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 2017  luglio 03 Lunedì calendario

Intervista a François Gemenne: «La cooperazione tra Paesi è impossibile. Macron teme l’opinione pubblica»

L’Italia potrà contare davvero sulla solidarietà degli altri Paesi europei in questa crisi migratoria? E soprattutto della Francia di Emmanuel Macron e della Germania di Angela Merkel? François Gemenne, specialista belga di migrazioni e ricercatore di Sciences Po a Parigi, nutre seri dubbi.
Macron vuole aiutarci? L’Italia ci spera...
«Difficile capire al momento attuale cosa voglia in questo campo. Esiste una grossa contraddizione tra la volontà che ha messo in avanti a più riprese di aiutare l’Italia e gli altri Paesi più colpiti dall’emergenza e la politica realizzata da Gérard Collomb, il suo ministro degli Interni, all’insegna del pugno duro con i migranti, soprattutto a Calais».
Cosa teme Collomb ?
«Quello che i francesi chiamano un “appel d’air”, una boccata d’ossigeno per i migranti: un’assistenza anche temporanea potrebbe spingerli a restare a Calais in maniera stanziale. E si teme la reazione negativa dell’opinione pubblica».
Alla fine quale volontà si affermerà?
«Temo quella esplicitata dal ministro. Altrimenti Macron avrebbe già ripreso Collomb, dopo le sue dichiarazioni nei giorni scorsi su una politica del muro contro muro e sul rifiuto perfino a una minima assistenza ai migranti che vagano nella zona di Calais. Se non fosse così, Macron lo avrebbe già “corretto”. E non l’ha fatto. Credo che le forze di polizia e i dirigenti degli Interni stiano mettendo in guardia il Presidente.
In che senso ?
«Se cede sulla solidarietà, anche nei confronti dell’Italia, e se, appunto, accetta di ricevere navi con i migranti a bordo, l’effetto ultimo di questa decisione potrebbe essere il ricrearsi di una nuova giungla di Calais. E questo andrebbe contro i suoi interessi. È l’ultima cosa che vogliono a Parigi».
Da parte della Germania gli italiani possono sperare qualcosa di più ?
«Non mi sembra proprio. Con le elezioni in vista e un risultato forse risicato per Merkel, i margini d’azione della cancelliera sono ridottissimi. Resterà molto prudente sulla questione».
Al di là dell’emergenza, bisognerebbe prendere qualche decisione più generale. Ad esempio revocare il regolamento di Dublino, che impone l’esame delle richieste d’asilo al primo Paese di sbarco…
«Dublino non si potrà mai applicare in maniera efficace e giusta finché le condizioni di accoglienza e di concessione dello status di rifugiato non saranno le stesse in ogni Paese della Ue. Bisogna armonizzare le politiche d’immigrazione a livello europeo: non esistono alternative possibili».
Intanto, bisogna tentare di ripartire i richiedenti asilo. Ci si è provato ma praticamente non ha funzionato…
«Perché non esiste alcuna cooperazione in Europa in questo campo e l’Italia fa bene a denunciarlo. Se ci fosse, con i flussi attuali, che sono importanti ma non eccezionali storicamente, l’emergenza si potrebbe gestire. Ma dal 2014, con il varo dell’operazione Mare Nostrum, non si è avanzati di un millimetro. Nessun Paese vuole mostrarsi solidale, perché tutti temono le ricadute elettorali o sull’opinione pubblica. Bisognerebbe mettersi in testa che ormai rappresenta un problema strutturale, al quale bisogna rispondere in maniera strutturale. Altrimenti andremo incontro a drammi umanitari a ripetizione».