sconfortante». Continua Barberis: «Il nostro è un piccolo caso, ma può essere utile a lanciare un messaggio affinché le istituzioni intervengano in qualche modo. Ci sono norme troppe restrittive, ed è grave non dare la giusta attenzione a chi fa cultura». Parole condivisibili, ma per favore niente applausi.