il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2017
Donne e baffi finti: in permesso per evadere. Johnny e non solo, detenuti in fuga grazie ai benefici
Potrebbe esserci una donna dietro l’evasione di Johnny Lo Zingaro, l’ergastolano di 57 anni che venerdì mattina è uscito dal carcere di Fossano per recarsi al lavoro, si è fatto accompagnare in taxi a Genova ed è sparito nel nulla. La polizia penitenziaria sta cercando una donna dell’Est europeo, forse una romena, con la quale Giuseppe Mastini – questo il suo vero nome – negli ultimi mesi avrebbe avuto una relazione.
Ma questa è solo l’ultima, in ordine di tempo, evasione di un detenuto durante un permesso di lavoro, premio o dai domiciliari. La cronaca degli ultimi anni ne annovera parecchi, anche se – per fortuna – la maggior parte di loro ha fatto presto rientro dietro le sbarre. Il 12 dicembre 2016 è evaso dal carcere di Voghera Tommaso Biamonte, un collaboratore di giustizia calabrese che aveva ottenuto un permesso per andare a trovare la madre a Ivrea: l’hanno ritrovato il 6 gennaio in Calabria insieme con un altro detenuto. Erano fuggiti insieme. Pietro Ballarin, condannato all’ergastolo per aver violentato e ucciso, nel 1993, la 14enne Manuela Petilli e rinchiuso nel carcere di Torino, il 9 ottobre 2016 è fuggito approfittando di un permesso premio concesso per una messa in suffragio della sorella. Peccato poi scoprire che il permesso era falso. Ballarin è stato ritrovato all’inizio di quest’anno in una clinica di Milano. A luglio 2016 un rapinatore detenuto a Milano Opera è scappato durante un permesso premio e, per finanziarsi la latitanza, ha ripreso a commettere rapine: l’hanno riportato dentro dopo un mese. Nel 2015 ha passato una brutta Pasqua un genovese di 45 anni che pochi giorni prima era scappato dal carcere di Asti approfittando di un permesso premio di cinque giorni. L’hanno catturato nel centro della sua città.
Tra le evasioni da film, quella di Antonio Avitabile, un 38enne che nel luglio 2014 si era calato con le lenzuola da un ospedale napoletano: i poliziotti penitenziari lo hanno beccato davanti a un locale di Torre Annunziata con una bandana e con baffi e barba disegnati con un pennarello.
Un paio di mesi fa, invece, dopo una latitanza durata due anni, è stato catturato in Portogallo Filippo De Cristofaro, detto “il killer del catamarano” per aver ucciso nel 1988 la skipper pesarese Annarita Curina. Anche lui era evaso durante un permesso premio. Solo che non era la prima volta: nel 2007 si era già allontanato dal carcere di Opera ed era stato rintracciato un mese dopo a Utrecht, dove era andato a cercare il suo “grande amore”.
Nel 2013 ha fatto scalpore, per poi finire malissimo, la fuga da Marassi del serial killer Bartolomeo Gagliano, che – dichiarato seminfermo di mente – era in cura presso il centro di salute mentale di Genova. Un anno dopo è stato catturato a Mentone, in Francia, e accusato di evasione, sequestro di persona e rapina. Il 22 gennaio 2015, dopo la condanna a sei anni di reclusione, Gagliano si è impiccato nella sua cella.
Ci sono state, però, anche catture piuttosto buffe. Nell’agosto 2011 un 37enne forlivese è stato preso dopo che, per la quinta volta, era scappato dai domiciliari: e se una delle cinque era per portare a spasso il cane, l’ultima gli è servita per rapinare di portafogli e telefonino il suo medico di base. Oppure Max Leithner, quello del “non mi prenderanno vivo” e della richiesta di grazia via YouTube niente di meno che all’allora presidente Napolitano: dopo 37 giorni di latitanza, nel 2013 l’hanno preso vivo – e senza grazia – in una villetta della Val Pusteria.