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 2017  luglio 03 Lunedì calendario

Assedio al Qatar, giù la Borsa di Doha

L’ultimatum è scaduto poche ore fa, a mezzanotte in punto. Ora cosa succederà al Qatar, dopo le tredici durissime richieste di Arabia Saudita e dei suoi alleati Emirati Arabi, Bahrain ed Egitto? Il mondo è col fiato sospeso, le diplomazie di Stati Uniti, Francia, Germania, Russia e Italia, con la mediazione del Kuwait, hanno provato nelle ultime ore a evitare lo scontro finale. Ma gli sforzi sono stati vani.
E dunque che cosa succederà adesso? Un intervento militare dei sauditi contro il piccolo emirato qatarino, è, al momento, surreale e improbabile. Ma Riad, come Doha del resto, non ha fatto alcun passo indietro sull’ultimatum, giudicato «inaccettabile» dal Qatar, che oggi darà la sua risposta ufficiale. Lo scenario più probabile è quello di nuove sanzioni contro Doha, dopo il boicottaggio e il blocco a collegamenti e scambi commerciali in vigore dal 5 giugno. Riad e gli altri vogliono prendere il Qatar per sfinimento. Fino a quando non si piegherà.
Un’ipotesi potrebbe essere colpire ora i Paesi che fanno affari con l’emirato degli Al Thani, ponendo un aut-aut («o commerciate con noi o con loro»), come ha fatto capire giorni fa l’ambasciatore degli Emirati Arabi in Russia, Omar Ghobash. Un’altra soluzione per quelli che il Qatar chiama «gli aggressori» potrebbe essere l’imposizione alle banche di Arabia, Emirati, Egitto e Bahrain di ritirare tutti i depositi e i prestiti interbancari in Qatar. Ma peggio per Doha potrebbe essere la minaccia, velata, di un divieto ai cittadini di Arabia e gli altri di investire negli asset finanziari qatarini. Infine, non è esclusa una cacciata del Qatar dal Consiglio di cooperazione del Golfo, l’organismo economico e di sicurezza istituito dai paesi sunniti dell’area (Arabia e Qatar inclusi) nel 1981 dopo la Rivoluzione in Iran e la guerra tra Teheran e Iraq.
Quella dello sfinimento, del resto, è una tattica che sta già dando i primi frutti. Oltre alle conseguenze dell’embargo imposto il mese scorso dai sauditi, solo ieri la Borsa di Doha ha perso il 3 per cento e, complessivamente, quasi dodici punti dal 5 giugno. L’impero economico e finanziario del Qatar, il maggiore esportatore di gas liquido al mondo che ospita la più grande base militare degli Stati Uniti in Medio Oriente, potrebbe iniziare a vacillare.
Ma il Qatar, intanto, non cede di un millimetro ed è pronto a tutto, come ha detto il suo ministro degli Esteri Al Thani sabato a Roma. Respinge al mittente le accuse di «terrorismo» e giudica «inaccettabili» le 13 richieste dei sauditi, tra cui la chiusura della tv panaraba Al Jazeera («non lo permetteremo mai», tuona Doha), la rottura totale delle relazioni con l’Iran (con il quale c’è un legame saldo per lo sfruttamento degli immensi giacimenti di gas), la chiusura di una base militare turca (Erdogan e il Qatar sono legati dal sostegno al gruppo islamista dei Fratelli musulmani) e una sorta di commissariamento di dieci anni. Richieste pesantissime. Ieri, nel minuscolo ma potente Qatar, nelle strade sono spuntati graffiti in onore dell’emiro Al Thani, mentre i giornali parlavano di «assedio» e pubblicavano vignette raffiguranti Davide contro Golia. Il pastorello contro il gigante saudita. Chissà chi la spunterà stavolta.